Eppure

Creato il 14 aprile 2012 da Selena
Trasudo nostalgia. Da tutti i pori. E non me la levo di dosso.
Anche quando la madre di un amico che vive a Cordoba mi chiede informazioni sull'aereoporto di Málaga dove lei non é mai stata, io le do indicazioni, e la mia mente rivede quei luoghi, sente i rumori, s'immagina gli odori...
Anche quando mi racconta del figlio e di come vive, ed io capisco bene come si sente lui, e lei capisce come mi sento io, e mentre le racconto qualcosa lei mi ferma e mi dice "Hai tanta nostalgia, si vede".
Ce l'ho. E che posso farci? Me ne sento pure in colpa. Perché qui ci sono delle persone che fanno e farebbero di tutto per rendermi felice, ed io mi perdo nella nostalgia di luoghi ormai lontani che non mi apparterranno piú.
E la sera a letto, al buio, a volte ripercorro con la memoria le strade del paesino bianco, rivedo i dettagli visti tante volte durante le passeggiate, ricordo il profumo intenso del gelsomino che arrivava fino al mio balcone, e sento pure la mancanza del cibo che ho mangiato tante volte ma che da mesi avevo dimenticato.
A volte penso di essere una straniera al contrario.
E mi sento pure chiedere "ma come fai ad aver nostalgia del cibo spagnolo? É cosí pesante!".
Eppure...datemi del chorizo, del jamon serrano, una tortilla de patatas, una buona paella...e ripenso a quando andavo a far la spesa ed ai prodotti che compravo, ricordo come 8 anni fa mi sentivo persa tra gli scaffali spagnoli dove non trovavo ció che compravo in Italia, ed ora al contrario, tra questi scaffali italiani non trovo ció a cui ero abituata.
Mi sento assurda.
Come assurdo é il fatto che non posso parlare di come mi sento, delle emozioni che ho dentro, di questa nostalgia che mi afferra la gola, perché tra chi conosco non c'è nessuno che abbia avuto la mia stessa esperienza, e a chi vorrei raccontare ció che mi succede perché mi é vicino non mi potrebbe capire e magari potrebbe pure offendersi perché io ripenso al passato e non riesco a trovare la voglia di integrarmi in questo posto.
Son passati 8 mesi, e ancora fatico. Ci provo, cerco di convincermi che non é tanto male, che ce la posso fare. Mi dico che qui ho accanto le persone che mi amano, lá non ho nessuno.
Poi lui mi parla degli animali selvaggi messi in gabbia che guardano la vita scorrere davanti a loro senza aver la forza di agire e sentirsi vivi.
Non lo so se son un animale selvaggio, peró ho paura, un giorno, di svegliarmi e capire che mi lascio vivere perché mi sento in gabbia. Ho paura di costruirmi la gabbia.
Mi devo dare tempo? Forse non ne é passato abbastanza. O forse non ne passerá mai abbastanza per azzittire i miei pensieri, per togliermi la voglia di muovermi, per dimenticarmi la mia natura.
Poi penso che voglio delle cose che non possono coesistere. Che i desideri e i sentimenti si scontrano.
E che questa nostalgia me la devo togliere dalla pelle, dalla mente, dagli occhi.
Ed iniziare a respirare di nuovo.

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