Equilibri precari

Creato il 09 novembre 2012 da Filelleni

La nostra lettrice Paola M ci chiede di raccontare anche la mostra “L’età dell’equilibrio“, ora in corso ai Musei Capitolini a Roma, oltre a osservare la vacuità del suo progetto di comunicazione come abbiamo fatto nell’ultimo post. Paolo ha ragione perché qualche parola serve a illustrare una mostra che è un trionfo di meraviglie organizzate secondo un criterio organico ma poco intelliggibile al comune mortale. Per capirci: leggete le didascalie e non capirete un benemerito ciufolo. O sono generiche, tipo la biografia dell’imperatore tale o tal altro, oppure sono scritte in archeologhese che più non si può. Comunque sono sciatte e non sanno focalizzare l’attenzione del visitatore sui messaggi importanti. E’ un vero peccato perché la serie di cinque mostre a cui “L’età dell’equilibrio” appartiene, è intesa proprio come una sorta di “Bignami” di storia dell’arte romana, divisa per epoche e temi in modo da focalizzare l’attenzione del pubblico sulle questioni principali (e di principale interesse dei curatori). E’ dunque una serie di mostre concepite con intento divulgativo ma che poi, di fatto, divulga molto poco e perciò il pubblico si limita ad ammirare estasiato tante meraviglie. Per la mostra in corso cerchiamo di fornire qualche indicazione riportando qui di seguito, come in genere non siamo usi fare, un nostro articolo uscito il 14 ottobre sul Domenicale del Sole 24 ore. Buona lettura!

Effe

Si parla di impero romano anche ai Musei Capitolini dov’è di scena un solo secolo, il II d.C., quando l’impero fu più grande e florido che mai. L’età di splendore che vide salire al trono il primo imperatore provinciale, lo spagnolo Traiano, e in cui gli imperatori venivano “adottati” dal predecessore per le loro virtù e non per stirpe, anche se in realtà erano un po’ tutti parenti. L’età che visse l’inedita armonia tra imperatore, senatori, militari e notabili provinciali, e in cui la sicurezza diffusa favorì i commerci al punto da innescare una vera crescita economica globale. Fu però anche un’età di guerre spietate: se Traiano allargò al massimo i confini dell’impero, i suoi successori dovettero invece passare la vita a difenderli. La prosperità diffusa lasciava dunque già trasparire l’angoscia dei secoli futuri, ed è proprio questo spirito contraddittorio dell’epoca che la mostra mette in evidenza. Attraverso i capolavori di un’arte che, tra tante ricchezze, fu veramente sopraffina.

Prestiti superbi da musei di ogni dove sono accostati in mostra alle molte opere già in Roma che si possono ora leggere in luce nuova. I ritratti d’imperatori, per esempio, vengono per buona parte dai Capitolini stessi, ma solo vedendo accostati ritratti diversi dello stesso imperatore, si possono confrontare i diversi modi in cui egli si presentava alle varie terre dell’impero. Adriano, il “filosofo” filelleno che noi conosciamo con la barba di rito e lo sguardo mite, in Asia Minore si mostrava invece come guerriero forte e spietato che schiaccia addirittura col piede la testa del nemico vinto. Dopotutto nella vicina Giudea aveva soppresso la rivolta ebraica con una brutalità del tutto consona a quell’immagine esaltatrice della sua auctoritas guerriera. E Marco Aurelio non si fece mai ritrarre in armi, benché abbia combattuto tutta la vita, ma i suoi occhi fissi al cielo rivelano come a fine secolo l’imperatore dovesse oramai apparire al popolo come autocrate per volere divino.

È soprattutto la classicità adrianea a trionfare in mostra con capolavori di scultura che rivelano al meglio il virtuosismo degli artisti dell’epoca nel levigare i marmi fino a renderli come porcellana, o lavorare finemente anche le pietre più dure. Molte sono le opere da villa Adriana, ma si ammirano anche quelle collezionate pochi decenni dopo in Grecia dal ricchissimo Erode Attico, e i rilievi dalla villa di Piano di Sorrento che sono una vera rivelazione; mentre il prezioso tesoro argenteo di Marengo, fresco di restauro, è un piacere per gli occhi. Si vede poi come l’algida levigatezza delle sculture abbia lasciato presto il posto a nervosi chiaroscuri preannuncianti i tempi bui, specie nei sarcofagi che diventano sempre più importanti e imponenti. E si percepisce chiaramente come, nonostante tutto, l’arte del secolo parlasse in realtà soprattutto di guerra. I grandi rilievi storici si dovranno per forza di cose ammirare in giro per la città, ma ci sono in mostra due capolavori dal Louvre che rivelano al meglio tutto lo spirito dei tempi: il monumentale rilievo traianeo che predice vittorie, e un piccolo frammento coi volti affrontati di due guerrieri, un romano vittorioso e un barbaro: in poco più di un metro quadrato c’è tutto il messaggio dell’intera Colonna Traiana.



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