Oggi Erika De Nardo è ufficialmente libera. Ha finito di scontare la pena che le era stata inflitta (16 anni di carcere) per aver ucciso nel febbraio 2001 a Novi Ligure la mamma, Susi Cassini, e il fratellino, Gianluca. resterà, probabilmente, in una delle comunità di don Antonio Mazzi dove già ha trascorso l’ultima parte della condanna.
Pochi giorni fa Gente ha pubblicato questo articolo che analizza una lettera scritta da Erika De Nardo a Omar Favaro. Eccolo:
“Ciao Omar, ti rispondo dopo aver visto e letto quello che tu sei. Non ho la più pallida idea come tu faccia ad avere tutta questa fama e popolarità”. Sono parole dure quelle usate da Erika De Nardo per rispondere a Omar Favaro, che intervistato in esclusiva da Gente nel numero 48 si era rivolto alla ragazza dicendole: «Voglio incontrarti, voglio sapere perché mi odi tanto». La clamorosa intervista di Gente a Omar, ripresa da Tv e giornali, contiene un accorato appello a Erika: «È venuto il momento che tu mi dica, guardandomi negli occhi, perché hai tutto questo odio nei miei confronti. E perché abbiamo fatto ciò che abbiamo fatto. Perché quel maledetto 21 febbraio 2001 abbiamo ucciso tua madre e il tuo fratellino».
Dopo la pubblicazione dell’intervista a Omar, la redazione di Gente è stata contattata da un’ ex detenuta del carcere femminile di Brescia che, dopo la scarcerazione, è rimasta in rapporti di amicizia con Erika. Francesca Canali ha spiegato alla redazione che la De Nardo avrebbe voluto rispondere a Omar Favaro con una lettera. La risposta di Erika è dura, secca: brevi frasi che non ammettono replica. Nella sua lettera affidata a Francesca Casali, accusa Omar di aver voluto dare pubblicità alla sua visita al cimitero di Novi Ligure, dove riposano Susi Cassini e Gianluca De Nardo. Favaro ha raccontato di essersi recato al cimitero il 2 novembre scorso, ma di essersi allontanato dopo essere stato riconosciuto: «Ho pregato molto», ha detto, «ma quel giorno al cimitero c’era molta gente e qualcuno mi ha riconosciuto, ero molto agitato. Vorrei tornare presto sulle loro tombe per continuare a pregare».
Erika parla poi di due lettere ricevute in carcere e inviate da Omar tramite una sua ex fidanzata: lettere lunghe, che contengono anche molte foto di Omar. La giovane invita Omar a smetterla di costruire “teatrini”.
Le parole della ragazza, nella lettera che qui pubblichiamo, si fanno sempre più dure, drastiche, definitive. Omar si dovrebbe vergognare, dice Erika. Che adesso non vuole parlargli perché altrimenti pronuncerebbe, continua, soltanto parole cariche di veleno. E conclude con un appello, accorato quanto quello rivolto a lei da Omar attraverso Gente: non deve permettersi di parlare del rapporto che lei aveva con sua mamma. Ma soprattutto Erika chiede a Omar di vivere la sua vita. Senza cercarla, senza parlare di lei. Magari dimenticandola.
Chissà se i due ex fidanzati, ora adulti, si vedranno mai più: avevano soltanto 16 e 17 anni quando vennero arrestati il 23 febbraio 2001 con l’accusa di aver assassinato, due giorni prima, nella casa di famiglia di Novi Ligure, la mamma e il fratellino della ragazza, Susi Cassini, 48 anni, e Gianluca De Nardo, undicenne. Furono giudicati dal Tribunale dei minori: Omar venne condannato a 14 anni di carcere, Erika a 16.
Subito dopo l’arresto, i due iniziarono a gettarsi addosso la responsabilità degli omicidi. In realtà il reparto di Parma dei Ris dei carabinieri accertò che entrambi avevano partecipato in eguale misura al delitto. In carcere Erika e Omar sono stati seguiti da psichiatri ed entrambi oggi dicono di essere persone completamente diverse da allora.
Omar è già tornato in libertà e a chi lo ha incontrato ha raccontato del suo tentativo di vivere una nuova vita, di trovare un lavoro per costruire una famiglia assieme alla sua fidanzata, Deborah. Una volta uscito di prigione, ha iniziato a lavorare nel bar dei genitori. Ha poi smesso, quando è stato riconosciuto, per evitare problemi alla sua famiglia. «Il fatto», dice oggi, «è che ora non sto trovando lavoro. Spero che le cose cambino, voglio costruire una famiglia con Deborah». Erika, nel carcere di Brescia, si è laureata in Lingua e Letteratura italiana. Negli ultimi mesi di detenzione è stata affidata alla comunità Exodus di don Antonio Mazzi.
Adesso, dopo dieci anni, sono tornati a parlarsi anche se solamente a distanza. «Non vedo Erika da tanto tempo, non so che cosa proverò nel vederla», ha detto Omar Favaro. «L’ho odiata a lungo, poi ho capito che quell’odio non avrebbe mai risolto nulla. Ora è lei a rivelare di odiare me. E pensare che in carcere mi aveva chiesto di perdonarla per ciò che era successo».