I papiri hanno reso possibile curare e studiare l’edizione dei testi non pervenuti tramite i manoscritti medievali.
La biblioteca in cui furono ritrovati i rotoli di papiro era situata all’interno della villa dei Pisoni dal nome del proprietario Lucio Calpurnio Pisone che la fece costruire e grazie oll’opera filosofica di Filodemo di Gadara che, con la creazione della biblioteca, fece di Ercolano il maggior centro di diffusione di filosofia greca. Filodemo portò difatti con sé dalla Grecia un nutrito gruppo di scritti di Epicuro e dei suoi seguaci. A differenza degli epicurei che ricercavano la felicità attraverso la conoscenza ed il sapere, Filodemo si avvicina anche alla poesia.
Divenne un personaggio illustre nella società romana grazie al suo fondo librario: noto ad Orazio, a Virgilio dedicò alcuni suoi scritti, e suo interlocutore fu anche Lucrezio. L’importanza del suo fondo librario è testimoniata oltre dalla gran quantità di scritti che poi arsero con l’eruzione vesuviana del 79 d.C. ma dal fatto che la raccolta incrementò anche dopo la sua morte. Tra i rotoli di papiro fu infatti decifrato il “De bello Actiaco” di Lucio Vario Rufo sulla guerra di Marco Antonio e Cleopatra contro Augusto.
La villa dei papiri che tratteremo nel prossimo”capitolo” era una meravigliosa residenza sul mare. Un lungo portico che che abbracciava una natatio, ossia l’odierna piscina, ospitava statue e busti di filososfi, tra questi Epicuro, del suo successore nella cura del Giardino, Ermarco di Mitilene, e di Metrodoro di Lampsaco, che insieme con Polieno furono collaboratori di Epicuro e della sua dottrina. Le opere sono ora visibili al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Come già detto, la villa doveva essere di proprietà della famiglia di Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, console nel 58 a.C., protettore di Filodemo e avversario di Cicerone. La villa dei papiri è difatti anche nota coma villa dei Pisoni.
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