TRC - Estadio Gigante de Arroyito, Rosario
Argentina 19 - 25 Australia
A Rosario finisce la prima edizione del The Rugby Championship con una partita decisamente meno roboante di quella disputata poche ore prima in Sudafrica. Tra Argentina e Australia lo spettacolo e le emozioni sono nettamente inferiori che al Soccer City, in una partita improntata sull'equilibrio determinato più da errori e lacune che da parità di forze. Questo era ipotizzabile, ma è anche partita "minore" rispetto alle altre uscite dei Pumas. E' l'effetto del colpo d'incontro subito dagli All Blacks o è semplicemente che oramai si son fatti "sgamare" e le contromisure sono state approntate?
Onore comunque aldilà del livello di questa partita alle due compagini: i Wallabies, costretti a lasciare a casa 15 elementi, una squadra intera per infortuni (da Quade a Barnes passando per Ashley Cooper, Pocock, Drew Mitchell etc.etc.), chiudono comunque il torneo al secondo posto con 12 punti, quanti gli Springboks ma con una vittoria in più; mantengono anche il secondo posto nel ranking mondiale. Quanto ai Los Pumas, hanno "ringraziato" da par loro per la concessione dell'ingresso stabile nel rugby di massimo livello (e relativi introiti), pur senza vittorie ma strappando un pareggio e giocando al gatto col topo in casa delle prime al mondo per oltre un'ora, tanto da imporre "spedizione punitiva" agli All Blacks, arrivati la scorsa settimana a Kapa O'Pango spiegata, stendardo di battaglia riservato ad avversari di rango.
Wallabies si diceva abbastanza "B": triturati nelle recenti, destabilizzanti battaglie, si presentano con la "cerniera" ancora in mano ai non eccelsi Phipps e Kurtney Beale di questi tempi, affidandosi al piede rifinito di Mike Harris posizionato estremo; al centro con McCabe arriva Ben Tapuai 22ene dei Reds, mentre al posto di Shipperley all'ala con Digby Ioane c'è esordio di Nick Cummins 25enne di Western Force. In prima linea rotazione con Slipper, Polota-Nau, Alexander e Robinson in panca, Kane Douglas a fianco di capitan Nathan Sharpe in seconda linea e contemporaneo rientro di Sitaleki Timani ad alzare peso e altezza del pack dal posto blindside, in reparto con l'altro grande e grosso Radike Samo e il più compatto giovane Mike Hooper.
Los Pumas sono invece sempre quelli, nella versione casalinga lievemente più da assalto con Amorosino estremo preferito al più tattico Gurruchaga, le solite ali Camacho e Agulla, i soliti centri Fernandez e Bosch, Landajo definitivamente mediano titolare al posto di Vergallo e JM Hernandez perno di squadra all'apertura. Il pack è immutato e immutabile: Roncero all'ultima partita (sicuri?) in prima linea con Figallo e Guinazu, Albacete e Carizza in engine room, Cabello, Leguizamon e Fernandez Lobbe in terza linea.
La partita non decolla mai, continuamente spezzettata: un sacco di falli fischiati dal'arbitro Joubert, un sacco di errori di handling. L'Australia spinge in modo più consistente, senza far vedere gran manovre o individualità di spicco, semplicemente in modo meno frenetico e più consistente. Frenetica è piuttosto la garra degli argentini, che però sfocia in falli: al settimo minuto è 0-6 con due piazzati di Harris,che puniscono infringiments classici, dal non rotolar via al fuorigioco; al decimo Hernandez accorcia 3-6, al 13' è 3-9, distanza ridotta nuovamente al quarto d'ora e riaperta al 23', quando Albacete si becca il giallo, più che per il fallo in se, per la continua ripetitività della situazione di squadra. Sbadigli, spettacolo solo per gli amanti del wrestling, tanto che il pubblico molto "caldo" sin dall'inno, è costretto ad appagarsi applaudendo ai placcaggi più "sonori" dei propri beniamini, i quali non si tirano certo indietro.
E' una superiorità numerica che i confusionari Wallabies non riescono a far fruttare: al 25' è 6-15, che torna 9-15 al 28' e rimane immutato per tutto il resto del primo tempo. E c'è veramente poco da raccontare, se non che Kane Douglas deve uscire sostituito da Higginbotham.
Alla ripresa non si ripresenta nemmeno Slipper, sostituito dal più esperto Robinson (il pack australiano soffriva l'esperienza e la potenza del più leggero pack argentino, ma poco ne sapevan ricavare i Pumas). E si va avanti come prima anche nel secondo tempo, tra frenesie e avanti indietro, equilibrio nella incapacità reciproca di spingersi oltre le poche fasi, entrambe succubi dei propri errori, a dire il vero spesso "forzati" da difese feroci.
Attorno al 50' Leonardi rimpiazza Leguizamon, poi Nicolas Sanchez entra al posto di Hernandez. Il 23enne del Bordeaux dopo aver vinto la Vodacom Cup coi PampasXV, introduce una certa qual brillantezza nei Pumas col suo giocar meno di piede e più di mano, più a ridosso della linea d'attacco. Tanto che Bosch può piazzare poco dopo l'ora di gioco il 12-15.
Partita riaperta? No: nell'azione successiva, dopo che Samo ha lasciato il posto a Dave Dennis, finalmente riesce una azione combinata: Beale pesca alla perfezione vicino a lui il taglio di Ioane in mezzo, mentre i decoy runner vanno dall'altra parte aprendo i trequarti argentini senza far blocchi; la difesa abbocca in pieno, è la meta intonsa che decide la partita. E' l'azione più classica e meglio riuscita nel deserto di questa gara, unica interessante assieme a una fuga da 22 a 22 di Hooper, impadronitosi di una rimessa laterale mal lanciata dai Pumas.
Siamo arrivati al 63', il punteggio è 12-22: i cambi si susseguono da ambo le parti (applausi all'uscita di Rodrigo Roncero) e Harris allunga con una punizione. Ci pensa però Brett Sheehan rimpiazzo di Phipps a fornire il grimaldello per una potenziale riapertura della gara ai Pumas: al 74' si becca il giallo per un evitabile fallo in situazione di ruck.
Immediatamente gli argentini si gettano con furore sull'avversario, lo incollano alla linea di meta e stavolta senza sprecare; alla fine la palla emerge, viaggia a destra verso il nuovo entrato Imhoff che mostra come mai ha avuto tanto spazio nel Racing nel suo primo anno, portando palla in meta spinto dai compagni con addosso tutta la difesa. Bosch trasforma per il risultato finale. E' praticamente l'unica azione plurifase decente riuscita ai padroni di casa, sempre fermati dalla combinazione di determinazione ed esperienza avversaria unita a troppa foga.
Gli ultimi secondi passano con i Wallabies a "spingere" i Pumas a commettere l'ennesimo errore che gli toglie il possesso e fa fischiare la fine all'arbitro: in perfetta sintonia con l'andazzo di tutta la partita.
E' tutto sommato un buon punto di partenza per i Pumas in previsione anno prossimo, se si considera l'andamento complessivo del torneo e si trascura un certo qual "incartarsi da sè" degli argentini, un po' troppo esaltati dalla critica e invece rivelatisi ultimamente, quanto tutti li aspettavano all'incasso, troppo facili da "leggere" nella loro prevedibilità. E' arrivato per Phelan il momento del coraggio: deve dar più spazio ai giovani come Leonardi, Senatore, Sanchez, Imhoff etc., con tante grazie ai vecchi leoni che dal 2007 sin qui han portato la squadra. Serve trovar nuovi approcci e soprattutto delle varianti, che beninteso non rinneghino quell'identità che sin qui li ha fatti arrivare.
Un momento di ri-partenza e ripensamenti è invece a questo punto necessario per gli australiani. Pardòn, il sipario deve ancora calare per loro: tra due settimane c'è la terza puntata della Bledisloe Cup, peraltro già riassegnata agli All Blacks. Una tappa senza possibilità di premi quindi ma fondamentale lo stesso per il futuro prossimo del coaching team.