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Era l'estate dell'89

Creato il 09 luglio 2011 da Mcnab75
Era l'estate dell'89

Estate dell'89, tanto per citarne una.

Avevo 14 anni, un'età che quando la vivi ti fa schifo e che poi rimpiangi fin quando campi.

Prima o seconda superiore, non ricordo bene, dovrei fare i conti ma non ne ho voglia (mi comprenderete, lo so).

Era l'ultimo anno – o quasi – della Guerra Fredda, l'ultimo dei mitici '80 che mentre li vivevi non sapevi quanto lo fossero (mitici), anche se il tempo, rispetto a oggi, sembrava dilatato, più largo, più clemente.

Fateci caso: quando si cresce, d'estate ci si trova in un lampo da giugno a settembre ed è quasi un sollievo, perché questa stagione vuol dire solo caldo, afa, countdown alla striminzita settimana di vacanze, che poi immancabilmente passa tra file infinite in aeroporto e chiassosi turisti che ti fanno vergognare di essere italiano. E così il tempo si contrae, forse per dar modo alla mente di preservarsi dalla noia, dallo stress, dalla domanda che bussa nella tua testa: “Ma è tutto qui?”

Domande, certo, che a 14 anni manco si sognano.

 

Che poi, voi dite estate. Oggi a 14 anni quasi tutti i ragazzi vanno già in vacanza da soli, a provare tutte le posizioni del Kamasutra esistenti. Mica come noi, che o si andava al mare coi genitori o si stava a casa coi nonni, in un beffardo anelito di libertà e indipendenza.

Però, pur senza spiaggia, senza precoci evoluzioni sessuali, senza vestiti firmati o cellulari di ultima generazione, ci si divertiva eccome. Non so voi, ma da queste parti l'armamentario della tipica giornata estiva era l'immancabile bicicletta (tranne chi – fortunello – già si era fatto regalare il primo motorino, poi subito truccato), un po' di moneta in tasca per passare qualche oretta attaccati ai videogiochi del bar, la VHS del film horror registrato la notte prima, con l'aggiunta magari di una mezz'oretta di Colpo Grosso giusto per completare il nastro.

Comunque Notte Horror, da sola, definiva in modo compiuto l'intera stagione, non ci sono storie. Iniziava a giugno e finiva ai primi di settembre, proponendoci due ore settimanali di perturbante di qualità. Centoventi minuti (pubblicità compresa) che ci regalavano quei brividi che il Mondo Reale ci ha fatto poi dimenticare col tempo, tra bollette da pagare, fidanzate psicopatiche e tristi mietitrici che bussano alla porta di casa.

 

Un'altra cosa immancabile erano le “esplorazioni” delle case abbandonate, che qui da me erano tre, di cui due belle grosse. Inutile dire che al limite si trattava del rifugio di qualche tossico, ma a noi sembravano gli stessi terribili, meravigliosi luoghi in cui Ash affrontava i demoni di Kandar, o in cui Dracula trasformava in vampiri le sue discinte mogli. C'è da dire che, rispetto agli anni precedenti, le case abbandonate dell'estate '89 rivelavano un altro aspetto interessante, vale a dire la miniera di giornaletti zozzi puntualmente abbandonati sul posto, e che non potevano che incuriosire degli adolescenti in pieno sviluppo.

Ora di quelle case due non esistono può, abbattute e riconvertite in villette a schiera vendute a suon di mutui, mentre la terza è ancora lì, e chissà se qualcuno ci entra ancora. Forse i ragazzini del giorno d'oggi sono troppo fighetti per giocare agli esploratori. O forse mi piace pensarla così perché a 35 sto già invecchiando.

 

L'estate del 1989 è stata anche quella in cui passammo da Dungeons & Dragons ad Advanced Dungeons & Dragons. «E 'sti cazzi no?», direte voi. Ok, stiamo parlando di giochi di ruolo, che però ai tempi erano una cosa dannatamente seria per me e per il mio gruppetto di incalliti role players del week end. E poi come credete che abbia imparato a leggere in inglese? Non certo grazie a qualche professore annoiato e incazzoso. I giochi di ruolo hanno fatto il grosso del lavoro, specialmente AD&D. Ed è anche stato dannatamente divertente.

 

Inutile dire che ai tempi non c'era Internet, che i cellulari erano qualcosa che si vedeva solo nella serie classica di Star Trek, e che se volevi contattare qualcuno, che ne so, in Inghilterra, dovevi scrivere una lettera a mano e aspettare quasi un mese per avere risposta.

Sarei ipocrita se dicessi che rimpiango la dis-connessione di quegli anni ma, col senno di poi, la Rete mi sembra davvero l'unica cosa buona guadagnata nel cambio. Non ne farei mai a meno, anzi, ci siamo arrivati pur sempre troppo tardi. Ma tutto il resto? Beh, lo rimpiango. Inutile sottolineare che è il fantasma delle estati passate che parla, perché è naturale idealizzare la gioventù, anche se magari ai tempi smadonnavi per i problemi a scuola e non vedevi l'ora di compiere 18 anni per guidare, per avere dei soldi tuoi, magari per andartene da casa.

Però, boh, erano le mie estati, e non me la ricordo per niente brutte, anzi. E allora ho voluto omaggiarle così, con questo post un po' inutile e un po' nostalgico, proprio come è a volte la vita: un po' inutile e un po' nostalgica.


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