Secondo il Nihon shoki, nel 552 il buddismo venne introdotto in Giappone dal Paekche (secondo studi recenti già tra il 538 e il 552).
Ciò ebbe subito ripercussioni politiche e religiose, le famiglie d’elite di Yamato si sentirono minacciate nella loro posizione, essendo la loro autorità fondata sui kami locali; poiché il Buddha era ritenuto superiore a tutte le divinità. Si crearono fazioni opposte, la famiglia SOGA, fautrice della nuova religione, e una coalizione conservatrice di famiglie a capo delle quali erano i MONONOBE e i NAKATOMI, sacerdoti ereditari addetti ai riti shintō.
Nel 587 vi fu la sconfitta definitiva di MONONOBE NO MORIYA, capo degli antibuddisti, da parte di SOGA NO UMAKO, il quale fece costruire il grande tempio HŌKŌJI ad Asukadera, quale tempio privato della famiglia Soga, ma anche come simbolo del buddismo in Giappone. La vittoria del 587 rese i Soga onnipotenti a Yamato e in grado di controllare la vita del paese.
Il principe reggente Shotoku Taishi
Il potere politico si legò così al buddismo; dalla corte imperiale venne considerato instrumentum regni, divenendo presto religione di stato, ne venne utilizzata la spinta missionaria per affermare la supremazia del Giappone su tutta l’Asia orientale.
Il principale fautore dell’accettazione e introduzione del buddismo in Giappone fu il principe reggente Shōtoku Taishi, che governò a fianco dell’imperatrice Suiko [secondo il modello Imperatore – potere spirituale, funzioni religiose / Reggente – potere politico, funzioni di governo].
Shotoku combattè a fianco dei Soga per l’accettazione del buddismo; egli trasformò il buddismo da religione magica e popolare in religione di stato, con l’intento di utilizzarne il fondamento spirituale per la costruzione di uno stato unitario.
Nel 604 promulgò la COSTITUZIONE IN 17 ARTICOLI, che stabiliva le basi di un regime ispirato a quello della Cina, con il quale si ponevano le premesse per dare al Giappone delle vere strutture statali. La Costituzione consisteva in una serie di norme morali per i funzionari dello stato e per il popolo.
Shotoku iniziò anche la separazione tra le funzioni amministrative e quelle religiose, con l’intento di imporsi sui vari clan e sui bushi, i guerrieri delle province.
riforma Taika (“grande cambiamento”)
La costituzione di Shotoku preparò il campo alla cosiddetta riforma Taika, che fu portata avanti da un gruppo di consiglieri imperiali tra cui il principe NAKANO NO ŌE (poi imperatore Tenchi) e NAKATOMI NO KAMATARI. Questi, tra il 644 e il 645, furono in grado di liberarsi dei Soga, i cui capi erano sul punto di usurpare il trono imperiale. Nakatomi no Kamatari avrebbe poi ricevuto da Tenchi il cognome di FUJIWARA (“piana del glicine”, dal luogo in cui erano stati preparati i piani per sconfiggere i Soga).
La riforma effettiva ebbe inizio con l’avvento al trono di Tenchi (644) e fu continuata da suo fratello TEMMU (r. 672 – 686).
Riforma agraria
La Cina offriva un esempio di riforma agraria e fiscale, con il sistema denominato KOUFENTIAN, cioè della divisione delle terre per bocche. In Giappone il sistema venne applicato con alcune varianti. A ogni contadino veniva assegnato un appezzamento di terreno pari a circa due ettari e mezzo se maschio e uno e mezzo se femmina. Questo rendeva necessario un censimento di terre e popolazione, anche per determinare il tipo di tassazione.
Divisione del territorio
- KUNI (province) – KAMI (governatore)
- KORI (distretti) – TAIRYŌ (magistrato senior)
- SHORYŌ (magistrato junior)
- SATO (villaggi) – RICHŌ(sindaco)
- BE (famiglie) –> unità minima
Amministrazione centrale
TENNŌ
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JINGIKAN (amministrazione delle pratiche shintō )
DAIJOKAN (consiglieri di stato) –> sadaijin e udaijin
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SADAIJIN (ministro della Sinistra – affari centrali, cerimoniale, affari civili, affari del popolo)
UDAIJIN (ministro della Destra – affari militari, giustizia, tesoro, ministro della casa imperiale)
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[NB: Si trovano sullo stesso piano amministrazione dello Stato e amministrazione delle pratiche religiose (Tennō come intermediario tra divino e terreno) ]
Codificazione delle leggi Le riforme e la centralizzazione dello stato rendevano necessarie anche delle leggi scritte.
I primi due codici, lo Ōmi Ryō (668) e lo Asuka no Ristu Ryō (689), redatti dall’imperatore Temmu, servirono da base per la compilazione del TAIHŌ RITSU RYŌ (dagli anni del regno dell’imperatore Mommu, epoca Taihō, 697 – 707).
Questo codice era costituito da sei libri di RITSU (leggi penali) e undici di RYŌ (leggi amministrative). Fu approvato nel 701 e costituirà la base dell’ordinamento giuridico del Giappone fino al rinnovamento Meiji (1868). Struttura gerarchica (derivata dalla legislazione cinese) del codice Taihō:
- Tennō
- Nobili
- Sudditi liberi
- Sudditi non liberi
Epoca Nara – la fondazione di capitali stabili
Nel 710 venne fondata la prima capitale stabile, a Nara. Prima di allora vigeva l’usanza di trasferire la sede dell’imperatore – alla sua morte- da una località all’altra. Nella concezione shintō, il luogo in cui era morto l’imperatore veniva considerato impuro; il luogo di residenza dell’imperatore successivo veniva dunque – per motivi rituali legati alla “purezza” – trasferito in altra sede. La diffusione del buddismo consentiva di superare il tabù shintō, poiché la morte non era considerata una impurità, ma l’inizio di una nuova esistenza.
Nara fu capitale fino al 784 e ospitò sette imperatori. Nei suoi dintorni sorsero circa cinquanta templi e col tempo le comunità monastiche assunsero sempre maggiore potere, iniziando ad intromettersi negli affari di stato, al punto che l’autorità imperiale ne fu minacciata.
Perciò l’imperatore Kanmu (r. 781 – 806) trasferì la capitale a Nagaoka, dove le comunicazioni per acqua e per terra erano migliori che nella zona di Nara; emanò inoltre un editto per limitare le entrate negli ordini monastici e le donazioni di terre agli istituti religiosi, così da diminuirne l’influenza.
Fujiwara Tanegutsu fu incaricato della costruzione della nuova capitale. Il principe Sawara e le altre famiglie nobili volevano bloccare l’ascesa al potere della famiglia Fujiwara. Tanegutsu fu assassinato nel 785 e i Fujiwara ne approfittarono per punire il principe e le famiglie rivali, esiliandoli. Poco dopo sia il clan Fujiwara che la famiglia imperiale furono colpiti da disgrazie e malattie di vario tipo.
Dato che la capitale non poteva essere avvolta da questi auspici negativi, vi fu un secondo trasferimento e nel 795 fu inaugurata Heian – Kyō, che rimase capitale fino al 1868.
La nascita del feudalesimo
Nell’epoca Heian ebbe inizio la pratica di concedere esenzioni fiscali ad appezzamenti di terra. Queste terre erano chiamate SHŌEN. I privilegi dello shōen, inizialmente limitati all’esenzione delle tasse, si estesero a tutte le sfere della giurisdizione, cosicché il RYŌSHU, il signore dello shōen, giunse ad avere piena autorità sia amministrativa che giudiziaria all’interno del suo dominio.
Gli shōen acquisivano così sempre maggiore autonomia rispetto all’autorità dello Stato.
Il proprietario dello shōen assumeva due denominazioni: come proprietario (RYŌSHU) assegnava appezzamenti a famiglie di coltivatori ottenendo in cambio una parte del raccolto e servizi di carattere personale. Come amministratore (HONJŌ) esercitava il suo potere tramite una rete di dipendenti. Le cariche che contraddistinguevano questi dipendenti divennero ereditarie e contribuirono a far emergere una classe intermedia tra proprietari e contadini. Dalle esenzioni degli shōen nacque il sistema dei feudi, la cui protezione era assicurata dalle famiglie nobiliari (HONKE).
La nascita del feudalesimo in Giappone ebbe così come conseguenza l’emergere di una aristocrazia militare, caratterizzata da patti d’arme personali tra signore e vassallo.
Così, mentre la nobiltà di corte rimaneva ancorata all’apparato esteriore e al cerimoniale, dedicando le proprie energie alle arti, alla poesia e ai piaceri, più che all’amministrazione del paese, la nobiltà delle province faceva esperienza reale di governo, amministrando territori e contadini in maniera autonoma dalle direttive della capitale.
Questi signori provinciali divennero a poco a poco capi militari con grossi contingenti di fedeli seguaci al loro seguito.
Venivano chiamati BUKE, o casate militari. Le grandi famiglie regionali riuscirono ad estendere la loro influenza, stabilendo legami con le famiglie della capitale, i nobili KUGE.
Dalla fusione tra i poteri locali e quelli dei kuge nacque una nuova classe di guerrieri, i BUSHI.
I rapporti tra i guerrieri erano definiti secondo una struttura gerarchica di tipo familiare:
- SHUJIN (padrone, signore)
- IE NO OKO (“figli della famiglia”)
- RŌTŌ (semplici seguaci del capo)
Queste strutture militari su base familiare estesa, gerarchicamente organizzate, dominarono la scena della storia del Giappone per tutto il periodo Heian, alla fine del quale si trovarono raggruppate in due schieramenti distinti e contrapposti, quello della famiglia MINAMOTO (o GENJI) e quello della famiglia TAIRA (o HEIKE)
per approfondimenti :
- http://www.moritas.org/Before/fujiwara.htm
(linea genealogica della famiglia Fujiwara e altre notizie)
[Testo di riferimento: P. Corradini, "Il Giappone e la sua storia", Bulzoni 2003]