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Error imprinting

Da Hombre @LaLineadHombre
Error imprintingCàpita che devo spostare il pupo perché s’è appisolato nel lettone o per depositarlo in bagno per l’ultima pipì. Insomma, se devo prenderlo in collo mentre dorme sodo, succede che mi chiedo, in una deriva paranoica ma nemmeno poi tanto, e se fosse un altro a tirarlo su, uno sconosciuto, lui sarebbe comunque così tranquillo?
C’è un momento, appena percettibile, quando lo alzo per caricarmelo addosso, in cui sento che sta in un limbo dal quale il suo inconscio e il suo sentire non hanno ancora preso posizione verso la mia invadente presenza.
Potrebbe urlare, picchiarmi, staccarmi le orecchie a morsi o scalciare, ma invece accade qualcosa, una piccola cosa della quale io non riesco a focalizzare né il nucleo né i confini, ma sento che accade, ne percepisco la vibrazione. È l’attimo in cui il suo sonar interno scandaglia le mie braccia, il mio corpo e la mia pelle e riconsegna al comando centrale una risposta.
Un esito per niente scontato, elaborato dai suoi ricettori olfattivi (forse), uditivi (forse), e tattili (forse).
Anche se quello che mi piace pensare è che la decisione di mollare gli ormeggi e abbandonarsi al mio abbraccio confortante e sicuro, la decisione di stringermi forte pur non aprendo gli occhi, altro non sia che il moto di un istinto, di un’identità genetica e di una comprensione che va oltre il babbo compagno di giochi e si avvicina con un’iperbole al riconoscimento della propria madre.
Ecco, è quello il momento che riesco a immaginare più vicino a sentirsi mamma.

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