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Emozioni indie in salotto

Creato il 27 gennaio 2012 da Lozirion
Emozioni indie in salotto
Ci sono storie che partono da lontano, molto lontano, ma che nonostante il passare del tempo mantengono intatto il loro fascino. E' il caso di molte leggende, quelle classiche del mondo ellenico, quelle nordiche, forse ancor più dense, e di quelle di casa nostra, nel nostro caso in particolare di una leggenda siciliana risalente al quattordicesimo secolo ma probabilmente molto più antica: la leggenda di Nicola, figlio di un pescatore messinese, talmente abile nel muoversi in acqua da essere soprannominato Colapesce, e la cui fama arrivò alle orecchie del re di Sicilia che decise di metterlo alla prova. Qui le versioni come in ogni leggenda che si rispetti si dividono sul modo in cui il re lo mise alla prova e su quel che Colapesce vide nella sua ultima immersione, ma quel che vide fu talmente terrificante e pericoloso per l'intera isola che Colapesce non risalì mai più, sacrificando sè stesso per superare la prova postagli dal re secondo alcune versioni, e per altre, le più affascinanti, trasformandosi in una creatura marina che ancora oggi impedisce alla Sicilia di essere inghiottita dalle acque del Mediterraneo.
Leggenda intensa e personaggio ricco di suggestione Colapesce, tanto da indurre Lorenzo Urciullo, cantante, musicista e produttore, nonchè voce e leader degli Albanopower, ad acquisirne il nome per la sua prima sfida solista sulla lunghezza del Long Playing. Dopo le grandi aspettative createsi a seguito di un primo EP omonimo uscito nel 2010 infatti l'artista siciliano si affaccia proprio oggi sui negozi di dischi sotto il fascinoso nome di Colapesce con un album di 13 brani in bilico tra inquietudine e malinconico surrealismo sul filo di un cantautorato tipicamente italico intriso di sonorità indie e influenze quasi shoegaze.
"Un meraviglioso declino", questo l'emblematico titolo dell'album, che palesa l'aura a tratti naif che pervade l'intero disco e una voglia di sfuggire a convenzioni e immaginari ben precisi lasciandosi andare a sognanti e metaforiche interpretazioni della quotidianità. Il talento compositivo di Urciullo è evidente, così come evidente è l'impronta fortemente poetica ed espressiva data ad ogni brano, con una quasi maniacale attenzione verso la ricchezza testuale che chiama un paragone con Marlene Kuntz, Max Gazzè, Paolo Benvegnù e tutta quella cerchia di artisti e gruppi della scena indie italiana che hanno fatto della densità ed efficacia dei testi la propria linea guida. Urciullo racconta di piccole realtà di tutti i giorni utilizzando metafore spesso estremamente criptiche, dipingendo così scenari a primo acchito surreali ma che lasciano addosso sensazioni ed emozioni che cullano e trasportano in una dimensione di eterea familiarità in cui si parla di amori fatti anche di niente, e seduti su un divano si racconta di paura dei barbari che "stanno per arrivare" e di quell'amore finito che ti faceva sentire "come un gruppo metal in un locale vuoto con due vecchi al bancone", guardando fuori dalla finesta la notte che "s'illumina".
"Un meraviglioso declino" è un vecchio e polveroso album di pagine bianche che durante l'ascolto si riempiono di fotografie e ricordi ogni volta diversi, è un malinconico guardarsi dentro e guardare il mondo dal proprio salotto, uno sfuggire a realtà troppo grandi e inconsistenti per riscoprire la denistà di una realtà a dimensione propria. In questo senso la ciliegina sulla torta sono le linee melodiche azzeccatissime su cui si appoggiano le parole sussurrate e quasi soffiate di Urciullo e una musicalità che prende spunto tanto dal classicismo della storica canzone d'autore italiana quanto da influenze alternative molto più moderne che richiamano sonorità care a band come Wilco e Fleet Foxes, tanto per citarne un paio; merito di una squadra d'eccezione che vede in regia Giacomo Fiorenza, già produttore di Giardini di Mirò, I cani, Moltheni e molti altri, agli strumenti Giuseppe Sindona, Toti Valente e Francesco Cantone assieme a illustri ospiti come Sara Mazo (ex Scisma), Alessandro Raina (Amor Fou) e Andrea Suriani, ma soprattutto agli arrangiamenti l'estro e la genialità di Roy Paci. A completare l'escapismo dell'album, per la realizzazione è stato scelto l'analogico, per pubblicare su vinile e cd un album registrato, come la stessa casa di produzione ci tiene a dire, "come si faceva una volta, in analogico, con apparecchiature di quaranta e più anni fa", una scelta ben precisa che però risulta coerente con lo spirito dell'album.
In un panorama, quello della musica indie, che ormai troppo spesso si lascia influenzare da logiche di mercato da una parte e una sorta di "radical-chicchismo" spocchioso dall'altro spicca un album denso e onesto, di un artista dalle indiscusse abilità oggettive e dall'animo estremamente poetico, che, con rispetto ma senza timori reverenziali, si accosta fieramente a nomi importanti della musica d'autore italiana, portando speranza a un genere purtroppo troppo spesso lasciato da parte a favore di facili guadagni, e che sicuramente non riempirà gli stadi, ma consapevolmente si accontenta di riempire il salotto, e soprattutto il cuore.
Voto: 8
Tracklist
 1. Restiamo A Casa
 2. Satellite
 3. La Zona Rossa
 4. Un Giorno Di Festa
 5. Oasi
 6. Le Foglie Appese
 7. Quando Tutto Diventò Blu
 8. I Barbari
 9. La Distruzione Di Un Amore
10. I Sottotitoli
11. S’illumina
12. Il Mattino Dei Morti Viventi
13. Bogotà

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