Magazine
Manca poco al referendum e, sostanzialmente, quello che volevo dire l'ho detto. A margine è rimasta la questione Torio. A dire la verità se uno vuole provare a capirci qualcosa la sensazione non è piacevole. Lo dico da subito: tutti gli argomenti esposti nella seconda puntata sussistono pari pari anche se si volessero fare da subito solo centrali al Torio.Proviamo ad andare con ordine: alcuni anni fa Carlo Rubbia (premio Nobel per la fisica) ci ha spiegato di aver inventato un reattore nucleare che non utilizza Uranio ma Torio. É il cosiddetto “reattore subcritico” sul quale una breve ricerca col vostro motore web preferito vi darà ulteriori delucidazioni. Sembra comunque che i vantaggi principali siano: impossibilità di esplosioni, altissimo rendimento rispetto all'Uranio, bassa durata dell'emittività delle scorie. Su questa storia della bassa emittività e dei tempi “più rapidi” di decadimento il dato più accreditato è circa 500 anni. Ora, che questo sia un miglioramento è indubbio visto che l'Uranio porta a produrre scorie con un decadimento di 24.000 anni (basti ricordare, per avere un ordine di comparazione, che 5000 anni fa sulla terra c'erano ancora i Mammuth e che la fine dell'ultima era glaciale è di circa 10.000 anni fa). Però vorrei sottolineare che cinque secoli non sono uno scherzo in quanto a prospettiva programmatica: 500 anni fa significa 1511, c'erano il papa Re e Michelangelo ma non c'era la corrente elettrica. Francamente non vedo come rifiuti tossici assai pericolosi siano più gestibili se durano cinquecento anni.La notizia che in India stiano facendo una centrale al Torio su progetti di Rubbia ha fatto dire a tutti: “ecco pure gli Indiani ci fottono mettendo in atto una tecnologia sicura e a basso rischio”. Intanto precisiamo che l'unico motivo per cui hanno scelto Torio anziché Uranio è che il primo ce l'hanno in abbondanza e il secondo lo dovrebbero in parte comprare; in una logica autarchica e di crescita spasmodica dell'economia è una scelta che non fa una grinza. Che sia poi anche una tecnologia più al sicuro da esplosioni è un gradito accessorio che non esime però dal trovare una soluzione per le scorie. Probabilmente sarà quella usata in tutto il mondo per la stessa tipologia: un bel bunker sotterraneo a bassa profondità con pareti di calcestruzzo armato e preghiere.Il 25 novembre del 2003 il fisico premio Nobel fu ascoltato dalla commissione Ambiente alla Camera dove disse: “Si apre a questo punto il grave problema dell'eliminazione dei rifiuti radioattivi. Con vari metodi sono inceneriti, triturati, macinati, pressati, vetrificati e inglobati in fusti impermeabili a loro volta disposti in recipienti di acciaio inossidabile, veri e propri sarcofaghi in miniatura. Queste "vergogne" dell'energia nucleare vengono nascoste nelle profondità sotterranee e marine. Non abbiamo la minima idea di quello che potrebbe succedere dei fusti con tonnellate di sostanze radioattive che abbiamo già seppellito e di quelli che aspettano di esserlo. Ci liberiamo di un problema passandolo in eredità alle generazioni future, perché queste scorie saranno attive per millenni. La sicurezza assoluta non esiste neppure in quest'ultimo stadio del ciclo nucleare. I cimiteri radioattivi possono essere violati da terremoti, bombardamenti, atti di sabotaggio. Malgrado tutte le precauzioni tecnologiche, lo spessore e la resistenza dei materiali in cui questi rifiuti della fissione sono sigillati, la radioattività può, in condizioni estreme, sprigionarsi in qualche misura, soprattutto dai fusti calati nei fondali marini. Si sono trovate tracce di cesio e di plutonio e altri radioisotopi nella fauna e nella flora dei mari più usati come cimiteri nucleari. Neppure il deposito sotterraneo, a centinaia di metri di profondità può essere ritenuto secondo me, completamente sicuro. Sotto la pressione delle rocce, a migliaia di anni da oggi, dimenticate dalle generazioni a venire, le scorie potrebbero spezzarsi o essere assorbite da un cambiamento geologico che trasformi una zona da secca in umida, entrare quindi nelle acque e andare lontano a contaminare l'uomo attraverso la catena alimentare. A mio parere queste scorie rappresentano delle bombe ritardate. Le nascondiamo pensando che non ci saremo per risponderne personalmente.” Adesso la domanda sorge spontanea: in India le scorie le mangiano?O Rubbia ha subito una metamorfosi della sensibilità dopo aver incontrato qualche santone indiano e i suoi tre chili di hashish/giorno oppure, più semplicemente, la notizia che sia lui a seguire la costruzione della centrale è falsa. Vabbe', lasciamo perdere. Certo è che Rubbia in Italia è il paladino di un nuovo tipo di fotovoltaico, detto solare termodinamico. Anzi, per essere pignoli, è contro ogni tipo di centrale a combustibile fossile e contro il nucleare (basta cercare le sue dichiarazioni a seguito dell'episodio di Fukushima). Per lui ora (in Italia) c'è solo il solare (termodinamico).Sin dal 2004 dichiarava: “Non si producono rifiuti né emissioni. L'energia è abbondante e rinnovabile. Non bisogna costruire sistemi di trasporto per i combustibili perché il sole arriva da solo. Gli investimenti e i costi sono più bassi rispetto alle centrali convenzionali. Il sistema è estremamente flessibile e si presta ad essere usato con impianti di piccola taglia in località isolate. I tempi di costruzione sono brevi, circa tre anni”.E anche:“Oggi, cioè in fase preindustriale, il costo complessivo dell'impianto oscilla tra i 100 e i 150 euro a metro quadrato. E da un metro quadrato si ricava ogni anno un'energia equivalente a quella di un barile di petrolio. Il che vuol dire che utilizzando un'area desertica o semidesertica di dieci chilometri quadrati si ottengono mille megawatt: la stessa energia che si ricava da un impianto nucleare o a combustibili fossili, ma con costi inferiori e con una lunga serie di problemi in meno”. Però, dico io, dove pensa di trovare il nostro premio Nobel un'area desertica di dieci milioni di metri quadri in Italia? E dal momento che i programmi-proclami di governo parlano della necessità (fittizia come sappiamo, visto il surplus di energia lorda) di 8-10 nuove centrali nucleari, forse dovremmo trovare cento milioni di metri quadri desertici (alla faccia della piccola taglia)? E se volessimo anche sostituire le attuali centrali a combustibile fossile? Non so, la vedo dura. E la vede dura anche lui: sembra infatti che ultimamente abbia proposto di porre queste centrali nel deserto del Sahara. Be' allora sì che quelli di Terna dovrebbero fargli un monumento perché un elettrodotto che attraversi il Mediterraneo ancora non erano riusciti a dimostrare che fosse utile. Anche su questa nuova location però Rubbia ha dei problemi: si dice infatti che l’acqua nel deserto sia la risorsa più scarsa in assoluto. Serve molta acqua per muovere le turbine sotto forma di vapore ad alta pressione. Persino le centrali nucleari soffrono di questo problema d’estate. Adesso dunque sta lavorando affinché i nuovi impianti possano riscaldare l'aria compressa per produrre acqua.Boh. Prima dice il Torio e forse lo fa in India, poi dice il nucleare no e vuole fare centrali solari nel deserto (rendendo necessaria comunque un'importazione) oppure sparse in Italia in aree desertiche(?). Ragazzi, io qualche dubbio ce l'ho.Chiudo con la buona notizia che il Torio, sottoposto alle cosiddette reazioni nucleari ultrasoniche dimezzi la propria emittività in novanta (!) minuti. Cioè si potrebbe sviluppare un metodo (sperimentato per ora su quantità ridottissime) per produrre energia nucleare con scorie innocue. È una cosa molto di là da venire, però c'è. Andate a cercare (mica posso fare tutto io).