Più ancora che le immagini delle devastazioni e dei corpi sfranti, spezzati, aperti, esposti a marcire nella terra di nessuno, distesi nel fango o impigliati nel filo spinato, a mettere a disagio nel corso della lettura è la mancanza totale di senso degli ordini, dei comandi, delle direttive degli ufficiali e degli stati maggiori. Quell’insensatezza è un vuoto nel quale i soldati si perdono, fisicamente, moralmente e psichicamente; è qualcosa che impregna l’aria, già ammorbata di putrefazione. Saltano tutti i punti di riferimento: si odiano i propri superiori e si arriva a gioire della loro agonia (Gennaio 1916); si stringe un patto di non aggressione con un soldato dell’esercito nemico, sperando di scampare agli orrori della prima linea e alla fucilazione per tradimento (29 Agosto 1914); e si uccidono civili che il nemico usa come scudo umano, al comando di ufficiali che sembrano orgogliosi di rifiutare qualsiasi gesto di umanità e di intelligenza (12 Ottobre 1916).
Nelle tavole di questo vero e proprio pamphlet, tutto è rovina e distruzione e nessuno spazio è lasciato alla speranza: nelle tavole, tutto è grigio, la luce debole, fredda. I soldati sono accerchiati, perché su di loro piovono sia i proiettili del nemico sia quelli del proprio esercito e proprio il fuoco amico li dichiara carne da macello,
Eseguite su tutti i fronti, queste stragi fratricide dettero adito alla lettura della prima guerra mondale come doppia guerra: da una parte guerra fra nazioni, che seguiva logiche diplomatiche, economiche e geopolitiche; dall’altra guerra fra classi, condotta dalle classi dirigenti contro le classi inferiori, per stroncare qualsiasi progetto di equità sociale promosso dalle forze socialiste e dal movimento operaio, che alla fine risultarono le grandi sconfitte dalla guerra per il fallimento della visione internazionalista che implicava il rifiuto della guerra, e che crollò sotto la chiamata alle armi [1] .
In Era la Guerra delle Trincee, Tardi racconta storie impregnate da un senso di oppressione, che deriva dal fatto che i protagonisti sono ridotti allo stato di cavie, che pure si ingegnano a trovare una strada che li conduca fuori dal labirinto delle trincee e che li riporti a casa. La loro è un’illusione, una velleità: non hanno alcuna possibilità di uscire, nessuna possibilità di sopravvivere,
Per i condannati nelle trincee ogni momento, ogni gesto può annunciare la morte.
Il tempo è uniforme, sempre uguale a se stesso, perché nelle trincee esiste solo la paura della morte, attaccata agli uomini come i pidocchi.
E lo spazio è omogeneo, perché la morte è in ogni luogo e non esiste rifugio che offra speranza né strada che consenta di fuggire dal fronte e tornare a casa, se non l’autolesionismo estremo: spararsi addosso e sperare di non essere uccisi dalla cancrena; o ricevere una “ferita fortunata” (Gennaio 1918).
È per trasmettere il senso di questo tempo immobile, che Tardi monta gli episodi, come tiene a chiarire nella sua introduzione, secondo “una successione non cronologica”: possiamo scambiarli fra loro, ma niente cambia, non emerge alcun significato né alcun senso.
Dal punto di vista grafico, Tardi rende l’uniformità temporale utilizzando in tutte le tavole, con l’eccezione del primo episodio, peraltro scritto e pubblicato molto prima degli altri, una medesima griglia di tre vignette lunghe, la cui orizzontalità consente di mettere in mostra
Scrive l’autore nell’introduzione al volume che ciò che ha inteso narrare sono “circostanze vissute da uomini manipolati e incastrati” e quello che ha inteso creare è “un unico, gigantesco e anonimo grido di agonia”.
Per questo i racconti sono pura cronaca, senza alcuna analisi né riflessione e per questo, pur ispirandosi a racconti e testimonianze, Tardi ha evitato di raccontare memorie e ha piuttosto costruito i racconti in modo da stimolare il massimo dell’indignazione verso la guerra. “Ho evitato i fatti storici in senso stretto”, scrive ancora, “perché sono stati già da tempo analizzati da studiosi, o ancora meglio raccontati da testimoni”.
Per Tardi, uno degli interrogativi centrali riguardo la Prima Guerra Mondiale è come “quegli uomini abbiano potuto sopportare tutto quello, per tutti quegli anni” e, cercando di capirlo, ha continuato a scrivere di quegli eventi nei due volumi di Putain de Guerre!, pubblicati in Francia presso Casterman nel 2008 [2] .
La scrittura di vicende di ordinaria morte e ordinario dolore insensato, che in alcuni casi accetta di essere didascalica (in fondo si tratta di racconti morali), rende Era la Gerra delle Trincee una lettura da affrontare con la piena consapevolezza degli obiettivi dell’autore.
Tardi non offre né analisi né ipotesi di alcun tipo, ma solo una carrellata di orrori. Al termine, l’unica materia su cui forse il lettore può aver imparato qualcosa è la deformazione che l’animo umano subisce in simili situazioni.
Abbiamo parlato di:
Era la Guerra delle Trincee
Jacques Tardi
Traduzione di Stefano Visinoni
Edizioni BD, 2012
128 pagine, cartonato, bianco e nero – 14,00 €
ISBN: 9788861238992
Note:
- Per una panoramica della storiografia sulle cause della Prima Guerra Mondiale, un buon punto di partenza è James Joll, Le origini della Prima Guerra Mondiale, Laterza. [↩]
- Leggi l’intervista ospitata sul sito di Casterman: bd.casterman.com/articles_detail.cfm?ID=553 [↩]
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