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Il Friuli è stato a lungo terra di emigrazione, in particolare quella verso l’Argentina è documentata sin dal 1877; il primo nucleo agricolo popolato da contadini friulani sorse infatti non molto lontano da Reconquista nel nord della provincia di Santa Fe’: le prime dieci famiglie friulane vi giunsero il 6 novembre 1877 e a quel piccolo insediamento dettero il nome di “Estrella d’Italia”-Stella d’Italia- (fonte Javier Grossutti –Università di Trieste “L’emigrazione dal Friuli Venezia Giulia in Argentina e Uruguay”). Il viaggio in nave, verso quel paese che prometteva terreni a buon prezzo, durava quasi un mese e non era privo di pericoli a causa delle malattie che si sviluppavano in condizioni igieniche precarie, la corrispondenza con i propri cari rimasti in Friuli era anch’essa difficoltosa ma il legame rimaneva comunque indelebile. Ai giorni nostri invece le comunicazioni sono agevoli, a volte basta una “e-mail” per raggiungere ogni parte del mondo, così come consultando internet ci si può imbattere in notizie che riguardano Valvasone e instaurare una cordiale corrispondenza con un discendente di un emigrante valvasonese che, pur non essendo ne lui ne suo padre, mai venuto in Italia, parla bene l’italiano ed ha ricostruito le origini della propria famiglia partita per l’Argentina nel lontano 1884. Il signor Gustavo Raul Cinat vive nella provincia del Chaco, di professione è ingegnere elettronico ma per passione, consultando gli archivi dell’emigrazione in Argentina è riuscito, in più anni, a ricomporre il proprio albero genealogico e lo ha proposto ,in occasione del centenario della presenza della sua famiglia in Argentina, nel sito “Cinat en Argentina”, assieme a numerose fotografie e documentazione dei registri anagrafici. Gli abbiamo chiesto di scrivere in prima persona un articolo su questa ricerca e con piacere ve lo proponiamo: 1 - La nostalgia A volte mi chiedo quali motivi e sentimenti hanno portato generazioni della mia famiglia a trasmettere la storia dei nostri antenati, così che oggi, a quasi 130 anni da quel viaggio dal Friuli all’ Argentina, i discendenti l’ hanno così presente tanto da diventare l'occasione della riunione di tutti noi nel 2001. Mi viene in mente che la risposta può essere riassunta in una parola: "Nostalgia"; un sentimento che esprime sia la pena per non vedere la patria, come il ricordo degli affetti perduti nel lungo viaggio. E 'probabile che questa stessa sensazione abbia motivato un altro viaggio, il mio, che, attraverso la storia e accompagnato da alcuni ricordi d'infanzia, mi ha portato a conoscere dove sono nati, cresciuti e probabilmente sognavano un destino migliore i miei antenati friulani: Valvasone, Casarsa, San Giorgio della Richinvelda, San Vito al Tagliamento. 2 - Dal Friuli in Argentina
Giuseppe Cinat e Giovanna Toffolo abitavano a Valvasone, arrivarono in Argentina, porto di Buenos Aires, il 13 gennaio 1884, sappiamo dai documenti che in questo giorno nel porto attraccarono due navi della compagnia di navigazione Agnelli con immigrati partiti da Genova. Si erano imbarcati con i loro tre figli piccoli, due bambine di otto e cinque anni che sarebbero poi morte durante il viaggio e il piccolo Vincenzo, anch’egli nato a Valvasone, di soli 7 mesi. Con loro vi sono anche i genitori di Giuseppe, Osvaldo Cinat (nato nel 1819) e Lucia Querin (nata nel 1826), ed una sorella minore, Maria. Dopo la quarantena obbligatoria partirono insieme verso la loro prima destinazione: Colonia Carolina, nella provincia di Corrientes, per iniziare una nuova vita. Giuseppe e sua moglie vissero a Colonia Carolina, e qui sono nati gli altri loro 9 figli, fino al 1897 quando stanco delle continue discussioni con l'amministratore della colonia, Tomas Massanti, di origine fiorentina, decise di lasciare la piccola città e di raggiungere Colonia Avellaneda, a nord di Santa Fè, con la numerosa famiglia. Qui deve affittare campi da proprietari terrieri per la semina, vivono in condizioni precarie e perdono il loro primo nato in Argentina, Alvino, in un incidente durante un raccolto. In seguito, vedendo la possibilità di poter diventare proprietario di terreni e quindi garantire un futuro migliore ai propri figli, seguendo la traccia della futura ferrovia North Central argentino e del conseguente sviluppo che ne sarebbe derivato, si diressero ancora più a nord del paese, a Quitilipi oggi provincia del Chaco, dove la famiglia risiede stabilmente dal mese di agosto del 1911. La famiglia di Giuseppe Cinat in Argentina (anno 1900)
3 - Il 100° anniversario della città di Quitilipi (Chaco - Argentina) Nel mese di agosto del 2011, in occasione delle celebrazioni per il centenario di Quitilipi, una città che attualmente ha circa 20.000 abitanti, sono stati organizzati diversi eventi e pubblicati articoli che ricordano la prima famiglia che vi si stabilì: Giuseppe Cinat e Giovanna Toffolo che, con i loro figli, ne sono stati i primi stabili coloni. La città di Quitilipi non ha una data di fondazione, è nata come una spontanea edificazione intorno alla costruzione della stazione ferroviaria centrale del Nord Argentina. La celebrazione del centenario di Quitilipi come città è basata sulla data di creazione della Colonia Presidente Uriburu nel 1912, che con decreto del governo nazionale ha riconosciuto ufficialmente la popolazione residente da alcuni mesi; lì si erano stabilite le prime famiglie di immigrati friulani provenienti dal nord di Santa Fè ovvero dalla zona rurale conosciuta come Coco Blanco, circa quattro km a ovest della città futura. Secondo i dati storici i primi ad arrivare furono José (Giuseppe) Cinat, Francesco Stacul e un tal Bernardis, ma questi ultimi poco dopo ripartirono. José (Giuseppe) Cinat assieme ai due figli, Vincenzo (24 anni) e Osvaldo (14 anni) organizzò la fattoria e predispose l’occorrente per far arrivare il resto della famiglia. Il ricongiungimento dell’intero nucleo famigliare si può datare al 30 agosto 1911 e divennero così i primi coloni. Più tardi si sarebbero unite altre famiglie che ampliarono la nuova colonia. 4 - Parrocchia di Sant’ Antonio da Padova (Colonia Carolina – provincia Corrientes) Come abbiamo visto, la famiglia Cinat si era stabilita per un certo periodo a Colonia Carolina, qui i primi coloni costruirono una cappella tra il 1893 e 1894. Secondo i dati storici il 27 settembre 1894, alle ore 10, un corteo partì dalla città di Goya per portare l'immagine di San Antonio di Padova nella nuova chiesa e il 30 dello stesso mese, fu officiata la prima messa. Successivamente la cappella originaria sarebbe andata distrutta da un fulmine (il tetto era di paglia) e nel 1912 sulle fondamenta di questa sarebbe stata costruita l'attuale chiesa. Gli anni passano e arrivando ai nostri giorni, il 16 maggio 2012, nell'ambito delle celebrazioni per il centenario della Parrocchia di Sant’ Antonio di Padova, la comunità di Colonia Carolina ha reso omaggio al precursore della costruzione del santuario, José (Giuseppe) Cinat, dedicandogli una via. Alla cerimonia hanno partecipato le autorità locali ed i numerosi discendenti del fondatore. La storia, nel corso degli anni, permette di vedere i fatti con maggiore obiettività e di solito mette le cose al loro posto, così la città da cui si era allontanato gli ha restituito gli onori e riconosciuto il suo impegno di promotore. Giuseppe e Giovanna morirono rispettivamente il 09.09.1924 e il 15.08.1927 a Quitilipi (Provincia Chaco, Argentina), hanno avuto 58 nipoti (di seconda generazione in Argentina); il quinto figlio del matrimonio, Luis Geronimo, mio bisnonno, sposò Luisa Strusiat ed ebbe 12 figli tra cui Raul, mio nonno e 75 nipoti; uno di essi, Alfredo, è mio padre. I discendenti e la mia famiglia hanno lavorato a lungo nell’industria della trasformazione del legno, in particolare del quebracho, utilizzato per le traversine delle ferrovie e tannino per la concia delle pelli, nella trasformazione del legno di carrubo in mobili, (ad esempio i banchi della scuola locale), sino a dedicarsi all’allevamento di bestiame per arrivare ai nostri giorni. Ricordo bene che il nonno abitava in campagna ed era allevatore di bestiame; quando arrivavo da lui, dopo un viaggio per me avventuroso perché dovevo viaggiare alcune ore in un treno “preso al volo” dato che non si fermava ma rallentava soltanto, e poi camminare a lungo in un bosco buio, era una completa immersione nella natura, tra cavalli e mucche. (Gustavo R. Cinat)
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