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Eolico off-shore, l’Italia in alto mare

Creato il 31 gennaio 2013 da Pdigirolamo

offshoreÈ un settore in continua crescita in tutta Europa, che sembra non subire affatto gli effetti della crisi, ma che vede l’Italia in grande ritardo rispetto ai partner continentali (e non solo).

Stiamo parlando dell’eolico off-shore, ossia di quegli impianti per sfruttare l’energia prodotta dal vento in alto mare.

Una realtà che si sta espandendo soprattutto nell’Atlantico settentrionale, nel Mare del Nord e nel Baltico, ma che avrebbe interessanti potenzialità anche nel bacino del Mediterraneo.
Eppure, al momento, l’Italia non può vantare neppure un’installazione operativa. Qualcosa dovrebbe muoversi nei prossimi due anni, periodo per il quale sono già state approvate installazioni offshore pari al 4% del totale.

Eppure, nel resto d’Europa, solo nel 2012 sono state installate e connesse 293 nuove turbine all’interno di 61 parchi eolici, con un incremento del 33% rispetto al 2011.
La parte del leone l’ha recitata (e non poteva essere altrimenti) la Gran Bretagna, che oggi ha il 60% dell’eolico off-shore europeo. Seguono, ma a considerevole distanza, la Danimarca (18%), il Belgio (8%) e la Germania (6%).

E per il futuro? In realtà, secondo l’EWEA (European Wind Energy Association), le prospettive sembrerebbero incoraggianti al punto che, entro il 2014, la potenza prodotta dall’off-shore europeo dovrebbe raggiungere gli 8300 MW. Anche se, bisogna dirlo, l’industria del settore continua a denunciare l’assenza di certezze dal punto di vista legislativo e alcuni deficit per quanto riguarda la connessione in rete.

[foto da ecoblog.it]



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