Con l’aiuto del chirurgo, Prof. Carlo Bisacci*, affrontiamo il problema e sveliamo la nuova tecnica Laser HeLP
di Francesco La Rosa
Goodmorningumbria è nota per affrontare ogni argomento senza limitazioni preguidiziali e condizionamenti etici al fine unico di offrire al lettore una valida ed utile informazione. Nell’intervista seguente affronteremo il problema di chi, affetto da patologia emorroidaria, è solito a rapporti anali, valutando al di là di ogni tabù i e rischi reali e fornendo preziosi e validi consigli. Effettueremo alcune domande al Prof. Carlo Bisacci, Specializzato in Chirurgia Generale presso l’Università di Perugia e Docente a Contratto presso l’Università di Camerino, per dirimerci in questo spinoso argomento al fine di separare le verità dalle false credenze.
L’incidenza di emorroidi in persone solite a rapporti anali è maggiore rispetto alla popolazione generale?
Innanzitutto con il termine di emorroidi si intende una parte anatomica del corpo umano e non una patologia , come erroneamente si usa nel gergo comune. Si tratta di cuscinetti di tessuto riccamente vascolarizzato che rivestono la parte inferiore del retto e che hanno la funzione di chiudere completamente il canale anale, contribuendo alla continenza fecale; Si può parlare di malattia emorroidaria solo quando, per varie cause, si verifica uno sfiancamento delle pareti vasali del plesso emorroidario, tale da determinare i caratteristici sintomi della patologia in questione. Dai dati forniti dell’American Society of Colon and Rectal Surgeons emerge che il 50% degli americani ne soffre o ne soffrirà nella vita. Sfatando leggende metropolitane occorre puntualizzare che l’incidenza della patologia emorroidaria nella popolazione maschile gay non è dissimile a quella della popolazione generale. I rapporti anali se frequenti non rappresentano un causa di emorroidi, ma possono aggravare una patologia emorroidaria preesistente, e ciò vale anche per gli eterosessuali che praticano tele tipo di rapporto. Secondo alcuni osservatori, negli Stati Uniti, il sesso anale è praticato dal 61% dei maschi omosessuali; circa il 25% degli eterosessuali ha provato questa pratica e di questi ben uno su dodici riferisce di farlo su base regolare. I rapporti anali provocano uno stimolo irritativo locale ripetuto nella zona sede delle emorroidi e pertanto in persone predisposte sono un fattore scatenante o aggravante della malattia emorroidaria.
Come si manifesta la malattia emorroidaria e come si valuta la propria condizione patologica?
Dolore, sanguinamento e prurito sono la principale sintomatologia delle emorroidi. Volendo affrontare il problema e fornire validi consigli occorre innanzitutto precisare che in corso di perdite di sangue, bisogna sempre accertarsi che si tratti effettivamente di emorroidi. E’ necessaria una corretta diagnosi fornita da un medico specialista che si avvale di una visita proctologica con anoscopia. Un sanguinamento dall’orifizio anale può essere dovuto a ragadi anali, ulcerazioni della parte più bassa dell’ano, con manifestazioni che possono sovrapporsi, almeno nei sintomi alle emorroidi stesse; anche le fistole anali, canali che mettono in comunicazioni l’ano con tessuti anche lontani, sono un’evenienza tutt’altro che rara e hanno a volte disturbi simili; un accurata visita medica ed un esame endoscopico possono scongiurare patologie di maggior gravità come quelle tumorali, che si possono in egual modo manifestare con sanguinamento. Appurato che si tratti di malattia emorroidaria il medico specialista indicherà lo stadio della malattia e la relativa terapia comportamentale, farmaceutica o chirurgica. Questo ovviamente è comune a tutti i pazienti al di là di qualsiasi pratica sessuale che si adotti.
In corso di patologia emorroidaria quali sono i rischi per chi pratica rapporti anali?
Innanzitutto occorre sapere che tale patologia, per le possibili perdite di sangue, mettere a maggior rischio di infezione da HIV o di altre malattie infettive sessualmente trasmissibili ed impone rapporti sessuali protetti, specie se occasionali. Praticare una adeguata lubrificazione , limita sia i fenomeni infiammatori che i traumatismi riducendo l’aggravamento della patologia e la comparsa della sintomatologia. Si consigliano lubrificanti a base d’acqua; non usare lubrificanti a base di petrolio, che possono danneggiare i preservativi oltre ad essere irritanti. Evitare di usare lo spermicida , il cui scopo è il controllo delle nascite non necessario in tale sede; non ha nessun effetto sui batteri ma può essere causa di irritazione della mucosa e delle emorroidi. Occorre sapere che la lubrificazione del pene non è sufficiente; quella anale infatti è preferibile perché oltre a facilitare la penetrazione limita danni sia alle strutture anatomiche che alle emorroidi. La vagina ha delle ghiandole ed una propria lubrificazione, è più grande e i suoi tessuti sono molto più resistenti di quelli del canale ano-rettale, perché si tratta di organi evoluti e specializzati a consentire sia il rapporto sessuale che il parto. Non è così per il canale anorettale e per la sua mucosa che sono più soggetti a traumatismi. Pertanto i rapporti anali necessitano di maggior attenzione.
Vi sono delle accortezze da seguire in una penetrazione anale in corso di malattia emorroidaria?
Certamente si, molte sono le accortezze d’obbligo. In corso di emorroidi di I° grado il rapporto anale è sconsigliato e attuabile in via eccezionale solo con una adeguata lubrificazione; in corso di emorroidi dal II° grado in poi la penetrazione anale è assolutamente da evitare se non prima di avere risolto chirurgicamente il problema. Tuttavia per chi decide in modo sconsiderato di rischiare, alcuni consigli possono perlomeno limitarne i danni. Il sesso anale richiede il controllo cosciente da parte del partner recettivo. Questo controllo prevede il riflesso “spingere fuori” che facilita l’atto di penetrazione. Raggiungere tale livello di controllo delle funzioni corporee richiede tempo ed esperienza. I preliminari amorosi con l’aumento dell’eccitazione aiutano ad allentare la tensione muscolare. Anche il massaggio è una valida tecnica di rilassamento. Tali considerazioni hanno un ruolo fondamentale per chi è affetto da patologia emorroidaria. L’atto sessuale deve essere condotto con delicatezza e lentamente per evitare danni muscolari dello sfintere anale, della mucosa e nel caso specifico delle emorroidi . Evitare rapporti anali quando si è bevuto alcool, assunto droghe o preso qualsiasi farmaco che potrebbe diminuire la sensibilità al dolore. Infatti al fine di evitare danni, è necessario essere in grado di ricevere ed elaborare i segnali del dolore del proprio corpo. Il dolore è uno strumento utile per capire i limiti ed evitare i danni. La penetrazione anale in generale può anche indebolire i muscoli dell’ano nel corso del tempo, soprattutto in caso di oggetti di grandi dimensioni, ad esempio un pene voluminoso o una mano, come nel fisting anale. Questi muscoli, se indeboliti o danneggiati, possono portare ad incontinenza fecale e favorire il prolasso rettale. In corso di patologia emorroidaria tali pratiche estreme devono essere assolutamente bandite. Per tutti coloro che soffrono di emorroidi al fine di evitare fenomeni infiammatori è d’obbligo mantenere sempre le feci soffici con una dieta ad alto contenuto di fibre vegetali (senza eccedere) e bevendo molti liquidi (anche due litri al giorno); gli alimenti vegetali per loro capacità di legare acqua, devono essere associati ad una dieta ricca di liquidi per ammorbidire il contenuto fecale e facilitare l’evacuazione evitando traumatismi. Escludere dalla propria dieta cibi piccanti, salati, grassi e fritti , limitarsi nell’assunzione di alcolici e di caffè e mantenere sempre la massima igiene intima. Le vene emorroidarie dilatate e soggette ad infiammazioni non è detto che siano presenti su tutta la circonferenza. Nell’atto della penetrazione provare angolazioni differenti individuando la posizione di maggior comfort. La complicità del partner è una condizione essenziale in corso di patologia emorroidaria ma questo non è un via libera all’atto. Infatti come già esposto il rapporto anale è sconsigliato o assolutamente da evitare a seconda dello stadio della patologia prima della risoluzione chirurgica delle emorroidi.
Cosa si sente di dire a chi sottovaluta il problema?
L’errore più grande che si può fare è quello di agire senza consigli. Il medico specialista ha il compito di diagnosticare e di dare soluzioni: non bisogna avere timore recarsi dal medico e di aprirsi superando ogni pudore e riservatezza; il medico non può aiutare se non conosce appieno lo stile di vita del paziente. Un altro aspetto importante è quello psicologico. Nella popolazione maschile omosessuale vivere una condizione di malattia emorroidaria può in molti casi essere estremamente limitativa dal punto di vista della vita sessuale con sensibili ripercussioni nella sfera mentale. Come il medico specialista può risolvere il problema organico così lo psicologo può aiutare ad affrontare il disagio psichico e gli eventuali problemi di coppia. L’errore più grande è quello di vivere il disagio da soli.
Per chi ha rapporti anali, quale è l’approccio chirurgico più appropriato della patologia emorroidaria?
Molte sono le tecniche che hanno come obbiettivo la decongestione emorroidaria e spesso non è semplice per il paziente orientarsi verso la scelta migliore. Lo specialista deve consigliare il tipo di intervento in base al grado di patologia ma come già esposto è importantissimo comunicare al medico il proprio stile di vita e nello specifico le abitudini sessuali. Ad esempio in corso di emorroidi associate a prolasso anale un intervento largamente diffuso e codificato dalla letteratura internazionale è la Tecnica Longo. Occorre tuttavia sapere che l’intervento presuppone la sutura della mucosa rettale con delle microclip al titanio (si utilizza una suturatrice circolare, stapler) che rimangono in sede anche per più di sei mesi causando gravi lesioni al partner se si hanno in tale periodo rapporti anali. Se si è optato per questa tecnica è buona norma prima di riprendere le proprie abitudini sessuali avere il benestare del chirurgo dopo visita proctologica. Per le emorroidi l’intervento di ultima generazione è la Dearterializzazione emorroidaria Doppler-guidata con Laser (tecnica HeLP – Hemorrhoidal Laser Procedure). Lo scopo del trattamento è quello di ridurre l’afflusso di sangue ai plessi venosi emorroidari attraverso la chiusura, per mezzo del laser, dei rami terminali delle arterie emorroidarie superiori. Con l’intervento vengono chiusi tutti i 12 rami arteriosi responsabili dell’afflusso ematico alle emorroidi senza rischi per la parete dell’intestino in quanto la loro funzione è solo quella di trasportare il sangue ai plessi venosi emorroidari. Questo determina una progressiva riduzione di volume delle vene emorroidarie responsabili della malattia con loro successiva chiusura che si verifica in circa 40 giorni. L’intervento è di breve durata (circa 7-20 minuti) ed è eseguito senza anestesia in quanto la fibra laser agisce in una zona dell’ano molto alta, dove le terminazioni nervose responsabili del dolore sono poco rappresentate. La dimissione ed il ritorno a tutte le normali attività del paziente avviene dopo poche ore dall’atto chirurgico. Per quello che concerne i rapporti sessuali anali, questi si potranno avere dopo circa 15-20 giorni dall’intervento previa visita ed assenso del chirurgo operatore. Il trattamento delle emorroidi con tecnica laser ( HeLP) risulta ottimo per le emorroidi di I°, II° e III° con una risoluzione della sintomatologia in una percentuale altissima dei casi (97% con il rimanente 3% risolvibile con un reintervento), mentre nel IV° la risoluzione della sintomatologia è poco oltre il 70% dei casi. Da ciò si evince come sia importante affrontare il problema emorroidario nelle fasi iniziali (ai primi sintomi) non aspettando che la patologia raggiunga stadi nei quali si è costretti ad interventi più invasivi o a risoluzioni meno vincenti.
Dove è possibile sottoporsi ad intervento di emorroidectomia con tecnica Laser HeLP, e soprattutto vi sono strutture convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale?
Vi sono alcuni validi professionisti che eseguono tale procedura in regime privato. In questo caso il mio consiglio è di preferire sempre ad ambulatori chirurgici, sale operatorie di strutture sanitarie attrezzate, in quanto, pur essendo un intervento mini-invasivo, centri chirurgici equipaggiati per ogni evenienza garantiscono al paziente una maggiore sicurezza. Per quello che concerne il trattamento Laser con tecnica HeLP in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale sono ancora molto pochi i Centri in Italia che forniscono tale servizio; tra questi posso menzionare la Casa di Cura Villa Verde di Fermo nelle Marche ( www.villaverdefermo.it ) con equipe chirurgica costituita da me medesimo e dal Dott. Alessandro Mastromarino. Mi auguro che questo tipo di intervento ad oggi per lo più eseguito in regime privato possa avere nei prossimi anni una maggiore diffusione nelle strutture pubbliche o convenzionate.
Ringraziamo il chirurgo per la cortese disponibilità accordataci, e lasciamo qui di seguito i suoi riferimenti per eventuali ulteriori approfondimenti dei lettori.
*Prof. Carlo Bisacci, Specializzato in Chirurgia Generale presso l’Università di Perugia, Dottore di Ricerca nelle Malattie delle Vene e dei Linfatici presso l’Università di Perugia, Docente a contratto al Corso di Perfezionamento in Flebologia Emodinamica presso l’Università di Camerino
(email: [email protected] , tel. 393/3306131 )