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Esilio di Dante

Creato il 10 marzo 2012 da Marvigar4

dante pelarlini

libro del chiodo

   Il 10 marzo 1302 venne emessa a Firenze la seconda e definitiva condanna nei confronti di Dante Alighieri, già condannato il 27 gennaio precedente per concussione e baratteria. Il podestà di Firenze, Cante Gabrielli, firmò il nuovo provvedimento comminando la pena capitale al poeta, trattenuto a Roma da Bonifacio VIII, per non aver fatto ritorno a Firenze e pagato la multa di ottomila lire secondo quanto stabilito nella prima sentenza. Dante era già stato condannato a non partecipare a vita al governo di Firenze e all’esilio di due anni dalle terre fiorentine, pro bono pacis, ma l’aggravante della contumacia determinò il provvedimento estremo che coinvolse altri tredici guelfi bianchi, invisi al papato, tra cui Ser Petracco Petrarca, padre di Francesco, e esponenti di importanti famiglie fiorentine quali i Gherardini, gli Altoviti e i Falconieri. La sentenza si trova nel famoso Libro del Chiodo o Libro delle condanne delle famiglie ribelli del Comune di Firenze dal 1302 al 1379 detto del Chiodo, conservato nell’Archivio di Stato di Firenze e così definito per il chiodo infisso sull’asse posteriore di legatura, e recita: “si quis predictorum ullo tempore in fortiam dicti comunis [Florentie] perveneri[n]t talis perveniens ingne comburatur sic quod moriatur” (se qualcuno dei predetti in un qualsiasi momento giungerà tra le mura del detto comune di Firenze, tale sopraggiunto sia condannato al rogo così che muoia). La riproduzione in fac-simile del Libro del Chiodo è stata pubblicata, con edizione critica a cura di Francesca Klein, nel 2004 presso i tipi fiorentini delle Edizioni Polistampa.

   Nel Paradiso, la cui stesura è collocata tra il 1316 fino all’anno della morte, 1321, Dante descrisse il suo esilio facendo parlare in sua vece il trisavolo Cacciaguida, perito nella Seconda Crociata al seguito di Corrado III di Svevia (vv. 46-99):

Qual si partio Ipolito d’Atene
per la spietata e perfida noverca,
tal di Fiorenza partir ti convene.  

Questo si vuole e questo già si cerca,
e tosto verrà fatto a chi ciò pensa
là dove Cristo tutto dì si merca.

La colpa seguirà la parte offensa
in grido, come suol; ma la vendetta
fia testimonio al ver che la dispensa.

Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale
che l’arco de lo essilio pria saetta.

Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ’l salir per l’altrui scale.

E quel che più ti graverà le spalle,
sarà la compagnia malvagia e scempia
con la qual tu cadrai in questa valle;

che tutta ingrata, tutta matta ed empia
si farà contr’ a te; ma, poco appresso,
ella, non tu, n’avrà rossa la tempia.

Di sua bestialitate il suo processo
farà la prova; sì ch’a te fia bello
69averti fatta parte per te stesso.

Lo primo tuo refugio e ’l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ’n su la scala porta il santo uccello;

ch’in te avrà sì benigno riguardo,
che del fare e del chieder, tra voi due,
fia primo quel che tra li altri è più tardo.

Con lui vedrai colui che ’mpresso fue,
nascendo, sì da questa stella forte,
che notabili fier l’opere sue.

Non se ne son le genti ancora accorte
per la novella età, ché pur nove anni
son queste rote intorno di lui torte;

ma pria che ’l Guasco l’alto Arrigo inganni,
parran faville de la sua virtute
in non curar d’argento né d’affanni.

Le sue magnificenze conosciute
saranno ancora, sì che ’ suoi nemici
non ne potran tener le lingue mute.

A lui t’aspetta e a’ suoi benefici;
per lui fia trasmutata molta gente,
cambiando condizion ricchi e mendici;

e portera’ne scritto ne la mente
di lui, e nol dirai»; e disse cose
incredibili a quei che fier presente.

Poi giunse: «Figlio, queste son le chiose
di quel che ti fu detto; ecco le ’nsidie
che dietro a pochi giri son nascose.

Non vo’ però ch’a’ tuoi vicini invidie,
poscia che s’infutura la tua vita
vie più là che ’l punir di lor perfidie».

http://www.polistampa.com/asp/sl.asp?id=3530

http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/directories/ViaggiNelTesto/dante/a15.html



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