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ENTOMBED A.D. – Back to the Front (Century Media)

Creato il 03 ottobre 2014 da Cicciorusso

entombed-ad-back-to-the-front-2014Rapido riassunto delle puntate precedenti. Nel 2004 esce Inferno, un album un po’ avvitato su se stesso che non passerà alla storia come il capolavoro degli Entombed. Il gruppo si sfalda. Negli anni successivi se ne vanno, uno dopo l’altro, il bassista Jörgen Sandström, il batterista Peter Stjärnvind (che aveva sostituito Nicke Andersson a partire dal controverso, ma piuttosto apprezzato da queste parti, Same Difference) e, soprattutto, il chitarrista Ulf Cederlund, principale compositore e solo componente a essere stato presente su tutti i dischi insieme all’altra ascia Alex Hellid. Lo storico marchio svedese finisce in congelatore per un po’ finché Hellid e Lars Goran Petrov, unici superstiti della vecchia guardia, reclutati un paio di ragazzetti svegli, tirano fuori nel 2007 Serpent Saints, un sorprendente ritorno alle radici death metal. Il disco funziona. Sporco, urticante, violento e mai inutilmente passatista. I vecchi fan, pure quelli che si erano allontanati dopo Wolverine Blues, si fregano le mani. E poi dal vivo spaccano sempre.

Un paio di anni fa intervisto Alex Hellid. Mi racconta di essere già al lavoro su un nuovo lp, mi spiega che sarà più melodico, più death’n’roll. Nell’estate dello scorso anno escono la tracklist, la copertina, il titolo, i crediti. Toh, nei crediti non c’è Hellid. Lars, interpellato sulla questione, fa il vago. A oggi non si sa ancora nulla del perché i due avessero scazzato. L’album, che inizialmente doveva uscire nel settembre del 2013, viene rimandato a data da destinarsi per “motivi tecnici”. Ovvero, per capire chi deve tenersi il nome. La spunta Hellid, che finora l’ha utilizzato solo per un’esecuzione orchestrale di Clandestine alla quale hanno partecipato anche Cederlund e il redivivo Orvar Säfström, il tizio che aveva cantato sull’ep Crawl.  Lars prosegue con i ragazzetti di cui sopra e aggiunge un “A.D.” al vecchio moniker, come ha fatto Mike Browning con la sua versione dei Nocturnus. Li becco all’Agglutination un mese fa e, senza Hellid, non è decisamente lo stesso. Manca uno che tenga le fila. Sono una cover band con un membro originale e non fanno neanche finta di essere qualcosa di più. Intanto è uscito finalmente ‘sto Back to the Front. Stessa tracklist, stessa copertina, stesso titolo, stessi crediti. L’unica cosa che cambia è che sopra c’è scritto Entombed A.D.

Dato che Back to the Front era tecnicamente pronto da oltre un anno, suppongo che almeno il grosso del lavoro compositivo iniziale lo abbia fatto Hellid e che gli altri tizi avessero comunque dato una mano. Come aveva detto lui stesso, è più death’n’roll di Serpent Saints. Anzi, sembra riprendere il discorso di Inferno.Avranno riregistrato ex novo pezzi di cui il chitarrista era, almeno in parte, autore? Immagino sia andata così. Almeno negli arrangiamenti, la mancanza di una mano di esperienza si sente. Il disco tiene un profilo basso, il che è pure comprensibile e giusto, ma è un approccio che fa a botte con l’attitudine cazzodurista e guascona che aveva salvato i veri Entombed nei momenti meno ispirati. Addirittura i brani migliori sono quelli più strutturati e melodici, come Bedlam attack, Soldier of no fortune e Second to none, che ci ha pure le tastierine orrorifiche. Quando si tratta di pestare, però, le armi degli Entombed A.D. appaiono spuntate e sembra di ascoltare più una versione in hangover dei Grave che qualcosa che dovrebbe somigliare agli Entombed. E i suoni spenti e dimessi non li aiutano certo, soprattutto nelle canzoni che tentano di essere sfascione e blueseggianti secondo la moda attuale, come le moscissime Digitus medius e Vulture and the traitor. Se si parte, come me, da aspettative basse, lo si può pure trovare carino, di primo acchito. Poi Morfeo prende il sopravvento. E sono sicuro che, una volta battuto l’ultimo punto di questa recensione, non avrò mai più motivo di ascoltare Back to the Front in vita mia.



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