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Enigmatico e affascinante. Con 1Q84 Murakami sceglie solo uno dei tanti mondi possibili

Creato il 10 marzo 2014 da Lundici @lundici_it
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Gioiellino della letteratura contemporanea, 1Q84 di Murakami Haruki (2009), racchiude in tre libri (per un totale di 1113 pagine) una storia prolissa, enigmatica e affascinante, ambientata nella Tokyo del 1984.
Già il titolo allude ad agganciare il paragone con la nota opera di Orwell e tesse un tappeto dalla trama arzigogolata, nella quale la situazione storico-politica è presentata oggettivamente e con una nota di disillusione. In ben 79 capitoli si srotolano, alternandosi, i punti di vista di Aomame e Tengo, per poi passare gradualmente in rassegna le prospettive di altri personaggi. Murakami innesca meccanismi ad hoc ai fini di mettere in moto la delicata macchina del destino e dar voce a forze contrastanti ed essenziali. Queste ultime animano corpi plasticamente imperfetti e perciò reali, disegnati accuratamente con descrizioni tali da donar la vista ai non
vedenti.

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Ognuno di loro abita un mondo imperfetto nel quale il confine tra bene e male si rivela flebile e languido. Tutte le azioni compiute sono drastiche e inevitabili e non sempre conducono a
un lieto fine, eppure convergono verso un fulcro sconosciuto, che ruota intorno ai cuori innamorati
di Aomame e Tengo. La loro ricongiunzione non prevede spiegazioni dalla realtà esterna: di colpo spariranno tutti, come farfalle adescate in un retino, verranno semplicemente dimenticati e pare non serva chiedersi che fine abbiano fatto. Così ognuno è indispensabile, ma non insostituibile; rappresenta esclusivamente un ingranaggio necessario a far andare avanti la storia.

Murakami si muove sul binario degli schemi e della logica, remando al contempo a favore della corrente opposta, al fine di creare un universo illogico, adatto a far perdere i colpi della ragione a personaggi meticolosi, testardi e fin troppo razionali. La loro mutazione sembra essere l’incognita costante dell’evoluzione; mi riferisco a una metamorfosi fisica e spirituale, inspiegabile ed inevitabile.

Fondamentalmente Aomame, Tengo, Fukaeri, Komatsu, Tamaru, Ushikawa… sono tutti reietti della società, rifiutati dalle famiglie, ignari ai legami affettivi, solitari. La maggior parte di loro si identifica con un lavoro soddisfacente, ma ciò non basta a renderli felici, visto che alle loro esistenze manca sempre un “di più” in grado di saziare la fame di affetto che negano di provare.

Rappresentazione dell'incontro tra Tengo e Aomame ai tempi della scuola elementare

Rappresentazione dell’incontro tra Tengo e Aomame ai tempi della scuola elementare

I protagonisti per eccellenza (Tengo e Aomame) sembrano indossare i panni di Romeo e Giulietta in una chiave modernissima che esclude le leggi familiari e fa entrare in gioco il destino. Vivono specchiandosi in un ricordo lontano e vivido, privi di certezze e al contempo pronti a sacrificarsi l’un per l’altra. La loro storia d’amore è già stata scritta, così come sono note le storie di quasi tutti i
personaggi. La ripetizione, infatti, è la chiave di volta narrativa e contenutistica dei tre romanzi, visto che i dettagli fisici, i pensieri, i ricordi e quant’altro appaiono più volte tra le pagine, presentati nella stessa formula linguistica; al contempo il romanzo di cui si parla nel libro (“La crisalide d’aria”) prevede tutti i fatti che si incastonano uno dopo l’altro tra le righe d’inchiostro.

Così la morte della madre di Tengo è inesorabilmente legata a quella della sua amante, della giovane infermiera Adachi Kumi e di Ayumi (la poliziotta, amica di Aomame). Sotto tale punto di vista, sembrerebbe che l’autore sostenga la credenza nella reincarnazione dell’anima e nell’eterno ritorno.

Haruki ci incatena alla realtà chiamando a raccolta tutti i sensi, primo tra tutti l’udito. È la Sinfonietta di Janacek a scandire i momenti clou e a spalancare le porte chiuse e remote della coscienza, mentre il tatto innesca un contatto tra Aomame e Tengo: una stretta di mano, avvenuta in un’anonima aula della scuola elementare, per lunghi venti anni non smette di scuotere le anime dei protagonisti e di rinforzare l’esistenza di un possibile “noi”.

Le due lune, protagoniste di

Le due lune, protagoniste di “1Q84″

Il loro amore si rivela talmente forte da
annullare qualsiasi ragionevolezza, conducendoli inconsapevolmente in una realtà con due lune, che Aomame chiama “anno 1Q84” (laddove Q sta per “question mark”) e Tengo “paese dei gatti”.

Fulcro filosofico delle loro esistenze è lo spostamento, non solo quello fisico da un luogo a un altro, ma anche quello mentale, sottile a tal punto da strusciare contro le pareti fatiscenti della metafisica. Come asserisce la fredda assassina Aomame: “Mi sposto. Dunque sono”, rimpiazzando in tal modo il “Cogito ergo sum” cartesiano e mettendo in risalto un’azione fisica e carnale.

In questa danza disperata a favore della vita, il corpo viene onorato come se fosse un santuario sacro creato
appositamente per rendere lode alla plasticità estetica dell’essere, attraverso l’abbigliamento firmato (Ferragamo, Hugo Boss, Nike, Gucci, La Bagagerie, etc) che incarta dei corpi di cera capaci di sorprendere gli occhi, sudare, essere modellati, manipolati, distrutti. Così Tengo ha un fisico imponente, Fukaeri nasconde l’intimità di una bambina e la sua carne odora di vita non ancora matura; Ushikawa è talmente mal fatto da attirare l’attenzione di tutti; Aomame allena i suoi muscoli ogni giorno e conosce a memoria ogni parte del corpo. La conoscenza le dona la chiave necessaria a togliere la vita a uomini spregevoli, con l’aiuto di uno speciale rompighiaccio costruito con le sue mani. Gli stessi Little People, che rappresentano la divinità assoluta e antichissima, si manifestano agli esseri umani perché dotati di un corpo privo di segni di riconoscimento (come a
dire che la “divinità” si possa intravedere in qualsiasi persona).

Inoltre lo sdoppiamento che si effettua tramite la crisalide d’aria, in mother e doughter, separa l’anima dal corpo attribuendo comunque alla prima una custodia tangibile. Altra fisicità si annota nel paragone che fa Tengo tra
gli uomini e le cellule, che abbandonano l’epidermide così come gli esseri umani abbandonano il mondo.

Nel romanzo di Murakami, arricchito da riferimenti alla storia, alla letteratura nipponica e europea, alla musica classica, al jazz, al cinema locale e americano, il bene e il male, la vita e la mortestanno sullo stesso piatto della bilancia e garantiscono l’equilibrio fondante. Un occhio di riguardo a parte assume il tempo, la cui teoria inizialmente non scuote le nostre coscienze, affiancandosi alla nota teoria della relatività, per poi mutare di colpo ed essere reputato uno dei beni più preziosi e per di più acquistabili attraverso un pagamento in denaro.

L’opera è mista di ateismo e spiritualità e dà forma ad una nuova credenza – filosofica, artistica, fisica e spiritica- che non lascia superstiti. Il Leader del Sakigake, nonché voce dei Little People, è una specie di santone che baratta la sua vita con quella di Tengo, compie cioè un sacrificio in nome non di una certezza, bensì di una possibilità. Dunque alla snella e muscolosa donna che gli dona la morte, non regala altro che la condizione base dell’umanità: la speranza, necessaria a farci andare avanti e a farci combattere. Succede così che il Leader invoca la morte per alleviare le sue sofferenze fisiche, lui che conosce inspiegabilmente tutti i fatti, si lascia uccidere non per salvare tutta l’umanità, ma una sola persona.

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C’è inoltre un simbolismo ingenuo e impercettibile che collega Tengo ad Aomame; si tratta del corvo che fa la spola tra le abitazioni dei due e funge da campanello d’allarme degli innumerevoli
eventi nefasti che si avventano sulle loro vite.


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