Mi sembra opportuno, contemporaneamente alla pericolosa discesa verso il sensazionalismo 3D di quella che forse è l'ultima arte di diffusione popolare (dopo il calcio ovviamente), parlare di attori in carne ed ossa e non di avatar cianotici con le orecchie paraboliche.
Emile Hirsch
è un giovane attore americano, che la gran parte di voi ricorderà (spero) come protagonista del bel film di Sean Penn di qualche anno fa "Into the Wild - Nelle Terre Selvagge", nel quale intepretava la figura di Christopher McCandless, ultimo temerario hobo, tragicamente sconfitto durante la ricerca di una vita emancipata dalle convenzioni.
Non mi risulta che i film che ti fanno pensare vadano osservati attraverso occhialini tridimensionali, fra l'altro terribilmente anti-estetici, bensì assorbiti come stimolo, come occasione per affrancarsi dalla superficialità e dalla povertà intellettuale che pare invece sia la norma alla quale aspirare.
Il solo pensiero che gli occhi verdi di Emile Hirsch abbiano avvicinato qualcuno a Jack London, me lo fa restare simpatico, non pretendo che tutti questi qualcuno, leggendo tra le righe del "Richiamo della Foresta", abbiano riscoperto un istinto lontano dalla rincorsa ad un posto da impiegato, mi basterebbe sapere che soltanto una loro infima percentuale abbia cominciato ad addentare la vita con la stessa foga del cane Buck…