Mai riconoscimento, a mio parere, giunge così a proposito come questo della cittadinanza onoraria che il Consiglio comunale di Torino ha conferito ad Ernesto Olivero, fondatore del SERMING.
Esso è divenuto realtà il 7 marzo scorso sulla base di una mozione del consigliere Antonello Angeleri, accolta dal Consiglio all'unanimità.
La notizia riempie di gioia tutti coloro che hanno sempre affiancato, da vicino e da lontano, con stima ed affetto nel suo impegno continuativo ed indefesso Ernesto Olivero che, da uomo "qualunque", nell'accezione più positiva del termine ,è riuscito a realizzare un'opera veramente grande e inimmaginabile in quello spazio (ex-arsenale militare) ,che a Torino è noto oggi come l'Arsenale della Pace.
Parliamo del quartiere torinese di Borgo Dora. Un contesto per altro, senz'ombra di dubbio, difficile.
Olivero è un uomo semplice ed affabile(metà piemontese e metà campano) ma di grande fede. Una fede concreta, che nasce dal suo incontro personale quotidiano con il Gesù dei Vangeli, che vuol dire aver compreso attraverso la"Parola" , incisa nella mente e nel cuore,l'importanza di saper andare, nelle più disparate occasioni, incontro all'altro, saperlo accogliere e trattarlo da vero fratello.
E' quello che poi si è fatto e si continua a fare al SERMING con immigrati, ex-detenuti, persone diversamente abili, giovani in gravi difficoltà.
Se poi si volesse contabilizzare l'operato di Olivero e dei suoi volontari e collaboratori(ma contano i frutti raccolti dopo la semina e questi ci sono), bisogna dire che dagli anni '80 ad oggi sono state svolte oltre 20 milioni di ore di volontariato e sono state effettuate un centinaio di missioni di PACE in tutto il mondo.
Sono state inoltre distribuite migliaia di tonnellate di medicinali, alimenti, vestiti e attrezzature per le popolazioni più bisognose.
Ernesto Olivero è un uomo di fede ma concreto(ex funzionario di banca) e sa bene che la carità, il dono, non è fatto di belle parole, convegni, meeting.
Scendere nelle piazze e parlare alla gente è importante ma, molto di più, lo è rimboccarsi le maniche, sporcarsi le mani, andare.
E lui e i suoi lo hanno fatto e lo fanno tutt'oggi.
Molto interessante per chi volesse avere un'idea della persona di Ernesto Olivero, sopratutto del suo taglio ecumenico nell'affrontare i grossi e drammatici problemi del nostro tempo ,legati anche alle grandi religioni, che spesso dividono anzicché unire l'umanità, si legga , ad esempio,"PER UNA CHIESA SCALZA", la sua ultima fatica in materia di scrittura e divulgazione del messaggio cristiano.
Un cristianesimo, quello del "nostro", veramente a misura di laico.Fuori dalle sacrestie e lontano dagli incensi e dal luccichìo dei paramenti delle grandi celebrazioni.
Grazie,Ernesto!
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)