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Enter nowhere è uno di questi casi.
Lo spunto potrebbe essere comune a quello di migliaia di altri film , anche non horror o sci -fi e poi si scivola subito in qualcosa di misterioso, di inafferrabile almeno per tutta la prima parte del film.
La prima sequenza vede una coppia di giovani balordi tentare di rapinare un piccolo negozio di alimentari. La ragazza minaccia il proprietario del negozio con la pistola e gli intima di aprire la cassaforte.
Gli dà 3 secondi: 1, 2, colpo di pistola e dissolvenza in bianco con il titolo del film che appare.
Dopo questo prologo il film sembra cominciare a raccontare un'altra storia: una ragazza con un impermeabile bianco si aggira solitaria tra i boschi. Arriva in un capanno e ci trova riparo per la notte.
Ma non è sola , c'è un ragazzo che come lei afferma di essersi perso e che non riesce a trovare il modo di uscire da quel bosco.
Poco dopo trovano svenuta vicino alla porta del capanno una giovane: è la ragazza della rapina.
E qui mi devo fermare perchè non posso dire altro senza svelare dettagli troppo importanti.
Una cosa è certa : Enter nowhere sembra fatto apposta per spiazzare continuamente lo spettatore. Mette in tavola situazioni ordinarie magari già viste in decine di altri film ( il bosco in cui perdersi, il capanno ) per poi deviare in modo imprevisto e scardinare accuratamente tutte le certezze che faticosamente lo spettatore aveva costruito nei minuti precedenti.
Nessun mostro nel capanno, nessuna sevizia nonostante uno scenario da torture porn. Solo una situazione tipo usata come base per fare qualcosa di molto diverso.
Enter nowhere sembra una puntatona di Ai confini della realtà per il tema che tratta che è inerente al tempo e al libero arbitrio. Qualcosa tipo che l'uomo è artefice del proprio destino e con le proprie scelte può cambiare il suo futuro.
Qualcosa tra le sliding doors del fato e un avvenire che viene scritto strada facendo, "leggendo" le varie situazioni che si presentano.
Il film di Jack Heller è una produzione low budget ( 500 mila dollari ) che sfrutta al meglio il potenziale della trovata su cui è basato.
Con pochissimi attori e pochi ambienti Enter nowhere funziona egregiamente perchè le rivelazioni sono centellinate per tutta la prima parte e lo smarrimento dei protagonisti in scena è lo stesso dello spettatore dall'altra parte dello schermo.
Poi tutto viene svelato e si incanala in un finale che ha il difetto forse di chiudere tutto bruscamente, senza lasciare quella libertà di interpretazione che spesso rende il ricordo di questi film più dolce e romantico magari immaginando un futuro alternativo in una dimensione altra.
Cast con un paio figli d'arte: Scott Eastwood ( indovinate di chi è figlio, ma fino a qualche anno fa usava il cognome della madre , Reeves, poi evidentemente ha capito che il cognome del padre apriva diverse porte) che comunque ha physique du role e Katherine Waterston ( figlia di Sam) che riesce a dare profondità al suo personaggio.
Da segnalare inoltre Sarah Paxton che col suo personaggio sopra le righe fa da contrappunto alla recitazione trattenuta della Waterston.
Enter nowhere è una degnissima visione che rifugge i meccanismi della facile stimolazione epidermica in favore della suggestione di temi ben più ampi.
Non una goccia di sangue ma tanti interrogativi a cui dare una risposta.
( VOTO : 7+ / 10 )
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