Magazine Diario personale
Così lunga era stata l'attesa che i fiori di quel caldo Maggio sarebbero stati i più belli!
Chiesa bianca di scalinata, facciata rosa pallido, panche di mogano lucido, l'altare in marmo avorio.
Lei aveva un abito in veli di seta, fascia stretta in vita, velo davanti al volto, coroncina di perle.
Lui aveva ancora i baffi, abito nero e matto, gilet chiaro, geloso all'altare per la scollatura della sua quasi moglie.
Occhi azzurri lucidi, quasi inciampava nel vestito, sorriso d'intesa, nuove promesse.
E pioggia di riso, evviva gli sposi, il sì è arrivato in quella tarda mattina.
Festa grande in un ristorante d'altri tempi, flute di champagne sempre pieni, guance rosse per le tante risa e foto e confetti e bomboniere di limonge.
Cambio d'abito come conviene, in beige e marrone vestiti entrambi, sciolti i lunghissimi capelli neri lei sembra una nobile dama, lui un uomo "arruffato" sicuro del proprio fascino. Il saluto degli ospiti davanti ad un pianoforte a coda lucido.
Stava per cominciare la loro vita.
Parigi in quel viaggio di nozze, le istantanee in aeroporto, il noleggio delle bici all'arrivo, la via degli artisti preparandosi a far da modelli a quei pittori de vie.
E ricordi impressi, sensazioni nuove, dormire insieme per la prima volta.
E l'amore, la gioia, il senso di quei giorni.
E pranzi veloci, cene romantiche, la Tour spenta immaginata piena di luci dentro un bacio da amanti.
Così il ritorno, la loro casa, arredata di fretta e ancora troppo vuota. Profumo di nuovo e stucco.
La vita insieme.
E' un caldo Maggio, quello. Pieno di sorprese e regali nuovi.
Finalmente un ritardo. Paris fatale.
Mal di schiena, testa pesante, gli esami sono positivi!
Lei è incinta. E' raggiante. E' Maggio.
Giugno porta la nuova routine, il lavoro ricomincia, ma con diverse prospettive.
Lei si alza presto, non riposa mai, prepara la colazione, la cena e la mente. Presto sarebbero stati in tre. Che gioia, che gioia!
E riparte ogni giorno più forte, lo desiderava tanto, non importava se maschio o femmina, ora era dentro di lei e lei lo avrebbe amato e protetto. Sempre.
Che gioia la vita ora!
Luglio che incombe diviene afoso e ingombrante, si inoltra e chiede ad entrambi di fare uno sforzo e non soccombere al caldo.
"Partiamo! Ti porto a Pescara!"
E' il 23 luglio.
"Che bella cittadina! Ci torneremo?"
"Ma intanto andiamo, sono stanca e ho mal di schiena!"
Quella notte passa in un tormento e il risveglio è rosso di sangue e corse all'ospedale.
"Signora c'è una minaccia d'aborto, la ricoveriamo"
Mille pensieri fuggono veloci riposerò, si diceva, andrà tutto bene, sperava.
E' il 25 Luglio.
Il dolore è estremo e la paura lo supera. Ora il sangue è denso in quel letto d'ospedale, come stretto in una morsa, il suo ventre reclama, soffre, sta accadendo e lei lo sa.
Poi il buio, il silenzio e la pace. L'anestesia faceva il suo dovere. L'aborto era in atto e non si sarebbe potuto fare diversamente.
"Non potrete riprovarci" - disse quel medico - "aspettate un anno, magari. Lei, signora, è estremamente debole, potrebbe perderne un altro. Se vuole, le dico il sesso..."
"No!" - fu interrotto da quella non madre in lacrime - "Sentivo sarebbe stato un maschio, non mi interessa sapere altro."
"Che odiosa cittadina! Non ci ritornerò mai più."
Così Agosto anche se caldo portava un gelo secco e infame.
Settembre di opachi colori spazzava via il sorriso dei bambini festanti in spiaggia.
Ottobre regala notizie. E gravide le sue amiche e parenti ringraziano tutti per i regali.
Novembre era parco di luce e gioia.
Non posso si disse d'un tratto... e tirava a sé quel marito triste volendo di nuovo provare la gioia.
Solo una notte, solo una volta. Poi basta. Prometto.
In quella notte di metà novembre mia madre e mio padre mi hanno concepita.
Era il 10 Novembre 1983.
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