Enzo Jannacci
Enzo, Vincenzo, Jannacci ci ha lasciati ieri sera, venerdì 29 marzo. E’ stato tra i protagonisti più completi e concretamente estrosi della musica italiana, innovata e caratterizzata negli anni (dagli esordi nel ’56 come tastierista dei Rocky Mountains, voce Tony Dallara, per poi passare ad Adriano Celentano, I Rock Boys, ed arrivare al sodalizio con Giorgio Gaber, I due corsari, ’59, proseguendo da solista) con melodie particolari e testi sempre originali ma nel contempo attenti alla realtà, in particolare agli “ultimi”, gli sconfitti, i diseredati dalla vita, mediati attraverso il filtro del surreale e addolciti da toni poetici, venati anche da una certa malinconia.Jannacci in una scena de “L’udienza”
Credo che alla lettura dei tanti articoli susseguitisi in queste ore Jannacci avrebbe fatto seguire la sua caratteristica risata o intonato seduta stante un Quelli che… adeguato alla situazione, ironico e sfottente. Ecco perché mi limito ad un semplice ricordo, anche come valido attore, in particolare ne Il frigorifero, insieme a Monica Vitti, diretto da Mario Monicelli, episodio del film Le coppie, ’70, e soprattutto perfetto protagonista de L’udienza, ’71, Marco Ferreri, scrivendo queste poche righe corredate dall’ascolto di Mexico e nuvole, una delle sue interpretazioni (il testo è di Vito Pallavicini, la musica di Michele Virano e Paolo Conte) da me preferite, pur se in conclusione, nella presunzione di ritenerla coerente allo spirito dell’artista, lascio la parte finale di Vengo anch’io: “Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale Vengo anch’io? No tu no per vedere se la gente poi piange davvero e capire che per tutti è una cosa normale e vedere di nascosto l’effetto che fa”.