Nel rapporto elaborato nei giorni scorsi dal Dipartimento di Stato USA sulla “libertà religiosa” nel mondo, l’Eritrea è stata riconfermata nella lista che comprende i paesi peggiori, insieme ad Arabia Saudita, Myanmar, Cina, Iran, Corea del Nord, Sudan, Turkmenistan e (per la prima volta) Uzbekistan.
Oltre alle pressioni statunitensi, il Governo di Asmara deve far fronte alle critiche provenienti da quel variegato mondo della sinistra “umanitaria” impegnata a difendere più i diritti dell’individuo che quelli dei popoli nel loro complesso, ma riesce a mettere d’accordo ex comunisti e liberali milanesi (Manfredi Palmeri) che ne hanno recentemente chiesto l’esclusione dall’Expo (insieme a quella dell’India …).
Il “regime eritreo”, in quanto sgradito all’establishment atlantista, viene infatti accusato di perseguitare politicamente i propri cittadini e di costringerli ad emigrare; in realtà, solo poche settimane fa, migliaia di eritrei si sono ritrovati per una grande festa di tre giorni al Parco Nord di Bologna senza alcun problema.
Se è vero che qualche sparuta contestazione c’è stata, questa sembra più riconducibile ad elementi dell’alta borghesia eritrea, oggi in rotta con il Governo di Asmara, che al proletariato affamato e ribelle.
Molto più saggiamente, dopo il totale disastro libico provocato dagli stessi critici di cui sopra (sinistra “umanitaria”, liberali e atlantisti), il Governo italiano tramite il Viceministro degli Esteri Lapo Pistelli, ha incontrato il Presidente eritreo Isaias Afewerki, per affrontare insieme le questioni migratorie e del traffico di uomini conseguente.
Esattamente come il Governo Berlusconi faceva, altrettanto opportunamente, con l’ex capo libico Gheddafi, sia per ragioni di sicurezza sia per assicurarsi vantaggi economici.
Ora, sperando che questi accorgimenti diplomatici del Governo di Roma non siano il preludio ad un’altra “bancarotta” come quella registrata a Tripoli per colpa di Washington, Parigi e Londra (e per la subordinazione italiana a queste tre capitali), bisogna brevemente ricordare alcune cose.
Innanzitutto l’Eritrea si trova sottoposta ad un assurdo embargo dell’ONU (astenuti Russia e Cina) dopo essere uscita dalla guerra difensiva con l’Etiopia (che cercava uno sbocco al mare); eppure quest’ultima, insieme a Kenya ed Uganda, continua imperterrita ad invadere i paesi vicini come la Somalia senza riceve sanzioni di alcun tipo: è evidente la strumentalità della condanna ad Asmara.
In secondo luogo l’Eritrea, il cui unico crimine pare essere quello di non aver voluto concedere una base militare agli Stati Uniti (1), da sempre interessati al controllo geopolitico di un’area che si estende fino agli strategici Sudan ed Egitto, è comunque un paese ricco di risorse naturali (metalli, minerali preziosi) e con possibilità di investimenti nel settore ittico, turistico, agricolo e delle infrastrutture.
E’ altrettanto evidente l’interesse dell’Italia, nazione storicamente legata all’Eritrea, a tutelare e a sviluppare ulteriori accordi politici e commerciali con quel paese, ignorando l’ipocrisia di buona parte della Comunità Internazionale.
Magazine Cultura
Eritrea e italia: un partenariato possibile e alternativo?
Creato il 02 agosto 2014 da Eurasia @eurasiarivistaPossono interessarti anche questi articoli :
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