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Era il lontano 1994… Ricordando Topolino 2000

Creato il 20 maggio 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
Speciale: Topolino 3000
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Valutare il corso di Topolino negli anni è impresa proibitiva. Questo perché oltre ai dati quantitativi, necessari a supportare ogni stima, il settimanale disneyano più celebre rappresenta un vero e proprio fenomeno sociale e personale per la formazione di qualsiasi lettore di fumetti italiano.
Inevitabile allora che a far prendere l’ago della bilancia verso critiche o plausi siano anche i gusti soggettivi, le singole esperienze connesse alla propria infanzia e alla sensibilità differente messa in campo nei confronti dell’incontro con l’universo disneyano a balloon.

In questo convulso dilemma esperienziale, il Topo dei primi anni Novanta sembra avere lo straordinario merito di mettere più o meno d’accordo tutti.
Le cifre parlano da sole e mostrano clamorosi picchi di tiratura da oltre un milione di copie; i gadget allegati al giornale sono un fenomeno di costume diffuso; la vecchia scuola di Maestri continua a dare sfoggio della propria mano, mentre una nuova generazione di allievi e pupilli muove i primi, importanti passi e lascia intuire un grande potenziale, sia in quanto a rispetto di canoni e tradizioni, sia in quanto un rinnovamento a cui non faccia eco uno stravolgimento. Insomma, è davvero difficile non ricordare con affetto e consenso quel Topolino là.

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Sono passati 19 anni dal precedente traguardo a cifra tonda per Topolino. Correva l’anno 1994, infatti, quando nelle edicole uscì il n. 2000 della rivista Disney, con il doppio delle pagine e con l’aura di celebrazione che si meritava l’evento.
L’annata del 1994 ha davvero molte, ma molte frecce al suo arco; talmente tante che a ripercorrerle dopo tanto tempo si riscoprono suggestioni e flashback topolineschi davvero da capogiro. E allora, eccole qua in ordine sparso, quelle frecce. Fatti, curiosità, impressioni e ricordi che tratteggiano un 1994 davvero topico. In tutti i sensi.

Una tiratura che perdura

Nel 1994, così come nell’anno precedente, a Topolino capita di oltrepassare il milione di copie stampate. Questo Topolino è il fumetto più letto e diffuso in tutta Italia e fa registrare dati di vendita da autentico capogiro, specie in concomitanza con l’uscita dei gadget estivi. La flessione editoriale degli anni ’80 sembra solo un ricordo.

Ri-passo e gioco

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Nell’estate del 1993 ce lo avevano tutti i ragazzini. Rosso, blu, giallo, a volte anche con pezzi di colore diverso a contendersi la cromia principale. Il TopoWalkie fu un boom, senza se e senza ma, tanto che giocando con un amico capitava di “invadere” le frequenze da cui trasmettevano un terzo o un quarto apparecchio. Un anno dopo, i geniacci del marketing di Disney Italia devono rinnovarsi senza ripetersi.
Trovare un gadget componibile dalla grande diffusione, che ripercorra il variopinto successo precedente, senza però subirne il peso dell’eredità. Incredibile ma vero: ci riescono. Si inventano il Topokit, una sorta di marsupio componibile, pieno di ulteriori gadget capaci di strizzare l’occhio all’ecologia, al gioco e alla scienza, in pieno stile Giovani Marmotte. Non possiede forse la stessa rilevanza commerciale del TopoWalkie (per giocarci, bisognava essere in due e, dunque, aver acquistato come minimo due numeri dello stesso Topolino!), ma ne ricalca colori e stile, entusiasmo e simpatia. E funziona alla grande.

Il vecchio d’istanza e il nuovo che avanza

Nel 1994 sul Topo si respira un’aria da “terra di mezzo”. Non è un’esclusiva dell’annata, quanto, piuttosto, una specifica generale del periodo.
Sono, infatti, ancora attivi molti grandi autori della vecchia scuola, con i loro tratti personali e immediatamente riconoscibili (Scarpa, Chierchini, Scala, Asteriti, giusto per citarne alcuni). Allo stesso tempo, però, si va consolidando in maniera sempre più robusta una nuova tornata di sceneggiatori e disegnatori, che dai Maestri hanno appreso tecniche e meccanismi (mentre il talento è tutto “di casa”), e che assieme ai Maestri stanno contribuendo a mantenere un altissimo livello narrativo.
Il tanto inflazionato concetto di Topolino «che piace ai ragazzi e agli adulti» è essenzialmente questo: un perfetto gioco di equilibrio, tanto nelle narrazioni quanto negli stili.
Ci sono infatti le canoniche storie brevi e umoristiche, così come i lunghi archi narrativi che percorrono intere settimane. A esaltarli, da un lato troviamo tratti barocchi, classicheggianti, quasi pittorici e dall’altro ci sono disegni morbidi, più cartooneschi e sperimentali. Insomma, c’è modo di assaporare le atmosfere classiche che ci si attende da un mondo artistico-narrativo familiare e assodato, ma anche di scoprire alcune varianti innovative: è il caso, ad esempio, delle colorazioni accese di Leopoldo Barbarini, attivissimo in questo periodo (specie sui disegni pieni di De Vita e Cavazzano), o delle primissime esperienze di quel lettering pulito e rigoroso che diverrà poi marchio di fabbrica della testata Zio Paperone (visto, ad esempio in Don Paperigo e il sogno di Zorro o nelle validissime Fantaleggende di Mognato-Dalla Santa). Persino Barks fa capolino ogni tanto, le vignette un po’ ridotte per adattare le quattro righe dei comic book americani al formato nostrano.
Non è un caso se l’esplosione di un fenomeno disneyano come PKNA arriva giusto due anni più tardi: in questo Topolino si respira già un’aria fervente e capace, desiderosa di spingersi un po’ oltre senza perdere di vista la tradizione che l’ha generata.

C’era una volta in America

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Probabilmente una delle saghe d’avventura di Topolino meglio riuscite di tutti i tempi. Esordisce nel numero 1996, dal talento narrativo di Giorgio Pezzin, esaltato dal tratto di Massimo De Vita.
La coppia creativa si mostra in stato di grazia e dà luogo a una vera e propria epopea d’ampio respiro, capace di immergersi nei miti della frontiera e nel sogno americano, seguendo passo dopo passo la formazione di una nazione attraverso un’intera dinastia di Topolini – con relativi Pippidi al seguito – che ci accompagna per 300 anni narrati e circa 6 editoriali.
Riscoprire la saga con il volume Disney del 2001, Storie d’America, non rende affatto giustizia all’opera, poiché il volume non è completo e sono presenti delle pesanti correzioni ai testi, per tentare di coprire queste mancanze. Il modo migliore per tuffarsi nei miti della frontiera rivisti in chiave Disney, dunque, rimane ancora quello di sfilare dalla libreria i vecchi numeri del Topo, cominciando proprio dallo scaffale dell’anno 1994.

Unico nella storia

Piccola curiosità: il Topo n. 1994 del febbraio 1994 è e sarà il solo a condividere l’anno di pubblicazione con il numero di copertina. Sulla corrispondenza (mancata questa volta) tra anno e numerazione, si costituiranno poi numerose gag, appena quattro settimane dopo.

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Eh già. Il duemila, per Topolino, arriva nel 1994. E come arriva! Con un’iniziativa editoriale di grande impatto, un’uscita da quasi 400 pagine, con tanto di allegati e storie a tema.
È la celebrazione meritata per un fenomeno di costume diffuso che ha attraversato (e per certi versi rivoluzionato) quasi mezzo secolo di Storia – non solo editoriale – italiana. La cover di Cavazzano, con Topolino che “salta sul mondo” in completo da gran gala è il riassunto iconografico perfetto di questo concetto.
Se oggi aspettiamo Topolino 3000 con curiosità e trepidazione è anche perché ricordiamo bene cosa successe mille numeri prima.

L’impeto letterario

Nel 1994 le pagine del Topo vivono anche un fermento meta-culturale non indifferente. Le parodie in costume (L’importanza di chiamarsi Papernesto, il già citato Zorro di Nino Russo e Francesco Guerrini) si alternano a puntate della serie I mercoledì di Pippo e alle serate in pompa magna del Teatro Alambrah, cominciate l’anno precedente per merito della strepitosa coppia di primi della classe (per lo meno sul registro dell’appello) Francesco Artibani-Lello Arena, senza contare i poetici racconti attorno al fuoco di un gigantesco Rodolfo Cimino. Vengono chiamati in causa classici della letteratura, del teatro, fiabe e poesie.

racconti attorno al fuoco nonna papera cimino cavazzano
Non è un Topolino bravo solo a raccontare il proprio tempo, dunque, ma una testata capace di spaziare lungo assi temporali e culturali che rendono ogni numero una piccola sorpresa in sé. Con quel tocco di “malizia anticipatoria”, che alla fine di ogni numero lascia intendere qualcosa del successivo: un’azione di marketing intelligente e delicata, come le chiusure di alcune serie tv odierne.

Il direttore «alto alcuni metri»

È Fausto Vitaliano a definirlo così, nella posta del Pk Team. Ed effettivamente, in quanto a statura editoriale, Paolo Cavaglione riesce persino a superare i suoi 198 centimetri segnati sulla carta d’identità.
Il 1994 è l’anno in cui, dopo la buona parentesi Capelli, si insedia saldo al timone uno dei più grandi direttori che la Disney Italia abbia mai avuto. Fino al 1999 siede alla guida di quasi tutte le principali testate disneyane e non può essere un mero caso che, in concomitanza con il suo avvicendamento, si sia iniziata ad avvertire una rilevante crisi editoriale.
Certo, le cause e i motivi sono sicuramente vasti e non spiegabili in poche righe, tuttavia rileggere quel nome, nelle ultime pagine degli albi, suona bene, suona rassicurante. Come quello di un vecchio zio che non vedi più tanto spesso, ma ricordi ancora con affetto e una puntina di nostalgia.

 

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