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Primo errore madornale. Il signor procuratore mette su un piatto il presunto assassino e sull’altro il pubblico ministero e la vittima. Per chiarire quanto sconosca i rudimenti del diritto, aggiunge: “il pm non rappresenta se stesso ma la collettività”. Neanche per idea! Il pm è un organo dello Stato, incaricato di esercitare l’azione penale (articolo 112 della Costituzione, questa sconosciuta). Se rappresentasse la collettività, che ci starebbe a fare il giudice? E che ci starebbe a fare l’avvocato difensore, il socio del criminale? Il fatto è che il signor procuratore usa categorie del tutto sbagliate, più adatte alla santa inquisizione che non al nostro diritto, difatti la giustizia s’amministra in nome del popolo, ma nessuno lo rappresenta, in aula: il pm incarna la volontà punitiva dello Stato, il difensore il diritto a difendersi davanti ad un giudice terzo e quest’ultimo, autonomamente, forma un suo libero convincimento ed emette sentenza. In nome del popolo italiano, tutelato dal meccanismo. In quanto alla vittima, neanche quella è rappresentata dal pm, quindi l’idea di mettersi nel suo stesso piatto è abominevole. Il procuratore che dice: “la magistratura che rappresenta Yara”, è in stato confusionale. Tanto è vero che nella fase successiva, processuale, la vittima, o chi ne ha titolo, può costituirsi parte civile (che non è l’aiutante del pm).Secondo errore madornale. Al buon Meroni preme che il peso del pm sia maggiore di quello del cittadino presunto criminale, e così disegnando dimostra quanto gli sia sfuggita la forma e la sostanza del problema. Il cittadino presunto criminale, secondo la nostra Costituzione e secondo un paio di non secondari trattati internazionali, è un presunto innocente. Capisco che durante gli studi il Meroni disegnava, ma s’è distratto un po’ troppo. Nonostante il cittadino sia un presunto innocente, nel corso delle indagini preliminari la forza della procura sarà sempre, sproporzionatamente maggiore della sua. La procura ha mezzi, personale, il potere di chiedere intercettazioni, indagini, perquisizioni e arresti. Il cittadino è nudo. Non c’è modo che le cose cambino, sarà sempre così. Ma è al passaggio successivo che la bilancia deve tornare in equilibrio: davanti ad un giudice terzo accusa e difesa devono essere sullo stesso piano, con pari poteri, con la prova che si forma in aula. Per questo i due (accusa e giudice) non devono essere colleghi, come non lo sono in nessun Paese civile del mondo.Sono scandalizzato dal fatto che si possa giungere ad essere procuratori senza possedere i basilari, che si possa avere il potere che quel signore ha, pensandosi “rappresentante della collettività”, supponendo che (in democrazia) lo si diventi per concorso. Ciò la dice lunga su come è stato selezionato il personale, così come dimostra la bancarotta delle cattedre, che mai e poi mai avrebbero dovuto far passare una roba simile. Ciò, infine, dice che non basta riformare la giustizia, perché si dovrà attendere che a darle vita, quotidianamente, siano donne e uomini culturalmente attrezzati.
www.davidegiacalone.itPubblicato da Libero
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