Ho scoperto sei o sette anni fa che il torneo di calcetto Miscio, a Pantanaccio, lo organizzava Gianluigi Miscio, un ragazzo che veniva in classe con me in prima media. Poi non l’ho più visto. Mi stava simpatico, sparacazzate al punto giusto e amichevole, al contrario di molti in quella specie di bolgia infernale che era la Don Lorenzo Milani. Lì avevi in media cinque o sei compagni di scuola che teoricamente avrebbero dovuto da tempo frequentare le superiori e che invece faticavano a licenziarsi e a farti vivere in pace. Comunque, non divaghiamo: Miscio era simpatico, dicevo. Da lui ho imparato qualcosa nel breve periodo della nostra forzata frequentazione. Innanzitutto ho capito che a pochi passi da casa mia esisteva una vita che non era quella di città, si piantavano i cocomeri, si allevavano le bestie, si pescava nei canali: quell’inverno alle serre per i cocomeri avevano messo non un telo ma due, per farli stare più caldi. Al Pantanaccio si pescava con la bilancia. A Latina c’era la centrale nucleare. Cioè, che ci fosse già lo sapevo, però mi sembrava una cosa fica, da Spazio 1999. Poi, durante una lezione sull’energia e i mezzi per produrla, Miscio alzò la mano e disse che alla madre, quando passava vicino alla centrale a Sabotino, le si scaricava il pacemaker. Fu allora che volli capire a tutti i costi come funzionava e perché accadevano (se accadevano) questi fenomeni “collaterali”. In terza media, con l’insegnante di educazione tecnica trattammo i vari tipi di centrale e mi si chiarirono alcuni fondamenti della produzione di energia nucleare; l’urgenza delle contingenze mi ha però costretto a pensare ad altro per un po’. La centrale intanto l’hanno chiusa e ricordo bene il periodo del referendum, con Chicco Testa e Francesco Rutelli (dico Chicco Testa e Francesco Rutelli) incatenati ai cancelli a Borgo Sabotino. Ora, senza interpretare il ruolo dello sputasentenze, vorrei dire che io non mi fido molto di un laureato in filosofia che si è incatenato alla centrale nucleare per farla chiudere e poi adesso mi vuole convincere ad aprirne il più possibile in tutta Italia (anche se ha spiegato i motivi del ripensamento etc. etc.). Uno che quando era presidente dell’Enel (dico presidente dell’Enel, carica assunta da antinuclearista) a un operaio che in una trasmissione televisiva gli dava del bugiardo rispose “bugiardo sei tu, lascia stare il presidente dell’Enel”. Uno che, ospite in veste di nuclearista presidente del forum per il nucleare (dico presidente del forum per il nucleare e consigliere di Energie Valsabbia, che si occupa di idroelettrico e solare, a dimostrazione che non è assolutamente vero che la laurea in filosofia non dà sbocchi professionali, fornendo competenza e saldi principi di coerenza), alle rimostranze di Mario Tozzi (che non mi sta molto simpatico) sull’impossibilità di trovare luoghi per stockare le scorie rispose fuor di microfono “non ti azzardare a dire che prendo dei soldi perché ti spacco la faccia”. Siccome ormai tutti ne parlano, vuoi per il referendum, vuoi per le vicende di Fukushima, vuoi perché in Italia chi non sa una cosa la spiega agli altri, ho deciso di farmi un’idea leggendo qualche libro di cui darò conto nella prossima puntata e chiedendo a chi con l’energia elettrica ci lavora da anni. Non un laureato in filosofia, non un comico, non un ex magistrato ma Massimo Marzinotto, Senior Member dell’IEEE, Dottore di ricerca in ingegneria elettrica, a lungo ricercatore per l’Università “La Sapienza” e ora in Terna (società che si occupa della trasmissione dell’energia elettrica in Italia). L'ho torturato con domande idiote e luoghi comuni, è un miracolo se mi saluta ancora. Però qui do un sunto della nostra chiacchierata dopo avergli chiesto un permesso che non mi ha concesso (l'ho dovuto drogare di nascosto. Scusami ancora, se mi leggi!).
Secondo te il nucleare è una via perseguibile? A dire il vero nella vita mi occupo di sistemi elettrici in alta tensione e non di produzione di energia elettrica; rispondo giusto perché sei tu e perché almeno continuiamo ad essere amici senza che mi rompi l'anima co 'sto blog.Faccio un preambolo sugli impianti di produzione dell’energia elettrica. L’energia elettrica non può essere immagazzinata e quindi deve essere prodotta al momento. Oggi nel mercato stanno comparendo i primi sistemi di accumulo di energia elettrica ma di fatto siamo ancora in una fase sperimentale e comunque per capacità di storage estremamente ridotte.La richiesta di energia è costituita da una quota parte che non varia nell’arco della giornata (si pensi alle grandi aziende che richiedono grossi quantitativi sia di giorno che di notte) e da una quota parte che è invece variabile (il caso ad esempio delle utenze domestiche e di tutte quelle attività produttive che sono concentrate in determinate ore) per la quale il picco della richiesta è inoltre legato a variazioni stagionali. Per quanto riguarda la quota invariante nell’arco della giornata vengono utilizzate le centrali “di base”, cioè quelle centrali che richiedono dei tempi di avviamento molto lunghi (dell’ordine di svariate ore) e quelle centrali che non è economicamente e tecnicamente conveniente “modulare” ad un livello di produzione che si discosta da quello massimo. Pertanto le centrali “di base” sono le termoelettriche tradizionali come quelle a olio combustibile, a carbone, nucleari e alcune di tipo idroelettrico come quelle ad acqua fluente.Per la parte di richiesta di energia elettrica legata alle ore del giorno e al periodo stagionale vengono utilizzate le centrali “di punta”, cioè quelle centrali che richiedono dei tempi di avviamento immediati o quasi (non superiore all’ora). Pertanto le centrali “di punta” sono quelle idroelettriche a bacino, quelle di pompaggio, le turbogas, etc.Ci sono poi quelle centrali che hanno delle priorità di produzione come le eoliche, le fotovoltaiche e quelle a biomassa: quando c’è disponibilità di produzione (ad esempio vento per le eoliche e luce solare per le fotovoltaiche) hanno priorità nella produzione. Ma veniamo al nucleare. Questo tipo di centrali può essere un’alternativa - per quanto detto sopra - solo ad altre centrali “di base” e pertanto un confronto centrale nucleare vs. idroelettrica a bacino o un aerogeneratore non è corretto. La produzione con il nucleare non immette fumi nell’aria come le tradizionali a carbone e a olio combustibile, ma produce scorie. La quantità di scorie prodotte da un impianto da 1000 MW è solo 5/6 m3 all’anno. Per quanto riguarda la sicurezza invece possiamo tranquillamente affermare che gli impianti nucleari sono sicuri, a meno di eventi non rari, ma imprevedibili come catastrofi/cataclismi di particolare violenza. Secondo me rispetto a tutti i rischi cui siamo esposti oggigiorno, gli impianti nucleari sono più che sicuri.Nel mondo esiste una consolidata esperienza nella produzione di energia elettrica attraverso il nucleare, non bisogna andare lontano dall’Italia per avere qualche “ritorno di esercizio” statisticamente significativo. Ad esempio in Francia ci sono quasi 50 impianti attivi. Nel mondo poi di attivi ce ne sono 442, di cui 148 in Europa. Inoltre 65 sono in fase di costruzione in tutto il mondo, di cui 8 in Europa. Credo che con le tecnologie di oggi il nucleare sia una via più che perseguibile, ma non sono io a dirlo, ci sono scienziati di tutto rispetto a livello internazionale che sostengono questa tesi, perché dovrei pensare il contrario?
La tragedia di Fukushima, potrebbe ripetersi nei nuovi impianti?La tragedia di Fukushima si è verificata in quanto i servizi ausiliari di emergenza non sono stati pensati in grado di resistere ad inondazioni da maremoto. Se a questo avessero pensato quarant'anni fa (quando è stato messo in servizio l’impianto) sicuramente non staremmo qui a parlare di un dramma. Vista l’esperienza non solo di Fukushima, ma anche quella dei maremoti degli ultimi anni, credo che questo genere di catastrofe venga già presa in considerazione sia per un risk assessment che per un risk management di un nuovo impianto nucleare
Quali sono i reali rischi di nuovi impianti?Ti rispondo con un esempio:morire per incidente nucleare è cento volte meno probabile che morire in un incidente aereo e 400 volte inferiore al rischio di crepare per un banale incidente d’auto. Il rischio di morte per incidenti totali, (sinistri automobilistici, ferroviari, cadute, scoppi di gas, incendi, ecc.), è 1000 volte più alto del rischio nucleare. La conclusione è che, siccome accettiamo tranquillamente tutti i giorni il grande rischio di morire in un incidente d’auto, dobbiamo molto più tranquillamente accettare il debolissimo rischio, praticamente inesistente, di passare a miglior vita per un incidente nucleare. Tra la miriade di rischi di morte che affrontiamo tutti i giorni della nostra vita, quello nucleare è assolutamente il meno preoccupante perché è di gran lunga il più piccolo. Forse qualcuno potrebbe dire“ma quante persone morirebbero per un incedente nucleare?” Allo stesso tempo mi viene da dire “quante persone muoiono ogni giorno nel mondo per il fumo? e nessuno fa niente per impedirlo!”.
Esistono centrali nucleari che potrebbero usare altri tipi di materiali, anziché l’uranio, magari meno pericolosi dal punto di vista della radioattività delle scorie?Al momento non credo.
Latina può essere rimessa in funzione o il suo impianto non è più adeguabile ai nuovi standard?Se a Latina si ripartisse con il nucleare, si costruirebbe da zero un nuovo impianto.
Secondo te c’è una possibilità di raggiungere l’indipendenza energetica da parte dell’Italia? Certo. Penso che il paese si stia muovendo in questo senso.
Quali sarebbero i tipi di energia più facilmente producibili in Italia col migliore rapporto costi benefici?Ci sono grossi investimenti sull’energia rinnovabile, è questo è davvero un bene, ma per quello che dicevo prima non basta.
Secondo te c’è più probabilità di rivedere in funzione la centrale nucleare a Latina o che riusciamo di nuovo a suonare un po’ insieme?Spero entrambi, anche se suonare insieme è sicuramente molto più probabile!
Non saltate alle conclusioni, ora, perché è solo un assaggio. Nella prossima puntata alcuni problemi maltrattati e che ritengo fondamentali per fare una valutazione consapevole. Ad ogni modo mi sembrava corretto partire da un parere “dentro” che, al di là delle onde emotive e i panici collettivi, desse conto di concetti basilari per affrontare la questione in maniera razionale e soprattutto non ideologica. Ci chiamano a decidere in merito a un tema sul quale siamo tutti impreparati e con un dibattito scientifico fermo da vent'anni. Alla prossima puntata.