Adoro i free press, ho una vera mania! Ogni volta che trovo copie gratuite di riviste, ma anche semplici depliant informativi, non posso fare a meno di prenderle e di riempirmi la borsa. Dite che sono malata?
Dunque, molto spesso il mio shopping si riduce a un'intensa razzia di free press, con conseguente delusione e sdubbiamento dei commessi che devono sorbirsi il mio (palese) finto interessamento ai capi esposti di circa un'ora. Ormai non mi faccio più scrupoli: entro nei negozi solo ed esclusivamente per le riviste gratuite che offrono. Vago per il negozio con aria interessata, leggo i prezzi, tocco i vestiti per testare il tessuto e, qualche volta, ho anche la sfrontatezza di chiedere informazioni. Ma è tutto un bluff, è una commediola ben studiata che propongo ad oltranza. Io prendo solo i free press e poi ciao.Ecco alcune delle mie vittime preferite:1)CULO
2) URBAN MAGAZINE.
3) NERO.
Jeff Burton
L'artista Meris Angioletti reinterpreta Vettor Pisani, figura di rilievo dell'arte italiana degli anni '70/'80.
Opere fotografiche di Sterling Ruby a confronti con i pensieri di Walter Siti sul tema del culturismo.
Nel numero precedente:
Interessante articolo di moda in cui Sergio Zambon (Blue Is in Fashion This Year) commenta un vecchio editoriale datato anni Ottanta.
Tim Small (Vice/The Milan Review) si lancia in un monologo-brainstorming, provando a dare un suo personale senso alle foto di Mark Wallinger.
4) VICE.
Ah, finalmente non mi scappa più! Adesso so dove trovarlo e, inizio mese, mi faccio il giro dei negozi che lo distribuiscono, riuscendo molto spesso ad accaparrarmelo!Nell'ultimo numero: ragazze orientali simpatiche e pazzerelle, imbalsamatori messicani, palestinesi e israeliani come non li avete mai visti, e tante altre storie dal mondo. Più tette e droga come sempre.
Bravi, mi hanno anche promosso, nelle recensioni musicali, i Light Asylum e i Death Grips, con annessa polemica sul loro (s)vendersi a una major. Il loro album è in loop sul mio pc da più di una settimana.
In conclusione: gente, basta comprare vestiti, il nuovo trend è imbottirsi di free press.
MA MAISON MARTIN MARGIELA PER H&M?!? PARLIAMONE.
Ecco, in casi come questi cedo e do libero sfogo alla fashion victim urlante di gioia e pronta a lottare fino alla morte per accaparrarsi anche solo un fazzoletto per naso griffato MMM. Cristo, è Maison Martin Margiela, mica Anna Tamarra!! Passato il momento, tornerò ad essere la modaiola pacata e polemica che tanto (?) amate (?).
Spero non sia una delusione cosmica. Dai MMM, io credo in te!
Inizio a risparmiare cash fin da adesso...
C.