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Con l'escamotage di Brian che riprende tutto con la sua telecamerina sempre accesa, da subito ci si accorge che End of Watch-Tolleranza Zero non è un poliziesco come gli altri.
E' girato in parte con la tecnica del found footage e quando non è in azione la cinepresa di Brian, Ayer usa macchina a mano con frequente uso di soggettive.
Ne consegue l'effetto mal di mare e in certe sequenze l'aspetto da videogioco sparatutto in prima persona( con la pistola che sembra una protesi montata alla base della telecamera).
Stilisticamente siamo dalle parti del cinema verità ma qui siamo a un livello di adulterazione maggiore perchè l'uso del digitale, gli stacchi di montaggio volutamente grezzi, alcune riprese concitate non propriamente aggraziate ( sempre intenzionalmente) ci dicono di una simulazione di realtà , quindi un grado ulteriore di sofisticazione.
Perchè riprendere la realtà è un conto, simularla in modo da renderla più vera del vero è qualcosa d'altro.
Fatta l'abitudine all'estetica del film ( e per lo spettatore medio non è facile) End of Watch - Tolleranza Zero è tutto sommato un Training day formato mockumentary ( se ora questa tendenza invade anche il genere poliziesco oltre all'horror non se ne esce più!) in cui c'è una rilettura in positivo della figura del poliziotto.
Questi rudi tutori dell'ordine sono tutti bravi guaglioni che fronteggiano ogni giorno crimini di ogni sorta.
Il rapporto tra i due protagonisti è tuttaltro che inedito, così come il senso di appartenenza che li avvicina.
Dal punto di vista sostanziale non c'è la progressione drammaturgica del genere poliziesco, la narrazione è rapsodica per come sta dietro a tutti gli episodi in cui sono coinvolti Brian e Mike.
End of Watch- Tolleranza Zero ha uno stile semidocumentaristico, procede per accumulazione e cerca di colpire basso con suggestioni figlie dell'horror mostrate a favore di camera come il coltello nell'occhio rimediato da un collega durante un'azione oppure i ritrovamenti di macabri resti in una fossa comune
all'interno di una casa.
Il film ha comunque ritmo veloce, ha un groove martellante che permette di non annoiarsi nel stare dietro a tutto il chiacchiericcio che intervalla le sezioni più concitate.
Certo in tempi di ACAB sparsi in giro per il mondo è strano vedere un film che sta così dalla parte del poliziotto, esposto ogni giorno alle angherie dei cattivoni armati fino ai denti che cercano di dominare il ghetto losangelino.
A dirla così sembra una roba alla Chuck Norris o alla John Wayne cavaliere senza macchia e senza paura arrivata fuori tempo massimo.
E invece la retorica è stranamente tenuta a bada per quasi tutto il film.
Esonda come un geyser nel finale che naturalmente puzza di compromesso con la tradizione hollywoodiana tendente sempre a salvare capra e cavoli anche quando non dovrebbe, solo per ragioni di incasso.
Qui quando tutto sembra irrimediabilmente perduto ecco il colpo di scena monstre: viene salvata la capra .
O i cavoli fate un po' voi.
Una stonatura che non ci voleva.
( VOTO : 6+ / 10 )
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