Jean-Auguste-Dominique Ingres, la grande odalisca
Spesso mi sono trovato a divagare nell'arte che ha caratterizzato il Secolo Lungo. Devo ammettere che il XIX secolo è uno di quei periodi della storia dell'arte che più mi affascinano. Secolo caratterizzato dalla politica, dal sentimento romantico, dallo storicismo, dal vapore delle prime locomotive, dal lavoro in fabbrica, dalla Belle Epoque. Ha dato vita a movimenti come quello dei Macchiaioli, il Simbolismo, l'Art Nouveau, l'Impressionismo. Un Secolo Lungo di progresso e modernità. Parigi e Londra sono le due metropoli che muovono la vita sociale-politica-artistica del vecchio continente e l'Italia continua ad essere fonte di ispirazione, d'imitazione, di ammirazione.Ma un' altra passione serpeggia nel XIX secolo. Il cosiddetto "Retour d'Egypte", una fascinazione nei confronti delle popolazioni del sud del Mediterreaneo, dovuta in parte alla trasformazione dell'Impero Ottomano in un governo sostanzialmente tollerante e aperto a ogni commercio e in parte all'avventura di Napoleone e del suo nemico Nelson. Anche se questa moda e voglia di viaggio in Oriente era già ben stabilita dalle riprese di decorazione a Roma nell'ultimo trentennio del Settecento e Mozart aveva riportato alla moda Iside e Osiride con il Flauto magico. Torna di moda quindi anche il gusto per tutto il mondo islamico ottomano e Gioacchino Rossini mette in scena alla Scala Il turco in Italia nel 1814 e compone Maometto II nel 1820.Henri Matisse, odalisca in pantaloni rossi
L'esotismo diventa uno dei temi principali per la fuga dalla realtà concreta, nella quale la rivoluzione industriale la porta a vivere la sua formidabile evoluzione. Fumare un sigaro e immaginare l'odalisca divenne aspirazione quotidiana. Ne dà un ottimo esempio Ingres, con il suo dipinto del 1814 nel quale riassume la sua passione per Raffaello e i cenci che l'artista italiano metteva in testa alle sue modelle, mescolando il pathos estetico con la pulsione per le carni nude che l'evocazione dell'odalisca immancabilmente provocava. L'immaginario urbano parigino era rimasto molto colpito dalla figura femminile che stava allo scalino più basso della complessa gerarchia dell'harem. Le odalische erano giovani fanciulle vergini che facevano da cameriere ai gradini più alti, quelli delle concubine e infine delle mogli del sultano. Se erano brave a danzare, abili a far musica e graziose nei modi oltre che nelle fattezze fisiche, correvano il rischio di essere notate dal sultano e da lui "onorate" nel talamo! Alcune quindi salivano la scala sociale fino al matrimonio. Per questo motivo genitori di poverelle circasse indirizzavano le più attraenti e dotate delle loro figlie verso questa carriera. E l'odalisca sarà il tema che attraverserà tutto il secolo fino a giungere a Matisse.E in questo dipinto Ingres ci dimostra bene questa passione, dandosi alla libertà d'un corpo lascivo e alll'immancabile narghilè. E non sarà l'unico: penso ad Francesco Hayez, Theodore Chasseriau, Delacroix, Courbet e chi più ne ha più ne metta. Ed il Mediterraneo torna ad essere una sorta d' autostrada della comunicazione tra le varie sponde e le varie culture che vi si affacciano.