
Ma più di tutto nella memoria collettiva risuonano le parole accorate del difensore di Tortora che in aula, rivolgendosi al pubblico Ministero quasi urlò “Signor giudice lei le ha lette le carte del processo?” Perché quello che lascia sconcertati è la superficialità, l’incuria della vicenda e il sospetto di vendette incrociate verso un personaggio televisivo scomodo e e ribelle… Due volte l’avevano cacciato dalla Televisione di Stato, la prima volta perché nella sua trasmissione Alighiero Noschese aveva fatto l’imitazione di Amintore Fanfani… fatto evidente di lesa maestà… E una seconda volta nel 1969 quando aveva definito la Rai “Un jet supersonico pilotato da un gruppo di boy scout che litigano ai comandi, rischiando di mandarlo a schiantarsi sulle montagne” … Il fatto poi che una volta rientrato in Rai, la sua trasmissione incollasse davanti al televisore la metà degli Italiani non aveva fatto piacere a molti…

Ma pochi potevano prevedere quell’arresto spettacolo, mediatico alle 4,30 di mattina… ”Il Mattino ” di Napoli, va in stampa a mezzanotte o giù di lì, già con la notizia dell’arresto di Tortora… I fotografi e la stampa son già pronti all’ingresso dell’Hotel Plaza di Roma… Mentre appare il mostro in manette, accusato di associazione a delinquere di stampo camorristico… Chi l’accusa sono i pentiti di camorra il cui numero lievita di giorno in giorno, più uno squallido pittore in cerca di un po’ di notorietà… La prova del fuoco? L’agendina di un camorrista dove c’è il nome del presentatore e un numero di telefono… I contatti avuti? Dei misteriosi centrini perduti che dal carcere erano stati inviati , per la vendita in diretta nel mercatino virtuale del ”Portobello” televisivo di Tortora…
Ci volle la sentenza di appello per scagionare Enzo Tortora e bastò un giudice più attento… Il nome sull’agendina non era Tortora, ma Tortona e al numero telefonico, bastava chiamarlo… rispondeva appunto il Sig. Tortona…Quanto ai centrini inviati dal camorrista in carcere, erano arrivati in mezzo a quintali di oggetti diversi in trasmissione e qualcuno li aveva persi… Alle proteste del proprietario Tortora aveva inviato un risarcimento in denaro pensando di chiudere la questione…Ma chi poteva immaginare che Giovanni Pandico, oltre che camorrista era anche schizofrenico e quella perdita di centrini l’aveva considerata uno ” sgarro” personale? Così appena arriva la proposta, lui diventa uno dei ”gran pentiti” assieme ad altri tristi nomi come quello di Pasquale Barra detto “o’ nimale”… Pandico trova la possibilità di vendicarsi e al quinto interrogatorio butta là il nome di Tortora fra quei circa ottocentocinquanta camorristii su cui si abbatterà con l’arresto, il “venerdì nero della camorra”…Peccato che in realtà, molti di quegli accusati erano innocenti come Tortora…
E’ proprio in quel venerdì nero della camorra che bisogna ritornare per cercare il cuore della vicenda …. Uno scenario incredibile, sembra un romanzo della complicata fantasia di Dan Brown… Invece non è la ricostruzione di uno scrittore di trame nere ma della Direzione Antimafia di Salerno… E’ il 27 aprile 1981 quando le Brigate Rosse sequestrano, in uno dei loro ultimi show terroristici, Ciro Cirillo, notabile democristiano e assessore all’urbanistica della Regione Campania…Cirillo in quel momento è il più importante… L’anno prima c’è stato il violentissimo terremoto dell’Irpinia con tremila morti e migliaia di case abbattute… Il sud è ferito ma deve cominciare l’opera di ricostruzione.. E presto! Perchè la Democrazia Cristiana non vuole perdere consenso … E’ ovvio che il rapimento del suo uomo chiave in Campania può essere un grosso colpo …La ricostruzione deve essere targata DC… E del resto non si può nemmeno abbandonare Cirillo a se stesso, dopo lo scandalo del mancato aiuto a Moro di tre anni prima… Le BR stavolta vogliono soldi… e tanti, ma il grosso pasticcio viene fuori quando le istituzioni, anziché con un gruppo di violenti ideologi di sinistra, si trova a trattare con la delinquenza comune … Il top della camorra del boss Raffaele Cutolo che in qualche modo affianca le Brigate Rosse… Cominciò dunque prima di quello che dice la recente cronaca, la trattativa Stato – Mafia… e che si chiamasse camorra è solo una variante sul tema… 5 Miliardi vengono generosamente e rapidamente raccolti… Dai costruttori della zona… E il perché è facile da capire… Una volta libero Ciro Cirillo potrà compensarli con grossi appalti post sisma… Ma solo formalmente ai costruttori edili, il liberato Assessore dispenserà, i fondi della ricostruzione … Perché sarà in realtà la camorra a beneficiarne, ora che la sua presa di potere è totalmente avvenuta…Chi doveva sapere, sapeva, le cose sarebbero potute anche andare avanti così, ma quando cominciano le faide fra un gruppo camorristico e l’altro, lo Stato si spaventa…Violenza, ferimenti e due, tre omicidi al giorno sono veramente troppi…C’è il contagio della paura … Mentre i media cominciano a fare troppe indagini. Chissà a quale cervellone dei servizi segreti venne allora in mente di fare un po’ di arresti, anzi, perché no, una bella retata a titolo dimostrativo per far capire la presenza dello Stato a chi pensava di essere abbandonato a se stesso… Fu così che cominciò l’altra trattativa con chi già era in carcere e a portata di mano, ai quali vengono proposti sconti di pena e forse soldi in cambio di nomi di accertati camorristi… Fra le 850 persone che verranno arrestate, di cui, più di 100 saranno dichiarate innocenti sin dalla prima fase di giudizio, finisce, per uno scherzo del destino e per la vendetta di un pentito schizofrenico anche il nome di Tortora… Poi si troveranno altri 15 pentiti a cascata, che confermeranno il nome del presentatore…Li chiameranno ” pentiti a orologeria” che balzeranno fuori ogni volta che ci sarà bisogno di distogliere l’opinione pubblica dagli strani appalti e da una ricostruzione insostenibile, che aggrega le antiche famiglie sparse nei campi o in piccole città, in enormi stranianti falansteri dove domina la solitudine e l’angoscia…

Le cose prendono un altro verso quando il giudice di 2° grado Michele Morello, si mette in testa di vederci chiaro…. e ricomincia tutto da capo… “Per capire bene come era andata la faccenda, ricostruimmo il processo in ordine cronologico: partimmo dalla prima dichiarazione fino all’ultima e ci rendemmo conto che queste dichiarazioni arrivavano in maniera un po’ sospetta. In base a ciò che aveva detto quello di prima, si accodava poi la dichiarazione dell’altro, che stava assieme alla caserma di Napoli. Andammo a caccia di altri riscontri in Appello, facemmo circa un centinaio di accertamenti: di alcuni non trovammo riscontri, di altri trovammo addirittura riscontri a favore dell’imputato…”
Tortora ormai lo stava gridando da tempo e senza timore nel processo: “Sono innocente”. Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi.”
Quando fu prosciolto tornò a Portobello… Lo stile era sempre quello, sobrio educato, gentile con tutti… Ma durò soltanto pochi mesi… Non ebbe abbastanza tempo per godersi la libertà e l’affetto della gente che in lui aveva creduto… Sono in tanti ad essere convinti che quel cancro al polmone fosse di natura psicosomatica… La disperazione e il pregiudizio possono uccidere…
E’ una storia triste, ma un ritorno in Liguria, sua terra di origine, lontano dai suoi travagliati processi, avrebbe di sicuro consolato anche Enzo Tortora… Perché un buon piatto tradizionale, frutto d’amore e di cultura può far bene all’animo amareggiato…
CIMA RIPIENA ALLA GENOVESE

INGREDIENTIper 8 persone: pancia di vitello kg 1,200, polpa di vitello grammi 100, poppa (tettina) grammi 80, un’animella, mezzo cervelllo di vitella o 1 cervello di abbacchio,qualche pezzetto di schienale, 2 testicoli (granelli o gioielli di toro come eufemisticamente si suol dire), 50 grammi di burro, pochi pinoli, un cucchiaio di maggiorana (persa), qualche foglia mista di erbe aromatiche( prezzemolo,timo, salvia, alloro), parmigiano grattugiato 80 grammi, 8 uova, aglio 1 spicchio, sale a piacere, una manciata di piselli e una di funghi secchi, 2 litri circa di brodo di verdura.
PREPARAZIONE:Fate preparare dal macellaio una pancia di vitella con la sacca già pronta o in alternativa incidete voi la pancia tagliandola sino in fondo, con un coltello ben affilato, tenendovi lontano dai bordi circa due centimetri. Lavatela, sgocciolatela bene e poi asciugatela. Preparate il ripieno cominciando a rosolare nel burro tutte le carni,poi scolatele e poggiatele un un tagliere. Tritate finemente la polpa, la poppa e le animelle, e a pezzi più grossi il resto. Versate tutto in un grosso recipiente e aggiungete i piselli, i pinoli, lo spicchio d’aglio schiacciato, la maggiorana e i funghi ammollati per circa 20 minuti nell’acqua tiepida e poi strizzati. Sbattete bene le uova, poi unitele a freddo al composto. Insaporite con un pizzico di sale e le spezie tritate, poi aggiungete il parmigiano grattugiato.Mescolate il tutto con delicatezza e riempite per non più di due terzi la sacca della pancia perché in cottura la carne si ritira e la farcia si gonfia e potrebbe scoppiare se il ripieno fosse eccessivo. Cucite il bordo della sacca con filo bianco da cucina,poi avvolgete la cima in una pezza di tela bianca ben legata. Porla sul fuoco nel brodo di verdure già caldo e farla cuocere un’ora a recipiente scoperto. Poi incoperchiate e fate cuocere ancora per due ore a recipiente coperto. Dopo averla tolta dal fuoco appoggiatela sul tagliere,ricopritela con un piatto e mettete sopra il piatto un peso. Tenetela pressata per circa un’ora affinché perda l’acqua residua e prenda la tipica forma ovale. Servire fredda a fette.