Di solito recensire un disco non è che sia poi così complicato, ma in questo caso il compito diventa meno facile del previsto. Innanzitutto bisogna dire che Don't Be A Dick è il disco di debutto degli Emily's Army, giovanissimo quartetto della Bay Area (e quando intendo giovanissimo voglio dire che i membri hanno tra i 15-17 anni...). Il disco esce su Adeline Records (sì l'etichetta di quello la cui band ha un musical fuori a Broadway...) è prodotto proprio dal leader del suddetto gruppo e come se non bastasse il batterista degli EA si chiama Joey Armstrong ed è proprio il primogenito sedicenne di Mr. Green Day. Ve l'avevo detto che non era banale questa recensione! Anzi per noi italiani che vediamo complotti e raccomandazioni ovunque è un bel casino. Ma andiamo per gradi. Il disco è buono, anzi...se si tiene conto dell'età dei compositori diventa assolutamente sorprendente. Il suono Lookout prime-era è un chiaro riferimento, i 14 pezzi sono tutti più che godibili ed anche se non c'è una vera hit che stende al primo ascolto rimane un debutto con i fiocchi. Insomma, anche se bisogna ammettere che i ragazzi ci sanno fare, a mio parere, sarebbe stata cosa buona e giusta far uscire il disco per un'etichetta più piccola e non per una comunque già considerata da molti un punto di arrivo (sarò retrò ma io sono e sarò sempre a favore del classico passaggio demo/7"/LP). A parte questo appunto è evidente che i 4 gnari hanno le spalle grosse perchè comunque avere dietro "papi" è sicuramente un bel vantaggio, ma anche un pesante termine di paragone da portarsi appresso. E riuscire a convincere nonostante certi pregiudizi non è cosa da tutti.
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Di solito recensire un disco non è che sia poi così complicato, ma in questo caso il compito diventa meno facile del previsto. Innanzitutto bisogna dire che Don't Be A Dick è il disco di debutto degli Emily's Army, giovanissimo quartetto della Bay Area (e quando intendo giovanissimo voglio dire che i membri hanno tra i 15-17 anni...). Il disco esce su Adeline Records (sì l'etichetta di quello la cui band ha un musical fuori a Broadway...) è prodotto proprio dal leader del suddetto gruppo e come se non bastasse il batterista degli EA si chiama Joey Armstrong ed è proprio il primogenito sedicenne di Mr. Green Day. Ve l'avevo detto che non era banale questa recensione! Anzi per noi italiani che vediamo complotti e raccomandazioni ovunque è un bel casino. Ma andiamo per gradi. Il disco è buono, anzi...se si tiene conto dell'età dei compositori diventa assolutamente sorprendente. Il suono Lookout prime-era è un chiaro riferimento, i 14 pezzi sono tutti più che godibili ed anche se non c'è una vera hit che stende al primo ascolto rimane un debutto con i fiocchi. Insomma, anche se bisogna ammettere che i ragazzi ci sanno fare, a mio parere, sarebbe stata cosa buona e giusta far uscire il disco per un'etichetta più piccola e non per una comunque già considerata da molti un punto di arrivo (sarò retrò ma io sono e sarò sempre a favore del classico passaggio demo/7"/LP). A parte questo appunto è evidente che i 4 gnari hanno le spalle grosse perchè comunque avere dietro "papi" è sicuramente un bel vantaggio, ma anche un pesante termine di paragone da portarsi appresso. E riuscire a convincere nonostante certi pregiudizi non è cosa da tutti.
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