In questo documentario è possibile conoscere, per sommi capi, il fenomeno brigatista che ha insanguinato l'Italia a cavallo tra gli anni 70 e 80. In particolare le interviste riguardano Prospero Gallinari, Valerio Morucci e Raffaele Fiore. Il primo, figura di spicco all'interno delle BR, è stato catturato nel 1979; condannato all'ergastolo - per le sue responsabilità nel caso Moro- dal 1994 al 2007 ha ottenuto una sospensione della pena per motivi di salute. Attualmente si trova ai domiciliari. Durante gli anni di prigionia Gallinari non collabora con i magistrati, anzi continua a prendere parte all'analisi politica delle Brigate Rosse rivendicando fino all'ultimo la propria appartenenza al movimento rivoluzionario. Valerio Morucci, soprannominato Matteo, arrestato nel 1979, viene condannato a vari ergastoli. Rilasciato nel 1994 si occupa di informatica. Morucci fu tra coloro che, in cambio di riduzioni di pena, si dissociarono formalmente dalla causa delle BR, chiarendo con la propria testimonianza gli eventi criminali a cui aveva preso parte pur senza contribuire alla cattura di altri brigatisti. In via Fani ha sparato sulla scorta di Moro e durante il sequesto è stato il postino delle Brigate Rosse. Raffaele Fiore viene catturato sempre nel 1979 e condannato all'ergastolo. In via Fani ha sparato sulla scorta di Moro, anche se il suo mitra si è inceppato quasi subito. Non si è mai pentito e dal 1997 gode della libertà condizionale, confermata nel 2007. La sua storia di brigatista è stata descritta da Aldo Grandi in una pubblicazione edita da Rizzoli nel 2007. Di lui parla ampiamente Roberto Peci nel suo memoriale e il ritratto che ne emerge non depone a favore di Fiore, definito "grezzo, di scarsa intelligenza, poco incline ai rapporti umani e poco propenso all'igiene".
In questo documentario è possibile conoscere, per sommi capi, il fenomeno brigatista che ha insanguinato l'Italia a cavallo tra gli anni 70 e 80. In particolare le interviste riguardano Prospero Gallinari, Valerio Morucci e Raffaele Fiore. Il primo, figura di spicco all'interno delle BR, è stato catturato nel 1979; condannato all'ergastolo - per le sue responsabilità nel caso Moro- dal 1994 al 2007 ha ottenuto una sospensione della pena per motivi di salute. Attualmente si trova ai domiciliari. Durante gli anni di prigionia Gallinari non collabora con i magistrati, anzi continua a prendere parte all'analisi politica delle Brigate Rosse rivendicando fino all'ultimo la propria appartenenza al movimento rivoluzionario. Valerio Morucci, soprannominato Matteo, arrestato nel 1979, viene condannato a vari ergastoli. Rilasciato nel 1994 si occupa di informatica. Morucci fu tra coloro che, in cambio di riduzioni di pena, si dissociarono formalmente dalla causa delle BR, chiarendo con la propria testimonianza gli eventi criminali a cui aveva preso parte pur senza contribuire alla cattura di altri brigatisti. In via Fani ha sparato sulla scorta di Moro e durante il sequesto è stato il postino delle Brigate Rosse. Raffaele Fiore viene catturato sempre nel 1979 e condannato all'ergastolo. In via Fani ha sparato sulla scorta di Moro, anche se il suo mitra si è inceppato quasi subito. Non si è mai pentito e dal 1997 gode della libertà condizionale, confermata nel 2007. La sua storia di brigatista è stata descritta da Aldo Grandi in una pubblicazione edita da Rizzoli nel 2007. Di lui parla ampiamente Roberto Peci nel suo memoriale e il ritratto che ne emerge non depone a favore di Fiore, definito "grezzo, di scarsa intelligenza, poco incline ai rapporti umani e poco propenso all'igiene".
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