Enfant prodige (By Spartaco)

Creato il 12 maggio 2013 da Simo785

Andrew Howe (Los Angeles, 12 maggio 1985) è stato uno degli atleti più talentuosi della nazionale
italiana. Con lui sembrava possibile sognare in grande e immaginarsi ai vertici delle competizioni
più importanti, le premesse c’erano tutte, un vero enfant prodige, impegnato addirittura in due
discipline diverse: i 200 metri e il salto in lungo. Dopo tanti anni ai margini sembrava proprio che
l’Italia avesse trovato il suo profeta.
Nasce negli Stati Uniti da madre afroamericana, ex atleta e padre di origini tedesche, professione
calciatore. Geneticamente ci sono delle ottime basi, purtroppo i suoi si separano e la madre,
Renèe Felton, conosce l’atleta italiano Besozzi e nel 1990 si trasferisce a Rieti, fortunatamente
per l’atletica azzurra. La madre seguirà il figlio in tutto, gli sarà sempre a fianco.Andrew sin da
piccolo pratica diversi sport: tennis, calcio (che lo lusinga lungamente per le sue doti atletiche),
pallacanestro, oltre a suonare la batteria. Ricordo ancora un’intervista televisiva in cui parlava di
tutte le discipline che aveva praticato e della musica, non riuscivo a capire come faceva a fare tante
cose, essendo suo coetaneo…
L’exploit di Howe risale al 2004, Mondiale juniores di Grosseto. Il simpatico talento reatino ferma
il cronometro sui 20”28”’ nei 200 metri e raggiunge 8.11 metri nel salto in lungo. Bolt alla stessa
età non andava sotto i 19”99”’, Blake, medaglia d’argento a Londra, non riusciva a fare meglio di
21”26”’. Due anni dopo si aggiudica il Mondiale di Gotenborg nel salto in lungo con 8.41 metri,
battendo l’attuale campione olimpico Rutherford, giusto per capire che atleta magnifico fosse Howe
agli inizi della sua carriera. Il 30 agosto 2007 ai Mondiali di Osaka, in Giappone, perde di un soffio
il testa a testa con Saladino, ma con i suoi 8.47 metri ottiene il record italiano.
Per alcuni i problemi per Howe iniziano allora, scegliendo di non scegliere quale tra le due
discipline portare avanti. La Federazione è stata latitante, la madre, sua allenatrice da sempre, ha
avallato la non scelta del figlio. Durante la Coppa Europa dell’anno successivo nei 200 metri ha
accusato il primo infortunio serio della sua carriera, purtroppo gli ha pregiudicato la preparazione
per l’Olimpiade di Pechino, dove ha fatto una prestazione incolore. Nemmeno in questo caso
l’onnipresente Felton ha deciso di indirizzare il figlio verso la disciplina in cui sembra più a suo
agio, il salto in lungo, anzi forse la sua convinzione nelle potenzialità del figlio ha intestardito
ancora di più il talento dell’Aeronautica italiana a continuare le competizioni su entrambi i fronti.
Nel 2009 un nuovo infortunio lo blocca e lo costringe ad andare in sala operatoria, dopo la
riabilitazione la Federazione lo rilancia, sicuramente troppo in fretta, forse perché sta puntava tutto
sul diciannovenne. Lo impiega nelle gare dei 100 e 200 metri, stressandolo; arriva scarico per il
lungo, infatti non supera gli 8,12 metri, misura che raggiungeva da juniores. Nel 2011 dopo una
brutta gara di lungo dichiara a caldo di voler abbandonare la disciplina, purtroppo nessuno riesce
a convincerlo dell’errore che sta commettendo, così durante una seduta d’allenamento rompe il
tendine d’achille, lo stesso che aveva operato l’anno precedente. La Federazione italiana decide,
nonostante il clamore suscitato, di lasciarlo a casa per le Olimpiadi di Londra. Howe non mancherà
di polemizzare, ma alla fine sarà costretto a guardare le gare da casa.
Cosa augurare ad Andrew per il suo compleanno? Di continuare ad allenarsi con professionalità
come ha sempre fatto e magari riuscire a togliersi qualche soddisfazione in più, con l’aiuto della
buona sorte e la forza di fare la scelta giusta, la migliore per lui. I tifosi vogliono vedere il suo
sorriso non solo negli spot, ma anche sulle piste, vogliono sentire di nuovo la madre che urla per
le gesta da “piè veloce” compiute dal figlio, vederla piangere di gioia. Speriamo di poterne parlare
prossimamente, su “questi schermi”.


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