Un altro brano di una generazione che ha prodotto artisti paradigmatici se n’è andato, Enzo Jannacci (all’anagrafe Vincenzo) faceva parte di un’ondata salutare e fresca che aveva rinnovato il mondo della cultura e dello spettacolo italiano, un’autentica ricostruzione postbellica dal sapore rigenerativo. Jannacci, amico di Gaber, Dario Fo, Beppe Viola, Cochi Ponzoni, Renato Pozzetto, era riuscito insieme ai suoi compagni a lanciare definitivamente Milano nel panorama artistico nazionale, una Milano rimasta fino ad allora a guardare Roma e Napoli, le città monumentali, con un senso di ammirazione e invidia. Come non ricordare gli esordi di questo giovane diplomato al Conservatorio di Milano in armonia, composizione e direzione d’orchestra, il suo sodalizio rock con Giorgio Gaber, la sua formazione jazz, l’approdo al cabaret, gli spettacoli teatrali con testi scritti a quattro mani con Dario Fo, canzoni come El portava i scarp del tennis, La mia morosa la va alla fonte, L’Armando, Sfiorisci bel fiore, Faceva il palo fino alla celeberrima Vengo anch’io. No, tu no, uscita nel novembre 1967 e diventata un successo nazionale nei primi mesi del ’68 e diffusa dappertutto alla radio, alla tv, nei jukebox. Da oltre quarant’anni Vengo anch’io. No, tu no è una delle canzoni più commentate, riviste ermeneuticamente e fraintese, sul suo testo (di Dario Fo e dell’attore romano Fiorenzo Fiorentini) hanno provato a infilarci di tutto, dal mobbing, alla lotta di classe, alla discriminazione sociale ecc., eppure ancora oggi resiste, se non altro per il refrain tormentone che suggerisce almeno l’idea di un’esclusione a cui tutti, bene o male, siamo soggetti.
Jannacci non era soltanto musicista, laureatosi in Medicina, passò un periodo importante della sua vita verso la fine degli anni sessanta a Johannesburg per specializzarsi in cardiologia nell’equipe di Christiaan Barnard. Nel corso degli anni l’attività medica venne alternata a quella artistica, aggiungendo un’altra grande passione, il karate (stile Shotokan), in cui ha primeggiato raggiungendo il grado di cintura nera. Ma Jannacci è stato anche un attore, al cinema esordì nel 1964 in una piccola parte all’interno del film di Carlo Lizzani La vita agra, per poi avere ruoli più importanti ne Le coppie (episodio Il frigorifero con la regia di Mario Monicelli, 1971), L’udienza (Marco Ferreri, 1971), Il mondo nuovo (Ettore Scola, 1982), Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada (Lina Wertmuller, 1983), fino all’ultimo La bellezza del somaro (Sergio Castellitto, 2010).
Delle sue numerosissime apparizioni televisive ricordo con estremo piacere le folli e demenziali esibizioni insieme a Cochi e Renato all’interno della mitica trasmissione Il poeta e il contadino del 1973, ma anche le più recenti in coppia con Piero Chiambretti ne Il Laureato bis del 1995 e lo special dedicatogli da Fabio Fazio il 19 dicembre 2011, con una carrellata di vecchi amici che lo hanno omaggiato interpretando i suoi brani.
© Marco Vignolo Gargini
http://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Jannacci
http://www.bielle.org/artisti/JannacciVengo.htm