Esiste l’Inferno? Prevengo un’obiezione: “L’Inferno è sulla Terra: basta visitare un carcere, un ospedale, una caserma, un macello... per constatare che il nostro martoriato pianeta è una bolgia”. Tuttavia all’”Inferno sulla Terra” manca un requisito affinché sia un “perfetto” luogo di dannazione: l’interminabilità.
Di solito gli allievi che cominciano a studiare Dante restano sgomenti di fronte ai raffinati contrappassi che il Poeta escogita per i peccatori e soprattutto quando si figurano pene destinate a durare per sempre. Gli adolescenti, che di solito ignorano le tenaglie del male, ritengono la dannazione eterna sia un’idea inammissibile, frutto di una mente sadica. Quanti spiegano loro che probabilmente l’Alighieri intende i tre regni dell’oltretomba secondo una concezione esoterica, in cui l’Inferno stesso adombra un itinerario che ciascuno di noi deve compiere nelle regioni dell’Ombra!
Non manca, però, chi considera in modo letterale sia la Gehenna dantesca sia l’Inferno della religione cristiana e del credo islamico. Un’esigenza di giustizia induce a ritenere che i malvagi impenitenti dovranno pagare il fio con una punizione destinata a non finire mai, anzi a divenire ancora più atroce dopo il Giudizio universale.
Alcuni, sulla scorta di Agostino, pensando che la stragrande maggioranza dell’umanità sia preda del peccato ed irredimibile, immaginano un Paradiso semivuoto e ad un’Ade brulicante di anime dannate. Oggidì molti esponenti del clero tendono a presentare la condizione infernale come uno stato di volontaria separazione dal Creatore.
Esiste l’Inferno? E’ un po’ come chiedersi se esista Dio o il libero arbitrio. Sono quesiti che ci bloccano in una sorta di punto di Lagrange concettuale: qui l’intelletto non riesce a muoversi né in una direzione né in un’altra, senza poter dirimere la vexata quaestio. Non potendo la ragione ottenere un risultato soddisfacente, deve subentrare la fede o la scommessa di Blaise Pascal.
Da un lato, infatti, ripugna la feroce idea di un Inferno senza termine anche per coloro le cui colpe non sono gravissime, dall’altro non è meno raggelante il pensiero che esseri istigati da una cattiveria pura, assoluta (si vedano molti negazionisti ed i massacratori della Vita per citare solo due esempi estremi) possano un giorno anche lontanissimo essere perdonati, in un’apocatastasi di origeniana memoria. Forse queste “anime prave” dovrebbero essere annientate: per costoro, visto l’egocentrismo che li soggioga, è prospettiva senza dubbio spaventosa quanto una condanna infinita.
Non aveva torto l’archeologo e storico Mario Pincherle a chiedersi: “Dove sarebbe la ‘buona novella’ del Cristianesimo? Sarebbe l’annuncio che, se compi anche un solo errore in un’unica vita, sarai precipitato nel ‘lago di zolfo’ per l’eternità?”
Può darsi che l’indagine sul destino oltremondano sia il risultato di un’etica “umana, troppo umana” e che il sublime disegno cosmico trascenda le limitate speculazioni persino dei più alti filosofi e teologi. Nulla si può escludere né in un senso né in un altro.
Certo, se esiste l’Inferno, comunque lo si concepisca, esso ci pare una macula della Creazione, qualcosa che coesisterà (per sempre?) con la Perfezione universale una volta in cui essa sarà conseguita, se ciò mai avverrà. L’ideale sarebbe stato evitare che il male assumesse proporzioni tali da spronare gli uomini ad abbozzare dottrine che tentano sia di spiegare la genesi e la funzione del mysterium iniquitatis sia un suo futuro superamento nelle forme più disparate. E’ evidente, però, che è tardi, troppo tardi.
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APOCALISSI ALIENE: il libro