PREMESSA
Innanzi tutto debbo segnalare che già nel passato, ma soprattutto da quando prima ho avuto l’incarico di insegnamento della Linguistica Sarda nell’Università di Sassari (1970) e dopo ho vinto la relativa cattedra (1971), ho in prevalenza rivolto i miei interessi di studio ai relitti della lingua parlata dai Nuragici, relitti costituiti sia da appellativi comuni ancora usati nell’attuale lingua sarda, sia da nomi di luogo (toponimi) o da cognomi (antroponimi). In virtù dei risultati conseguiti dai miei studi e di quelli conseguiti dai linguisti che mi hanno preceduto sull’argomento (M. L. Wagner, J. Hubschmid, B. Terracini, G. Bottiglioni, V. Bertoldi, C. Battisti, E. De Felice, ecc.) mi sono proposto di comporre un intero libro sul “sostrato linguistico nuragico”, libro che effettivamente è comparso nel 2001 col titolo «La Lingua Sardiana o dei Protosardi» (Cagliari, E. Gasperini Editore).
Ai fini di questo mio rilevante impegno di lavoro, mi sono preoccupato, in concomitanza coi miei studi propriamente linguistici, di prendere in esame l’intera bibliografia scientifica prodotta dagli specialisti intorno alla “civiltà nuragica”, considerata sia nei suoi aspetti generali sia in quelli particolari. Questa mia ampia apertura di studio a tutta la produzione scientifica (archeologica, storica, religiosa, etnologica, antropologica, ecc.) relativa alla “civiltà nuragica” trova la sua ovvia spiegazione nella consapevolezza metodologica che ogni linguista non può non derivare dall’importantissimo movimento linguistico, che si è denominato Woerter und Sachen, “Parole e Cose”, dei primi decenni del Novecento, movimento che ha avuto uno dei suoi più geniali rappresentanti in Max Leopold Wagner, ossia proprio quello che è stato il Maestro della Linguistica Sarda, uno dei più autorevoli linguisti neolatini, e che io considero il mio più valido maestro personale. A seguito ed in conseguenza del movimento Woerter und Sachen ogni linguista sufficientemente preparato e metodologicamente consapevole sa bene che la lingua di un popolo è sempre strettamente connessa con i fatti e gli eventi di questo popolo, cioè con la sua intera “cultura”. A me pertanto non poteva sfuggire il fatto che non avrei potuto portare a termine il mio progettato libro sul “sostrato linguistico nuragico” se non a condizione che avessi studiato e conosciuto, in ampiezza e in profondità e in misura adeguata, anche l’intera “civiltà nuragica”, in tutti i suoi molteplici e multiformi aspetti, generali e particolari.
Frutto e conseguenza di questa mia totale apertura ai problemi della “civiltà nuragica” in generale sono state le mie seguenti opere: M. Pittau, La Sardegna Nuragica, Sassari 1977, 5ª ristampa 1988; II ediz. riveduta e aggiornata, Edizioni della Torre, Cagliari 2006, III ediz. 2013 (sigla SardNur); M. Pittau, Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi – saggio storico-linguistico, Sassari 1996 (sigla OPSE); M. Pittau, Lingua e civiltà di Sardegna, I, 1970; II 2004, Cagliari, Edizioni della Torre (sigla LCS); M. Pittau, Storia dei Sardi Nuragici, Selargius (CA) 2007, Domus de Janas edit. (sigla StSN); M. Pittau, I toponimi della Sardegna – Significato e origine, 2 Sardegna centrale, Sassari 2011, EDES (Editrice Democratica Sarda) (sigla TSSO); M. Pittau, Nuovo Vocabolario della Lingua Sarda – fraseologico ed etimologico, Domus de Janas edit. Selargius 2014 (sigla NVLS); M. Pittau, Luoghi e Toponimi della Sardegna (circa 7.500), IPAZIA Books (edizione digitale Amazon) 2015 (sigla LTS).
Ormai quasi alla fine della mia carriera di “uomo di studio” e non molto distante d quella di “uomo” tout court (ho 95 anni compiuti), mi sono accorto di avere scritto molto sulla “civiltà nuragica” della mia Isola, molto più di qualsiasi altro autore, anzi probabilmente più di tutti gli altri autori presi assieme. Ed allora di recente mi è venuta in mente un’idea: comporre e pubblicare una nuova opera, nella forma di una “enciclopedia”, che presentasse assieme, almeno nelle sua linee essenziali, i fatti, gli aspetti e gli eventi principali e più significativi della civiltà dei nostri antichi progenitori Nuragici.
Rispetto a questa nostra gloriosa civiltà nuragica io sono dell’avviso che mi posso vantare di aver effettuato queste principali e fondamentali scoperte:
1ª) Il nuraghe non era affatto fortezza né castello né abitazione né reggia né tomba né edificio trionfale, ma era un “edificio multifunzionale e cerimoniale, religioso e civico”, dentro e attorno al quale si svolgevano, in un clima di piena religiosità, tutte le funzioni sociali della tribù: riti di purificazione, nascita, pubertà, matrimonio, malattia, morte, pace o guerra, carestia, siccità, pestilenza degli uomini e del bestiame, sogni, in maniera particolare rito della “incubazione” e quello connesso dell’“oracolo”. In pratica il nuraghe era la “Chiesa parrocchiale” e insieme il “Palazzo comunale” della tribù.
2ª) Sardi Nuragici ed Etruschi erano popoli strettamente imparentati, dato che sia gli uni che gli altri venivano – secondo il famoso racconto di Erodoto (I 94) – dalla Lidia, importante regione dell’Anatolia od Asia Minore. Lo dimostra anche il fatto che i nomi degli Etruschi o Tusci o Tirreni, Tirseni, contiene un sicuro ed evidente riferimento alle torri (týrris, týrsis «torre», attraverso le forme Tyrs-ci, E-tyrs-ci, Tyrrh-enói, Tyrs-enói (= «costruttori di torri» e questi inizialmente erano i Sardi Nuragici) caratterizzate da un differente suffisso.
3ª) I Sardi Nuragici erano il finora misterioso popolo dei Pelasgi, che esercitarono la pirateria su tutte le coste della Penisola italiana e poi in tutto il Mar Egeo. Anche Pelasgi infatti significava “popolo delle torri, torrigiani, turritani”, avendo come base la glossa latino-etrusca fala, phala «torre» invece dell’altra greco-etrusca týrsis, týrrhis «torre».
4ª) Contrariamente alla raffigurazione tradizionale dei Nuragici, come un popolo che viveva arroccato dentro le sue “fortezze” in guardia contro gli “invasori che venivano dal mare”, esso in realtà effettuò una vasta opera di espansionismo a raggiera, facendo suoi stanziamenti coloniali in Corsica, nelle Baleari, nell’Iberia nord-orientale, nella Gallia Narbonese, in Etruria, nelle Isole Eolie e nell’Africa settentrionale.
5ª) La lingua sardiana o protosarda era di matrice indoeuropea mentre il presostrato presardiano era di matrice mediterranea, cioè anindoeuropea.
6ª) È cosa abbastanza nota che i due poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea, costituivano i “libri” per eccellenza della etnia dei Greci, la loro Bibbia nazionale, gli strumenti essenziali della loro paideia e cioè della loro educazione e della loro cultura. Ebbene la Sardegna nuragica viene citata e descritta dall’Odissea in maniera implicita come Scherìa o Isola dei Feaci.
7ª) Ampsicora, l’eroe della sfortunata battaglia contro i Romani del 215 a. C., non era affatto “cartaginese”, bensì era propriamente “sardo”.
Massimo Pittau
Prossimamente….