Enel e Greenpeace, dopo i tanti scontri ideologici sulla maniera di guardare all'energia, agli antipodi, per anni, nella scelta tra fonti fossili e energia verde, finalmente si sono incontrate per un dialogo: protagonisti dell'incontro sono stati Kumi Naidoo (direttore esecutivo di Greenpeace) e Francesco Starace (nuovo amministratore delegato dell'Enel).
È proprio dalla nomina di Starace che i piani di Enel hanno iniziato a prendere un'altra forma, distaccandosi dai vecchi dettami, fortemente legati a carbone e nucleare.
Dopo il decollo di Enel Green Power, il ritiro del progetto di riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle e l'annuncio della chiusura di ben 23 centrali ad alto tasso di inquinamento entro il 2020, è ormai chiaro e definitivo il cambio di rotta dell'azienda energetica verso le energie rinnovabili, l'efficienza energetica, gli smart grids e i sistemi di accumulo, con l'obiettivo di un futuro a emissioni zero, verde al 100%.
L'incontro con Greenpeace ha sancito, in qualche modo, con un sigillo ambientalista, le intezioni di Enel che, a seguito dell'incontro, è stata lodata dall'associazione ambientalista con un comunicato stampa. Se si pensa a tutti gli scontri che ci sono stati, anche quelli legali, tra diffamazioni e accuse di danni ambientali, ci si rende conto di quanto sia importante la foto in cui Naidoo e Starace si stringono la mano.
Enel non è l'unica azienda che si sta muovendo in questo senso, lo stanno facendo anche altri grandi dell'energia europea e mondiale (sono recenti i casi della tedesca E.On - che sta svendendo il suo patrimonio a carbone e gas – e l'australiana AGL – che si propone di smettere di essere uno dei più grandi inquinatori del Paese), ma l'azienda italiana, se si muove abbastanza in fretta, potrebbe imporsi in Europa con una nuova leadership.
Il divorzio tra i grandi dell'energia e i combustibili fossili è ormai in atto: il mondo potrebbe davvero rimodellarsi nella maniera in cui tutti gli ambientalisti hanno sempre sognato.
EC
09-11-2015