La psicologia ci aveva spiegato che quando si mente si mostrano dei segni che possono far capire a un interlocutore attento la presenza di una bugia, al di là di un eventuale allungamento del naso. Per esempio, lo sguardo sfuggente o un’esitazione prima di dare una risposta menzognera.
Bene, cancellate tutto, perché uno studio di un cinese ha rilevato che persone rese consapevoli che lasciavano passare un tempo di latenza prima di rispondere messe in condizione di far pratica per ben 360 volte, alla fine si comportavano in modo identico a chi diceva la verità.
Dunque, chi mente per abitudine, per professione, chi racconta balle senza soluzione di continuità, chi fa promesse irrealizzabili, se è allenato a mentire, tanto per fare un esempio da una ventina d’anni, e quindi si comporta come se dicesse verità inconfutabili, ci fa prendere tutto come fosse oro colato?
Anche se ci dice che ha visto un asino volare o che creerà un milione di posti di lavoro o che sconfiggerà il cancro? Suvvia, l’allenamento alle menzogne non può bastare per essere creduti. O mi sbaglio?