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Ricordo bene il pomeriggio in cui dimenticasti Love Gun sulla mia scrivania.Era uno dei tanti che avevi passato a casa nostra, venendo direttamente dopo la scuola con Dario.Fino a quel momento eri solo stato il migliore amico di mio fratello minore, una presenza fissa che, inevitabilmente, finivo per guardare dall'alto delle mie inquietudini adolescenziali, e poco di più.Quel disco dei Kiss, invece, fu l'inizio di qualcosa che non mi sarei mai aspettato: uno dei più grandi amori musicali della mia vita ed un rapporto che finì per costruire un'amicizia che, seppur non profonda come quella che avevi con Dario, ci ha portato a condividere ricordi, sbronze, film, musica, esperienze, viaggi.Ricordo quando chiedemmo a tua madre di concederti un giorno di tregua dalla punizione per farti venire a casa nostra per il set fotografico truccati da Kiss nella settimana del concerto cui ti portammo io e Fabio nel marzo del novantanove, ad oggi ancora uno dei miei preferiti, come se fossi un cuginetto, o un fratello aggiunto.
Con le superiori e la scelta di percorsi differenti non capitava più così spesso di averti in giro per casa, eppure le uscite con Dario, le prime sbronze insieme, i vostri anni a Bellaria - quelli, forse, in cui io fui più lontano che mai da voi - hanno mantenuto un legame che è tornato a farsi sentire più forte di prima nell'estate del duemilasei, quella delle sambuche alle Colonne e delle partite dei Mondiali alla Festa dell'Unità.
Forse è stato quello il momento in cui ho pensato che, in qualche modo, in tutti quegli anni e senza neppure accorgermene, eri diventato davvero un fratello acquisito.Ricordo il video di "I'm a fuckin' easy lady", i sabati notte allo Zoe, i "Fantossi!", la fiaschetta che mi portavo dietro, quella volta in cui guardammo Clerks 2 tutti e tre insieme, io te e Dario, prima di prepararci all'ennesima nottata sulle note di una delle nostre rock band anni ottanta.Ricordo il viaggio in Irlanda, dalle conquiste a Galway a Tommy in quel locale a Dublino con la sua mazzetta dei soldi e l'imbarazzo di trovare il modo di dirgli che ce ne saremmo andati, la miniera e le scogliere di Moher.
E poi le ricorrenze, le feste, il compleanno di Dario a fine agosto del duemilasette, prima che decidessi di trasferirti proprio nell'Isola di Smeraldo, di cominciare a viaggiare: Galway, New York, il Canada, l'Australia.
Anni in cui ci si è persi di vista, ma si è rimasti comunque legati.E mentre da queste parti si metteva su casa, tu giravi il mondo ed alimentavi non solo la grande passione per la musica, ma esportavi una personalità sicuramente complessa ma intrisa della bontà del vero "good guy", del "Goonie", un pò come tutti noi, stretti attorno mezzi sbronzi quel giorno che pare lontano fin troppo.
Ricordo quando ci siamo visti alla fine di settembre, quando ci siamo sentiti per il mio compleanno con la promessa di organizzare un'uscita, e ricordo poco più di un anno fa, quando con Dario siamo venuti a cena a casa tua, completamente risistemata dopo il ritorno a Milano.Ricordo il riso, l'antipasto, il whisky da discount che avevo portato, Warren Zevon in sottofondo, la foto che ho scattato e messo su Instagram con te e Dario sul tuo divano, ed uno spazio vuoto in mezzo.Ora mi sento come se fossi seduto io, al tuo posto, di fronte a mio fratello, e tra noi, come in un abbraccio, il nostro fratello acquisito.Mi sento come se tutti questi ricordi costruiti insieme fossero diventati di colpo solo miei.E per quanto possa suonare grottesco, lontano da come io vivo e vedo la vita, è proprio così.Hai deciso di andartene come una delle rockstar che abbiamo ascoltato, amato, condiviso.
Proprio come Jim Morrison, in quella vasca da bagno a Parigi.Non voglio chiedermi i perchè, o una spiegazione rispetto a quello che può averti portato fino a quell'ultima canzone.Non voglio chiederli a te.Come ben sappiamo entrambi, "a volte sei tu che mangi l'orso, e a volte è l'orso che mangia te".Così ora terrò per me e per le persone che ti hanno amato - e ti amano ancora, non sai in quanti mi abbiano scritto, in questi giorni - tutti questi ricordi, li racconterò un giorno ad Ale come parte della vita del suo vecchio, e un giorno gli regalerò quella splendida raccolta in quattro cd sulla storia del punk che preparasti per il mio compleanno di quel così "nostro" duemilasei.Sono sicuro che ti avrebbe visto come uno zio un pò matto, e che ti avrebbe guardato per quello che sei stato: una persona speciale.E ora non so come chiudere, perchè sento che è un pò come realizzare una volta per tutte quello che è successo: ma è giusto che lo faccia, per come sei stato tu, e per come sono fatto io.E lo faccio nel modo più semplice possibile.Ti voglio bene, Emi.So long.
"Well I could call out when the going gets tough.
the things that we've learnt are no longer enough.
no language, just sound, that's all we need know,
to synchronise love to the beat of the show."Joy Division - "Transmission" -
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