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Esce 'sogni di vetro' di mariangela camocardi

Creato il 18 luglio 2011 da Francy

ATTENZIONE, GIVEAWAY. TRA CHI COMMENTERA' QUESTO POST ENTRO SABATO 23 LUGLIO, VERRA' ESTRATTA UNA COPIA DEL ROMANZO. 

ESCE 'SOGNI DI VETRO' DI MARIANGELA CAMOCARDI

Non c'è che dire, bella la cover!


SOGNI DI VETROCasa Editrice:Leggereditore
Pagine: 288
Prezzo: 8,00 €
Data di pubblicazione: 21 Luglio

Sinossi Quando una ragazza si presenta alla sua porta, sostenendo di aspettare un figlio da lui, il barone Vito Giordani rimane esterrefatto. È fermamente convinto di non aver mai incontrato la ragazza, tantomeno di essersi intrattenuto con lei. Chi è mai questa affascinante sconosciuta che dice di chiamarsi Virginia?

Vito sospetta che si tratti di una ricattatrice. Purtroppo l’orgoglio e la presunzione lo portano lontano dalla verità: la ragazza non è in cerca di soldi, ma è mossa da un sentimento sincero, quello che ogni donna vorrebbe poter seguire senza esitazioni. E per questo Virginia scompare senza lasciare traccia, spinta da un coraggio che solo le grandi eroine sanno tirare fuori. Determinato a ritrovarla, Vito si lancia in una ricerca che lo porterà a mettere in discussione tutte le sue convinzioni, fino a provare sulla propria pelle le emozioni più profonde. Soltanto così riuscirà a scalfire le sue difese e ad avvicinarsi a una donna che gli insegnerà cosa sia vivere e amare davvero fino in fondo.
 
In questa prova, uno dei grandi classici del romance italiano, Mariangela Camocardi fa emergere le sue doti di abile narratrice di intramontabili romanzi storici.
 

ESCE 'SOGNI DI VETRO' DI MARIANGELA CAMOCARDI

Mariangela Camocardi,alla presentazione de La vita che ho sognato a Milano

Ancora una volta, The Camocardi Touch. 

Due chiacchere in amicizia con la Queen.Credo che Mariangela Camocardi debba essere molto orgogliosa di se stessa quest'anno. E' stata tra le autrici della bella antologia  Mondadori sui 150 d'Italia - Amori sull'Ali Dorate; ha visto finalmente un suo contemporaneo, La Vita che Ho Sognato (edizioni Mondolibri), raggiungere gli scaffali delle librerie, e con grande successo. Infine - ma l'anno non è ancora terminato! e poi vi spiegherò il perché - avrà la  grande soddisfazione di vedere a luglio  in libreria un altro suo romanzo, uno storico di qualche anno fa, Sogni di vetro, per i tipi di Leggereditore.
Un'altra grande emozione, Mariangela?
Prima di tutto grazie a LMBR:una premessa del genere è già emozione. Poi, ovviamente, sono al settimo cielo perchè vedere i miei romanzi sugli scaffali di libreria era un'aspirazione che accarezzavo da anni, Sogni di vetro,in particolare, il che mi suscita un'immensa gioia.       Mariangela, Sogni di Vetro è uscito per la prima volta per I Romanzi Mondadori nel 1998, e poi è stato rieditato nel 2005. A sei anni di distanza, è stata necessaria un 'ulteriore revisione del romanzo? Il testo, escluso qualche parola qui e là che andava sistemata, è rimasto lo stesso. Come mai la cosa non mi stupisce? E' per il Camocardi Touch,che fa vivere ogni romanzo in un mondo a sè, unico e intoccabile. Che posto occupa nella tua carriera e nel tuo cuore questo romanzo?Sogni di vetro è uno di quei romanzi che nascono da subito speciali, e che rubano il cuore persino alla sua autrice. Svetta in testa alla classifica dei romanzi che amo di più, e per la cui stesura ho impiegato anni. Non era mai adeguato alle mie  aspettative e  ho continuato a riscriverlo finchè ho ritenuto che fosse proprio come lo volevo io.  Riconosco che mi ha ripagato con enormi soddisfazioni: le precedenti edizioni sono andate a ruba e ho ricevuto moltissimi apprezzamenti da parte delle lettrici.     Ma è vero che Vito e Virginia sono i tuoi protagonisti preferiti?A dire la verità tra i miei preferiti ci sono anche Valentina e Luca di Tempesta d'amore, nonchè Cora Lovati, Berenice e Drake del Talismano della dea. Ma forse è ingiusto limitarsi a questi gruppetto, dato che adoro tutti i protagonisti dei miei romanzi, con i quali ho condiviso sentimenti, traversie e ancor più lieti the end.

ESCE 'SOGNI DI VETRO' DI MARIANGELA CAMOCARDI

La cover dell'edizione 2005

Cosa fa dei tuoi romanzi degli evergreen, a parte il fatto che - e faccio anche la rima -  sei la Queen?Bella domanda, Vivi! Francamente non so cosa risponderti, se non che chi legge i miei libri percepisce la passione che ho dentro per questo mestiere. Quando scrivo dimentico tutto ciò che mi circonda e sono lì con loro, i miei personaggi, vivo i loro stati d'animo e ne sono così partecipe che arrivo a commuovermi, come è capitato nella scena finale del racconto risorgimentale: ero con i Mille e Calatafimi e vedevo il Tricolore sventolare su quel campo di battaglia, come non esultare, emozionarmi, con loro? Ti ho rivolto la domanda precedente perchè non credo sia casuale che Leggereditore, tra tanti romanzi inediti  pubblicati di recente, abbia scelto un tuo romanzo del 1998. Ma so che c'è anche un progetto per un nuovo titolo...Sergio Fanucci sostiene che un bel romanzo non muore mai e lo ringrazio per aver stabilito che Sogni di vetro rientra in tale categoeria: è gratificante che un editore del livello di Fanucci  abbia apprezzato la mia opera. Quando mi ha telefonato per dirmi che me lo pubblicava per la libreria, la notte successiva non ho dormito e ho saltellato di felicità per almeno tre giorni. Quanto al progetto cui accenni, sì, a Sogni di Vetro seguirà un inedito su cui sto lavorando. Uscirà nel nuovo anno. Sempre che sopravviviamo alle previsoni dei Maya, ovviamente.     
Ovviamente, Mariangela (e tocchiamo ferro). Per concludere lasciami svelare alle amiche della nostra biblioteca che per fine anno uscirà un altro tuo romanzo (ancora top secret), per IRM: sarà il romanzo numero 25, con il quale festeggerai il tuo venticinquesimo anniversario di scrittrice, le nozze d'argento con la penna, insomma. CONGRATULAZIONI!!!                                                           Il booktrailer, che bello!




E infine, solo per le lettrici di Biblioteca Romantica, ecco il primo capitolo (molto coinvolgente) di Sogni di Vetro. Grazie a Mariangela Camocardi e a Leggereditore per questa chicca. Enjoy!
ESCE 'SOGNI DI VETRO' DI MARIANGELA CAMOCARDI
Non dimenticate di lasciare le vostre impressioni, e ricordate che tra coloro che commenteranno ci sarà la fortunata vincitrice di una copia del romanzo! (seguiremo come sempre l'estrazione del lotto, di sabato 23 luglio) 


Campagna lombardaOttobre 1885

ESCE 'SOGNI DI VETRO' DI MARIANGELA CAMOCARDI

La cover originale

Gli occhi blu della giovane donna si velarono di preoccupazione quando si posarono sull’imponente dimora dei Giordani. Si ergeva solida oltre il viale, e benché si fosse aspettata qualcosa di simile, nulla l’aveva in realtà preparata all’impatto che le stava suscitando. Timore, speranza e disagio si alterarono sul suo viso espressivo in un mutevole gioco di emozioni contrastanti, tradendo l’ansia spasmodica che le annodava lo stomaco.Già vista dall’esterno la casa era un’armonia di linee che lasciava immaginare saloni luminosi, divani soffici e caminetti che tenevano l’inverno e il suo gelo fuori dalle finestre esposte al sole e schermate da tendaggi che difendevano l’intimità di chi vi abitava. Quelle mura parlavano di ricchezza, di agi e di lusso, il che rendeva Virginia, ancora ferma sul cancello socchiuso, penosamente consapevole del suo abituccio di stoffa scadente, dei suoi logori stivaletti, delle sue mani sciupate. La sua povertà strideva davanti a quella costruzione che si stagliava splendida sullo sfondo del cielo sereno. Una leggera brezza mitigava la calura quasi estiva di quella giornata autunnale, scompigliando i flessuosi rami di alcuni salici che abbellivano l’ampio giardino.Quella specie di rocca, e l’impressionante estensione di campi che, al di là del muro di cinta, si perdeva a vista d’occhio fino a fondersi con l’orizzonte, apparteneva al barone Giordani, l’uomo che era venuta a cercare. Pensando al motivo che l’aveva condotta lì, Virginia sentì dilagare lo sgomento e provò l’impulso di girare sui tacchi, fuggendo il più lontano possibile. Ma scappare non era una soluzione, purtroppo. C’erano in gioco altre esistenze ed era sopravvissuta a prove ben più dure nei suoi diciassette anni di vita: avrebbe affrontato a testa alta anche questa.Vincendo la propria riluttanza, chiamò a raccolta tutto il suo coraggio e s’incamminò verso la scalinata d’ingresso, stupendosi di non scorgere in giro alcun segno di presenza umana. Il luogo sembrava disabitato, pensò, giungendo indisturbata fino alla massiccia porta a due battenti, sulla quale riluceva un batacchio d’ottone artisticamente scolpito.Stava per bussare allorché una voce autoritaria l’apostrofò seccamente — Cercate qualcuno?Trasalendo, Virginia si voltò di scatto a guardare la donna che era silenziosamente comparsa alle sue spalle, cogliendola di sorpresa.— Questa è l’entrata riservata ai padroni — continuò la sconosciuta scrutandola con diffidenza. — Per i fornitori e la servitù c’è un accesso posteriore.— Ma io... — Virginia tacque, conscia che chiunque dall’aspetto l’avrebbe scambiata per una domestica, quindi non poteva biasimarla per essere caduta nell’equivoco. Le lanciò un’occhiata intimidita, cercando di capire chi fosse quella signora alta e sottile, con folti capelli grigi raccolti in un sobrio chignon. Non c’era nessuna concessione alla frivolezza femminile nell’abito di foggia austera che indossava, e che rendeva ancora più scarna e severa la sua figura.Abbozzò un sorriso di circostanza, che non venne ricambiato. C’era, nell’atteggiamento della donna, qualcosa che la induceva a non avanzare oltre: si frapponeva adesso tra lei e il portone, come una sentinella che vigilava su un territorio inviolabile i cui confini, senza esplicito invito, non potevano essere varcati. Non era brutta, si disse la giovane osservandola, ma l’espressione arcigna, che doveva esserle congeniale, scavando profonde rughe attorno alla bocca conferiva al suo volto qualcosa di scostante, di altezzoso, accentuato dai gelidi occhi scuri e dal mento proteso, volitivo come quello di un uomo.— Chi cercate, dunque?Sconcertata dal suo tono ostile, Virginia balbetto: — Il... il barone Vito Giordani.L’altra le rivolse uno sguardo inquisitorio. — E che cosa volete da mio figlio? Se cercate lavoro, vi informo che il nostro personale è al completo.Lei trattenne una risposta pungente, sforzandosi di non reagire a quei modi villani e ingiustificati. — Desidero parlare con lui, signora — si limitò a precisare con calma.— E non potete dire a me?— Temo proprio di no. Ciò che devo comunicargli è strettamente privato. — Virginia fece una pausa, tenendo a bada il panico e fronteggiando con fermezza quella sorta di virago che le sbarrava il passo con la cieca ostinazione di un mastino da guardia. — È indispensabile che io conferisca con Vito — insistette. — Immediatamente. Volete farmi la cortesia di avvertirlo del mio arrivo?Elda Giordani parve farsi più circospetta nel sentire nominare il figlio così confidenzialmente, senza la deferenza che gli era dovuta. — È nelle scuderie — disse scorbutica. — Una delle giumente sta per figliare e dubito che si allontani dalla cavalla finché il travaglio non sarà finito.— Allora attenderò qui il suo rientro — ribadì Virginia, altrettanto risoluta.La donna s’irrigidì, mentre esaminava con aperta disapprovazione la visitatrice, a partire dalle scarpette spelacchiate fino ai lunghi capelli neri, semplicemente legati con un nastrino sulla nuca. Era evidente che ciò che vedeva non era di suo gusto, e non si curò di nascondere il disprezzo per quell’insolente che osava darle degli ordini, come se stesse rivolgendosi a una serva. Tuttavia riconosceva la determinazione altrui, quando l’aveva davanti, e comprese che quella che animava la sconosciuta era pari alla sua. Non se ne sarebbe andata, la smorfiosa, era ovvio. Tanto valeva chiamare Vito e liquidare in fretta quella seccatura.— Se è così urgente — cedette di malavoglia — lo pregherò di concedervi qualche minuto. Non muovetevi di lì! — le intimò prima di andarsene, come se la credesse capace di intrufolarsi in casa di soppiatto.Lei annuì mortificata a quella schiena ossuta che si allontanava e, per ingannare l’attesa, prese a bighellonare nel giardino. La quieta, riposante bellezza del luogo attenuò l’avvilimento suscitato dalla scortesia con cui era stata ricevuta, distraendola dall’oppressione dell’imminente incontro con l’uomo che...— Volevate parlare con me?La gonna frusciò nel brusco movimento che Virginia fece girandosi verso di lui, e una sorta di singulto le salì in gola nel rivederlo dopo tutte quelle settimane. Il sole strappava riflessi dorati ai suoi capelli color del grano maturo, e il sorriso gli addolciva i lineamenti maschi e incisivi, belli da togliere il fiato. Gli occhi ambrati, simili a topazi, la sbirciavano incuriositi attraverso le spesse ciglia nere.Le mani ficcate nelle tasche dei calzoni da equitazione, la pelle che spiccava abbronzata contro la camicia candida, Vito era di nuovo davanti a lei, ancora più attraente di come lo ricordava. La madre gli stava accanto, covandoselo con occhi adoranti e palesemente intenzionata a non perdersi neanche una virgola di quanto sarebbe stato detto.Virginia la fissò esasperata e il barone, intercettando quell’occhiata, congedò Elda con un gesto sbrigativo e imperioso. Sebbene restia, la baronessa se ne andò senza discutere, inalberando un’aria indispettita che strappò un sogghigno al figlio, prima che riportasse l’attenzione sulla giovane.— Ditemi — la sollecitò. — Siamo soli, ora.Più che dal suo tono impersonale, Virginia rimase interdetta dall’inspiegabile comportamento di lui. La trattava come un’estranea, il che era veramente assurdo.— Siamo rimasti in rapporti così formali, Vito? — farfugliò disorientata.La perplessità che affiorò sulla sua faccia era indiscutibilmente genuina. La studiò per un lungo momento, poi allargò le braccia in una mossa di aperta resa. — Ci conosciamo? — indagò confuso.— Sicuro che ci conosciamo! — sbottò lei, stupefatta. — E se questo è uno scherzo, sappi che non lo trovo divertente!L’uomo si strinse nelle spalle mentre la passava nuovamente in rassegna. “Mai vista in precedenza” si disse. Gli balenò però il sospetto che fosse un furbo espediente per spillargli quattrini. La miseria spingeva molte persone alla sua porta, e quella ragazzina era davvero male in arnese, a giudicare dagli straccetti che portava. “Chi mai poteva essere?” Una servetta incontrata durante una serata allegra con gli amici e che, insoddisfatta della ricompensa avuta per le proprie prestazioni sessuali, ora tentava di estorcergli altro denaro? Un fugace sorriso gli scoprì i denti bianchissimi. Era incredibile, la sfacciataggine di certe donnine! Decise tuttavia di stare al suo gioco, quale che fosse, per appurare fino a che punto si sarebbe avventurata quell’intraprendente mocciosa. L’inventiva femminile non smetteva mai di sorprenderlo, e quella di lei lo stuzzicava parecchio.— Sicché — riprese, percorrendo a occhi socchiusi le snelle curve della giovane — ci conosciamo...— Ci puoi giurare — garantì lei bellicosa, squadrandolo sdegnata.Lui incrociò pigramente le braccia sul petto. — Se è così, non è strano che mi sfugga il tuo nome? — osservò con aria sorniona, spiando la sua reazione. Non fu quella che si era atteso, perché la vide impallidire e stringere convulsamente i pugni.— Buon Dio, Vito! — proruppe stridula. — Sono incinta di tuo figlio e hai addirittura dimenticato come mi chiamo?Seguì un ammutolito silenzio, poi l’uomo si scosse a fatica dallo shock e, artigliandole il polso, l’attirò brutalmente a sé. Ogni traccia di umorismo era sparita dal suo volto, sostituita da una rabbia che gli scuriva pericolosamente gli occhi. — Forse ho frainteso — sibilò.— Hai capito benissimo, invece!— Davvero? — dominando l’indignazione, le scoccò un’occhiata di ammonimento. — Be’, la commedia è durata anche troppo, per quel che mi riguarda. Chi accidenti sei, si può sapere?— Continui a fingere, pretendendo che ti ragguagli io sulla mia identità? — insorse lei con piglio battagliero. — Come puoi chiedermelo dopo quello che c’è stato tra noi?— Dopo... dopo quello che c’è stato tra noi? — ripeté il barone sbigottito. Benché tentasse disperatamente di farlo, stentava a raccapezzarsi. — E che diamine c’è stato tra noi?Lei lo guardò inviperita e schiuse le labbra per ribattere, ma venne assalita da un violento fiotto di nausea che la fece ripiegare su se stessa e, portandosi una mano allo stomaco, bisbigliò umiliata — Credo... credo di stare per sentirmi male...Giordani masticò una sonora imprecazione e si affrettò a sostenerla. Mentre lei, respirando profondamente, cercava di riaversi dal malore, l’uomo rimuginava incollerito sulle parole prive di senso che quella sconosciuta aveva pronunciato. A suo parere si era imbattuto in una squilibrata che lo aveva preso di mira a chissà quale scopo. Forse voleva ricattarlo... Reprimendo l’impazienza di chiarire quell’inquietante mistero, la guardò accigliato. — Passa? — domandò in tono asciutto.Virginia si raddrizzò e annuì.— Bene, allora vogliamo accomodarci dentro? Noi due dobbiamo scambiare due chiacchiere a tu per tu, ragazzina. Subito!Lei approvò con un debole cenno del capo, seguendolo senza fiatare su per la scalinata.

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