- Lentezza della segnalazione. Il primo malato è stato ospedalizzato il 1° maggio, secondo il Robert Koch Institute (RKI, l'agenzia federale per la sorveglianza sulle malattie infettive) però solo il 22 maggio è arrivata la segnalazione di un inusuale numero di contagi da Ehec alla Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control). Di solito, nota A. Fruth del RKI, occorrono 14 giorni per segnalare un'epidemia.
- Tra le cause di questo ritardo il fatto che la malattia causata da Ehec solitamente non colpisce gli adulti, ed è stata confusa, inizialmente, con un'infezione da Salmonella. In più, il batterio presentava comportamenti inusuali rispetto ai tipici ceppi di Ehec, il che ne ha ostacolato l'identificazione. Per questo motivo e anche per il fatto che i laboratori locali inviano rapporti settimanali, l'identificazione -E. coli ceppo O104:H4- si è avuta solo il 25 maggio.
- Flemming Scheutz, a capo del World Health Organization Collaborative Centre for Reference and Research su Escherichia e Klebsiella a Copenhagen, dice che l'identificazione sarebbe stata più veloce se si fosse usata la tecnica della PCR (polymerase chain reatcion) per aumentare il materiale genetico del batterio trovato nelle feci dei pazienti, tecnica non ancora molto usata sui singoli pazienti.
- Una segnalazione più rapida permette a ospedali e laboratori di comprendere la situazione più tempestivamente. Dal 1993, il Cdc (Center disease control) di Atlanta, in seguito a un'epidemia di E. coli, si è dotato di una piattaforma di sorveglianza rapida chiamata PulseNet e, grazie al sua database, è possibile confrontare l'impronta molecolare dell'infezione in corso con quelle conosciute. L'epidemiologo Christopher Braden afferma che, in questo modo, il numero delle epidemie riconosciute è raddoppiato, portando spesso ad un'identificazione precoce dell'agente patogeno.
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