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Emil Hakl – Genitori e figli

Creato il 09 febbraio 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

Emil Hakl – Genitori e figliRecensione di Chiara Rea

«L’eroe precipuo della dimensione magica di Praga è il pellegrino, il viandante, che riappare costantemente nelle lettere boeme con nomi diversi: “poutník” (pellegrino), “chodec” (passante), “tulák” (vagabondo), “kráčivec” (camminatore), “kolemjdoucí” (giròvago), “svĕdek” (testimonio)».
Così scriveva Angelo Maria Ripellino nel suo indimenticabile Praga magica, vera e propria Bibbia per chi si interessi di letteratura e cultura ceca. Ripellino porta alcuni esempi di questo personaggio tipicamente praghese: dal Pellegrino del romanzo allegorico Labirinto del mondo e paradiso del cuore di Comenio ai più recenti personaggi di Karel Čapek, passando per il poeta romantico Karel Hynek Mácha, che del vagabondaggio fece la base della sua poetica, senza dimenticare il surrealista Nezval che al Passante di Praga dedicò uno dei suoi poemi più originali.
Anche in Genitori e figli, romanzo del ceco Emil Hakl, i protagonisti sono due persone che camminano. Periodicamente Jan e suo padre si incontrano e passeggiano senza meta per le strade di Praga, fermandosi di tanto in tanto a bere una birra o mangiare qualcosa e parlando senza sosta, raccontandosi le proprie vite, il proprio presente e il proprio passato. Hakl si riallaccia quindi alla lunga tradizione dei “camminatori” della sua terra fornendoci la sua personale e moderna variazione sul tema della flânerie. Così per le strade di una Praga ben diversa dalla sua solita immagine stereotipata (e molto più vicina a quello che è il vero spirito della città) ascoltiamo i due protagonisti parlare delle loro vite: mettendo insieme i pezzi della loro discussione ricostruiamo la storia di una famiglia, dall’infanzia del padre trascorsa nella Jugoslavia di Tito alla scoperta di Jan di avere un figlio che è già quasi adulto.
Narrato in prima persona dal punto di vista di Jan, Genitori e figli è costruito come un patchwork in cui aneddoti, storielle, ricordi e idee si annodano e si intrecciano in un dialogo quasi ininterrotto che mescola gli argomenti più futili con le più delicate questioni dell’esistenza. Questa costruzione narrativa (insieme alle battute che ricalcano in maniera mimetica il parlato reale), richiama altre passeggiate letterarie ceche e inevitabilmente lo stile di Bohumil Hrabal, maestro dell’arte dell’affabulazione e dei dialoghi fluviali in cui il racconto vero e proprio si mescola a dettagli, deviazioni, divagazioni che, seppur non necessarie allo svolgimento del racconto, lo arricchiscono, lo completano, gli conferiscono una luce di verosimiglianza e al tempo stesso un leggero sostrato di surrealtà.
Pur non raggiungendo le vette poetiche e stilistiche di Hrabal, Genitori e figli è un libro delicato, che mescola equamente poesia e prosaicità, malinconia e ironia, tratteggiando con tenerezza il delicato rapporto che unisce un padre e un figlio, tanto diversi per scelte di vita e opinioni quanto legati e accomunati da un solido affetto e da quella complicità maschile un po’ goliardica che forse alcuni lettori riconosceranno come propria.

Nota sull’autore
Emil Hakl è nato a Praga nel 1958. Diplomatosi al Conservatorio, si è dedicato a lavori manuali prima di approdare alla scrittura come copywriter in una agenzia pubblicitaria e, successivamente, come redattore della rivista letteraria Tvar. Ha pubblicato poesie, due raccolte di racconti e quattro romanzi. Da Genitori e figli (che ha vinto il Premio Magnesia Litera, uno dei più importanti riconoscimenti letterari cechi) è stato tratto un film.


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