Uno degli esami non invasivi in gravidanza che rappresenta un importante passo avanti per la medicina prenatale è l’analisi del DNA fetale. Si tratta di un esame del sangue il cui obiettivo è quello di misurare il DNA fetale circolante nel sangue materno, per individuare la probabilità di rischio che il feto sia affetto da una anomalia cromosomica.
Il DNA fetale libero circolante nel sangue materno viene analizzato per mezzo di un semplice prelievo del sangue della madre: questo test rappresenta una delle ultime scoperte della medicina prenatale, ed anche una delle meno rischiose, in quanto l’esame viene effettuato per mezzo di un semplice prelievo, indolore sia per la mamma che per il feto. Non è, quindi, un esame rischioso ma offre un’elevata attendibilità.
Il test del DNA fetale serve a monitorare, con tecniche sempre più mirate, la presenza di trisomie più comuni, come la trisomia 18, la trisomia 21 ed altre anomalie cromosomiche: a differenza di esami invasivi come amniocentesi e villocentesi, questo test non offre una risposta positiva o negativa, ma garantisce una certezza in merito alla probabilità che il feto possa soffrire di queste anomalie.
Di recente, alcune ricerche effettuate presso il King’s College di Londra hanno fatto emergere un dato importante in merito al test del DNA fetale: l’esame può rilevare la probabilità di trisomie con un tasso di falsi positivi tra lo 0,1% e il 3,4%
È un esame non invasivo, non comporta rischi per la gestante o il feto, ed è utilizzato a livello internazionale da circa 3 anni: in Italia, questo esame viene eseguito da circa un anno, e la sua precisione (del 99.9% per Sindrome di Down), lo rende oggi uno dei più affidabili e sicuri test di diagnosi prenatale.