I siti internet hanno i giorni contati! Viva il social network!
È questa l’ipotesi (o la provocazione) lanciata dal blog “marketing in bocconi”.
Secondo l’autore del sito sarà soprattutto una questione di costi a far morire i siti. Oggi con wix è possibile farsi una pagina web con pochi soldi se non addirittura gratis. E in fondo, via facebook o twitter, la comunicazione riesce a essere più efficace e virale.
È una tesi certamente affascinante e consiglio la lettura di questo post, perché anche i commenti spingono a riflettere seriamente sul futuro della comunicazione web.
Prendiamo ad esempio gli eventi.
Concordo che una manifestazione di dimensioni ridotte possa sopravvivere benissimo usando solo facebook o pinterest o twitter. Al limite, poi, ci si può costruire una pagina in casa senza spendere migliaia di euro con operazioni outsourcing (dalla grafica ai contenuti) che spesso raggiungono cifre da capogiro.
Il bellissimo event manager blog vende addirittura templates per costruire il proprio sito adattato alle esigenze di un evento. Dunque, sì: è possibile fare tutto in casa e investire il meno possibile nel web tradizionale. Emozionare con immagini e frasi d’effetto puntando solo social networks per taluni eventi può essere la soluzione.
Eppure…
Eppure io ho qualche dubbio. Un evento di medie dimensioni può probabilmente farcela. Non posso tuttavia immaginare come eventi globali, penso alle Olimpiadi, lavorando con templates a basso costo, possano gestire la complessità delle informazioni che devono produrre e diffondere.
Basta entrare in Sochi2014 e farsi un giro per capire la montagna di materiale che viene pubblicato e quanto diversi siano i destinatari: tutti gli stakeholder che ruotano dentro e intorno all’evento hanno un proprio spazio con un proprio linguaggio. Un vero microuniverso!Certe informazioni (accreditamenti, parcheggi, planimetrie dei siti, programmi, biglietteria, e molto altro) devono essere di immediata accessibilità e un sito questo lo garantisce.
Il mio dubbio sulla morte sei diti web investe, tuttavia, un altro aspetto, forse meno immediato.
Un evento non può esistere solo nel presente e nel suo bisogno di informare sul hic et nunc.
Usando solo facebook viviamo prepotentemente solo il presente. Un post sui social dura pochissimo, sempre che non sia efficace e riesca ad avviare una massiccia comunicazione virale. Ma ottenere questo effetto dirompente con ogni post è molto impegnativo. E le informazioni, una volta lette soprattutto se NON condivise, si perdono. Finiscono dentro l’enorme contenitore dell’obsoleto della rete e oggi questo obsoleto può contenere anche comunicazioni nate pochi minuti prima.
E allora, la mia domanda è: che ne rimane della memoria? Oltre ai servizi che un evento ben strutturato deve fornire a spettatori, media, sponsor, volontari e che sono difficilmente gestibili solo in un tweet, che ne rimane di tutto il resto?
Londra 2012 è ancora on line e vive dentro il sito del CIO con le sue storie, le immagini, i video, la memoria di un’intera festa globale. Gli amanti del mordi e fuggi possono obiettare: “A chi serve? In fondo è roba vecchia.”
Recentemente sono stata a un convegno sugli archivi di fotografia industriale e il messaggio condiviso era che questa memoria deve essere protetta e fatta vivere. Non è tanto diversa la storia di un evento.
Certa roba vecchia è importante e deve essere accessibile.
Un sito, forse smetterà di essere un medium per l’informazione sul presente e sarà sacrificato a favore dell’immediatezza dei social. Forse semplicemente cambierà funzione e diventerà un fornitore di servizi e soprattutto un vivo e dinamico archivio. Che non è poco.