Resoconto delle osservazioni botaniche tra Schiavi di Abruzzo, Castiglione M. Marino, Montazzoli e Monteferrante
Partiamo da Celenza sul Trigno di buon mattino e, superata Torrebruna, facciamo una prima tappa in contrada Valloni, pochi metri prima del bivio di Schiavi d’Abruzzo.
Subito ci immergiamo nel bosco di faggi e cerri seguendo un sentiero sulla destra e, dopo poco, scopriamo un mare di Epipactis, bellissime orchidee spontanee abbastanza comuni in questo periodo dell’anno. Tra le specie più interessanti, oltre all’Elleborina comune (Epipactis helleborine), presente anche con la subspecie latina, scopriamo la rara Elleborina di Mueller (Epipactis muelleri) che per la prima volta abbiamo avuto il piacere di osservare nel nostro territorio. Dopo aver fotografato il tutto, riprendiamo l’auto e continuiamo il percorso diretti a Castiglione Messer Marino. Dopo una sosta al paese per la gustosa pizza del forno locale (a prezzi davvero popolari) e un buon caffè, continuiamo in direzione della Selva Grande di Castiglione Messer Marino. Non possiamo far a meno di notare la superba fioritura di Digitale bruna (Digitalis ferruginea), delle altre specie di Digitale (Digitalis lutea, Digitalis micrantha) e di monumentali verbaschi che fanno bella mostra ai lati della strada.
Aconito di Lamarck fotografato nella Selva Grande di Castiglione M. Marino
Lasciata l’auto nei pressi della chiesetta di S. Maria del Monte , sulla sinistra ci inoltriamo nella faggeta dove spiccano imponenti esemplari di Abete bianco (Abies alba). Decidiamo di risalire il letto asciutto di un torrente presente sulla sinistra della strada principale. Subito la vegetazione si infittisce notevolmente ed il letto del torrente in secca lascia affiorare belle argille scagliose e multicolori. Qui abbiamo potuto ammirare interessanti esemplari di Uva di volpe (Paris quadrifolia), di Speronella lacerata (Delphinium fissum), di Belladonna (Atropa belladonna), di Tasso (Taxus baccata) e del raro Aconito di Lamarck (Aconitum lycoctonum), tutte specie tra le più velenose della flora italiana. Ci sorprendono piacevolmente anche enormi esemplari di Campanula maggiore (Campanula latifolia). Prima di raggiungere la vetta più alta del vastese, il Monte Castel Fraiano (1415 m), paghi delle nostre belle osservazioni, decidiamo di tornare sui nostri passi per recuperare l’auto ed esplorare altre zone non ancora da noi visitate.
Superato il Rifugio del cinghiale, rinomato ristorante, proseguiamo lungo la stradia sterrata che costeggia numerosissime pale eoliche, unica forte stonatura del superbo paesaggio. Dopo aver superato un piccolo valico, sulla sinistra il paesaggio si apre verso la Vallata del Sangro, e si scorgono da vicino i paesi di Roio del Sangro, Giuliopoli e Rosello. La strada attraversa un’estesa faggeta meritevole di una sosta.
Digitale bruna
Ai lati della strada abbiamo potuto osservare numerosi esemplari del poco comune Evonimo maggiore (Euonymus latifolius). Si tratta d una specie estremamente interessante ed importante nell’alto vastese, e specialmente tra Torrebruna, Schiavi, Fraine (verso le sorgenti fiume Treste) è una specie relativamente facile da incontrare, a differenza di monte altre l0calità d’Abruzzo dove la specie non è affatto comune. Tali popolazioni, quindi, andrebbero attentamente studiate e valorizzate, in quanto si tratta certamente di una delle specie di maggiore valore presenti nel vastese.
Sempre in questo tratto di bosco abbiamo osservato il Sigillo di Salomone (Polygonatum odoratum), altra interessante specie botanica individuata per la prima volta nel nostro territorio. Sicuramente torneremo in questa località per approfondire la sua interessante flora spontanea.
Elleborina di Mueller fotografata nell’Alto Vastese
Proseguendo il percorso, poco dopo incontriamo uno spuntone roccioso sul lato sinistro della strada a picco sulla vallata del Sangro. Decidiamo di scalarlo. L’impresa sembrava facile ma, abbiamo impiegato almeno mezz’ora per raggiungere la vetta, avventurandoci tra profonde fenditure nella roccia e ripide pareti. Ma ne è valsa la pena! Dalla cima si gode di una vista davvero spettacolare e privilegiata sulla Majella, sulla Vallata del Sangro e in particolare su Villa Santa Maria e sul lago di Bomba, da qui visibile in tutta la sua estensione.
Ripresa la strada principale, ora tutta in discesa, il paesaggio si apre tra vaste radure fiorite alternate a cespuglieti (a Rosa sp, Rubus sp), faggete e cerrete e dopo pochi chilometri giunge nel bellissimo paese di Monteferrante. Qui è d’obbligo un giro panoramico per ammirare l’antico e ben conservato centro storico medievale del piccolo paese (140 abitanti) e sorseggiare la sua famosa acqua minerale! Riprendiamo, poco dopo, la strada principale verso Pietraferrazzana.
Percorsi circa 3 km, prendiamo la scorciatoia per Montazzoli, segnalata da un poco visbile cartello sulla destra e che ci riporta in direzione di Castiglione Messer Marino e Schiavi d’Abruzzo. Poco prima di arrivare al bivio di Montazzoli, seguiamo sulla destra l’indicazione per la località di “Lago Negro”, che sale verso l’omonimo Monte di Lago Negro (1350 m).
Uva di volpe
All’inizio incontriamo prevalentemente cerri, poi sulla sinistra troviamo numerosi esemplari di conifere e, soprattutto di Ontano napoletano (Alnus cordata). Salendo la vegetazione cambia. Nella faggeta ci colpiscono i numerosi e grandi esemplari di Agrifoglio (Ilex aquifolium) e Tasso (Taxus bacata), tra i più grandi visti nell’area. Nel bosco vegetano anche numerosi esemplari di Ruscolo maggiore (Ruscus hypoglossum), altra specie interessante e non comune in Abruzzo. Dopo circa 2 km la strada all’interno della faggeta diventa piana e s’incontrano vari piccoli ruscelli che portano abbondante acqua anche in piena estate. Qui incontriamo un’area pic-nic e una bella fontana con acqua limpida e freschissima. Poco oltre la strada diviene sterrata e si apre su una vasta radura, punteggiata da cespuglieti a ginepro comune, salici, pruni e varie altre specie. Quest’area costituisce l’invaso un tempo occupato dal lago Negro, scomparso in seguito a una grande frana avvenuta nel 1957 che ne ha causato il completo svuotamento.
Elleborina purpurea, una specie molto rara in Italia scoperta nel vastese. Foto di Daniele Mauro
Ritorniamo, infine, sui nostri passi e riprendiamo la strada asfaltata in senso contrario. E qui dopo poco, sul margine della strada all’interno della faggeta facciamo la scoperta più importante della giornata: 2 esemplari della rarissima Elleborina purpurea”(Epipactis purpurata), orchidea molto rara in tutta Italia e segnalata in pochissime località abruzzesi (Riserva di Rosello, Majella).
A questo punto la giornata di osservazione delle numerose piante rare presenti nell’Alto vastese si chiude con la sempre maggiore consapevolezza della grandissima ricchezza di biodiversità del vastese. Questa area merita ben altra valorizzazione rispetto alle attuali scelte unidirezionali che hanno ridotto questa importante zona a semplice distretto per lo sfruttamento dell’energia eolica.
Le nostre ricerche e l’amore per la nostra terra ci portano a desiderare convintamente un futuro di conservazione e rispetto per la nostra Natura, un’esigenza che purtroppo oggi è scarsamente sentita dai locali.
Da anni sosteniamo che le aree meglio conservate del vastese devono essere protette attraverso la creazione di riserve naturali.
Verrà un tempo in cui finalmente capiremo che il progresso, il benessere, la salute, la ricchezza morale e materiale derivano dalla valorizzazione intelligente dei beni ambientali e non dallo sfruttamento dissennato delle risorse naturali?
Quando capiremo veramente che non abbiamo ereditato il Mondo dai nostri padri ma lo abbiamo preso in prestito dai nostri figli????