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Esame di coscienza di un blogger...

Da Bruno Corino @CorinoBruno

 ...e da un lato dovrei anch'io festeggiare il mio primo compleanno da blogger, esibire i miei numeri, spegnere almeno una candelina, fare un bilancio, ecc. ecc...
…ma non ne ho proprio voglia, e non perché i quasi 85.000 click sono pochi (conteggiandoci anche il defunto giordanogiordani.ilcannocchiale) o perché gli undicimila visitatori unici in meno di un anno non valgano una candelina, ma semplicemente perché sono deludenti i risultati prefissati non i numeri da esibire. In altri termini, avrei voluto avere meno numeri e più Oude o Silvan Silver con i quali confrontarmi e discutere, più qualità meno quantità. Naturalmente, quando ho iniziato questa avventura ero completamente a digiuno di questo mondo, ignoravo che al mondo esistessero milioni di blogs, dove si trova di tutto. Avevo bisogno di un mezzo per far conoscere le cose che scrivevo o per far sapere la mia opinione su un determinato problema; avevo insomma bisogno e urgenza di dover comunicare e confrontarmi con altri al di fuori della mia cerchia amicale, non volevo più tenere i miei scritti chiusi in un cassetto. Cercavo in internet riviste online per proporre di ospitare qualche mia ricerca, qualche poesia o racconto. Ed è così che ho deciso di sfruttare questa opportunità.
…il fatto è che non sapevo come funziona questo medium, o meglio non avevo piena contezza dei suoi limiti. Per fare degli esempi, perché mai qualcuno dovrebbe interessarsi alla mia analisi sul perché la sinistra in Italia è minoritaria, o sull’incidenza che l’elettore indeciso ha sull’esito elettorale? Perché mai dovrebbe leggere le mie analisi sul berlusconismo, o interessarsi alle mie riflessioni sul Risorgimento? Perché mai dovrebbe prendere in esame le mie considerazioni sulla letteratura, sulla crisi del romanzo? La questione autoriale non è affatto trascurabile, ma soprattutto non lo è il medium: il medesimo contenuto espresso da contesti mediatici diversi assume valori diversi. Per fare un esempio semplice, la stessa poesia letta su un blog o letta su una rivista letteraria non ha lo stesso valore. Nel secondo caso, vuol dire che c’è stato un filtro selettivo, nel primo caso invece che non c’è alcun filtro. Il lettore consapevole di questo filtro attribuisce un valore diverso alla poesia edita sulla rivista rispetto a quella letta sul blog. Praticamente è come se stampassi a mie spese cento copie di un libro e andassi poi ad offrirle a porta a porta a degli “sconosciuti”. E, come è noto, poesie o racconti pubblicati in questa maniera, non vengono affatto presi in considerazioni; c’è una diffidenza di base, proprio perché si sa che il medium è accessibile a chiunque. L’unica cosa positiva che il medium offre è quella di poter dire a qualcuno, interessato alle cose che scrivi, “vai a leggerle sul blog”, anziché spedirgliele via e-mail (come facevo un tempo). È sempre per questa ragione che ho sospeso di “postare” i miei scritti sull’etoanalisi in questo blog. Ad un certo punto ho capito che non serviva a un bel nulla. In un arco di tempo di quasi un anno non c’è stato nessun “esperto” a farmi una visita. E, d’altronde, perché mai avrebbe dovuto farlo? Teorie bislacche o aberranti ne circolano a bizzeffe nella rete. Perché mai la mia doveva essere presa in seria considerazione? Tanto valeva sospenderla. Vedete come torna sempre la questione autoriale? L’Autorialità dipende dall’autorevolezza dell’autore, e tale autorevolezza è data dal prestigio e dalla notorietà che un determinato autore ha acquistato nell’ambito del suo campo di studi.
…insomma, su per giù, sono queste le ragioni, esposte bene esposte male, poco importa, che mi inducono a dire, da un altro lato, che non ho nulla da festeggiare come blogger, che il difetto di comunicazione sta nel medium che ho scelto, e che, oltre al blog, c’è bisogno di trovare altri canali per poter comunicare e continuare a confrontarsi…
Silvan Silver mi scrive:
Caro Corino, di là non mi mette i commenti, così posto qui. Buon compleanno alla sua attività di blogger. Che dire? I blog mi ricordano quei negozietti allestiti con gli oggetti recuperati dalle cantine e dalle soffitte, gli scheletri nell'armadio delle persone più disparate: dentro c'è di tutto, ma di solito si entra per curiosità, raramente si compra qualcosa. Qualche bel brano, tracce sparse di sensibilità, un bel brano musicale, una riflessione: commenti vari, bello, grazie, arrivederci. Io credo che si debba tenere un blog perché si è convinti che serva a qualcosa e non può che essere un'interpretazione soggettiva, questa: personalmente ho trovato interessante quasi sempre ciò che scrivevi; l'etoanalisi continua a lasciarmi perplessa. A livello generale, non so che credibilità abbia un blog, proprio perché ci scrivono persone diverse e non è detto che siano persone serie: ne attribuisco di più a chi ci mette il nome e la faccia, di solito lo fanno perché sono parecchio convinte e credono in quello che scrivono e hanno una "tracciabilità" di iniziative intraprese che ha dato loro una risonanza. Molti dei bloggers del Cannocchiale cercano solo un pubblico e, attraverso quello, una legittimazione che non riescono a darsi per conto loro, temo. In quel caso il blog è solo un rifugio all'insicurezza personale: nulla da eccepire, ma servono più a loro che ad altri, come sfogo personale. Io il blog l'ho sempre visto come un luogo virtuale di incontro e di scambio: a distanza di mesi, non ho cambiato idea.
Mi stavo ascoltando questo brano, lo condivido: buon compleblog.
http://www.youtube.com/watch?v=CWMtvfrZO2k&feature=related


 


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