Ma non avverrà: Equitalia sarà molto comprensiva con se stessa ne siamo assolutamente certi. E nemmeno aspetterà troppo a richiedere a se stessa il pagamento per far crescere a dismisura gli interessi e la propria “parcella”. Questa narrazione pirandelliana, scritta nella realtà, mostra benissimo quale sia il fulcro dell’attività di esazione: non l’evasione, ma semplicemente l’infierire sui ritardi di pagamento, sulle dimenticanze o sulle difficoltà. Un sistema di pressione e di ricatto con cui uno stato iniquo e poco intenzionato a combattere per davvero evasione ed elusione fa la faccia feroce per racimolare soldi sui debiti in chiaro e non sulle attività elusive, sui fondi neri, sul reddito nascosto.
L’insistente parlare di evasione è più un modo per rivestire l’opera di Equitalia di un’etica posticcia necessaria a far digerire i metodi poco civili che usa oltre che i guadagni non indifferenti che da questi derivano al cravattaro nazionale. E recentemente per coprire gli affari opachi che crescono come funghi al margine di queste prassi. Altro che etica, Equitalia è in realtà la spia accesa di un rapporto malato tra cittadini e stato nelle sue varie articolazioni, l’altra faccia della medaglia di una corruttela diffusa della classe dirigente che cerca l’alibi della severità. Con gli altri naturalmente.