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Emergenza Impresa

Creato il 10 giugno 2013 da Leone_antonino @AntoniLeone
Emergenza Impresa Intervista a Paola De Micheli, vicepresidente vicario del Gruppo Pd alla Camera, pubblicata su Sistemi e Impresa n. 5 – luglio/agosto 2013 L’Italia vive una crisi molto grave e complessa senza precedenti e la luce in fondo al tunnel della crisi non si intravede. Vuole raccontare le difficoltà  che incontrano le imprese nel contesto competitivo nazionale e globale? Siamo tutti consapevoli del fatto che l’Italia attraversa la crisi economica più profonda dalla fine della seconda guerra mondiale. I numeri sono impietosi nel 2012: il Pil è caduto del 6,9 per cento rispetto al 2007, mentre il reddito disponibile delle famiglie del 9,5. Le ragioni di questo crollo sono soprattutto legate alla domanda interna, che riflette la contrazione della spesa delle famiglie e delle imprese.  A questo si aggiungono le pessime condizioni nell’offerta di credito, sempre più restrittiva e ciecamente selettiva. La profonda recessione che coinvolge l’Italia riflette fattori esterni (quali le tensioni finanziarie sui mercati internazionali), l’azione sui conti pubblici e le debolezze strutturali del nostro sistema economico. Questi numeri drammatici rendono chiaro, quindi, come al grande sforzo di risanamento sin qui fatto debba ora necessariamente accompagnarsi l’improcrastinabile rilancio dello sviluppo del Paese. Senza una nuova stagione di sviluppo anche il faticoso risanamento rischierà di essere vanificato. Per le imprese così è una fatica avere ordini, una scalata essere pagati. Un miraggio ottenere credito per qualunque ragione. Solo lo sviluppo può rispondere al drammatico rischio di desertificazione industriale che attanaglia il nostro Paese. Quali interventi urgenti occorre prendere per sostenere la imprenditorialità nazionale e avviare la fase della crescita? La questione fondamentale è il lavoro. Bisogna innanzitutto ridurre le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neoassunti per togliere in questo modo dalla precarietà e dare certezza soprattutto alle nuove generazioni. Un importante passo è stato già compiuto fin qui dal governo Letta con il rifinanziamento di un miliardo della cassa integrazione in deroga per il 2013.
Occorre, poi, in tempi rapidi predisporre una nuova politica fiscale per la casa, che limiti gli effetti recessivi in un settore strategico come quello dell’edilizia privata.  La scelta del governo di prorogare gli incentivi per le ristrutturazioni e di innalzare al 65% i contributi per l’efficientamento energetico è un altro importante tassello per sostenere le politiche di sviluppo e di rilancio dell’economia. Si tratta, infatti, di un meccanismo automatico, rapido ed efficace per valorizzare investimenti e innovazione. Molto importanti sono anche gli incentivi per l’arredamento che concretizzano l’impegno preso dal Pd a sostegno degli imprenditori del made in Italy.
Tra gli interventi più urgenti è indispensabile, inoltre, proseguire col pagamento dello stock debito delle p.a.; rinunciare con ogni sforzo all’inasprimento dell’Iva, che deprimerebbe ancora di più i consumi; aumentare le dotazioni del Fondo centrale di garanzie per le piccole e medie imprese e del Fondo di solidarietà per i mutui. E continuare con più decisione nell’ammodernamento del sistema energetico con liberalizzazioni e investimenti, per recuperare un incredibile gap di costi accumulati negli ultimi 20 anni.
Gli imprenditori italiani sono poco propensi ad investire in particolar modo in innovazione e ricerca e, quindi, occorrono investimenti esteri per aumentare la ricchezza nazionale. Quali condizioni occorre realizzare per attrarre gli investimenti delle imprese straniere in Italia?
Il primo passo è, a nostro avviso, chiedere all’Europa di fare di più per la crescita. Dobbiamo chiedere che si dia seguito al Growth Compact e non solo al Fiscal Compact, che l’Europa faccia di più per promuovere gli investimenti, attuando finalmente la golden rule. Quindi politiche industriali di filiera, rilancio, attraverso meccanismi di esclusione dal patto di stabilità, di alcune indispensabili investimenti pubblici, senza compromettere il processo di risanamento della finanza pubblica. Per essere competitivi e riuscire ad attrarre gli investimenti stranieri è fondamentale mettere in atto una strategia complessiva che comprenda: la semplificazione della macchina della Stato, per renderla più agile ed efficiente, una riforma della giustizia civile, leggi più stringenti contro la corruzione che falsa le normali regole del mercato, una lotta senza quartiere contro la criminalità organizzata, una rete di infrastrutture più moderna e adeguata e soprattutto la diminuzione del costo del lavoro.

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