Alla commissione di laurea, la ventiquattrenne perugina Gaia Vitali, ha esposto una tesi che non è passata certo inosservata.
Il titolo, un po’ provocatorio certo, “L’Innamoramento, una patologia che si può curare” ha lasciato esterrefatti molti degli esimi professori della facoltà di Farmacia di Perugia.
Il nocciolo della sua tesi, al di là della provocazione, è però molto serio. I dubbi e le sofferenze che ognuno di noi vive, o ha vissuto, nella fase della “cotta” rimangono indelebili nella memoria. Le notti insonni e i batticuori, spiega la neodottoressa, non sono per tutti un’esperienza entusiasmante, anzi tutt’altro. Secondo la sua tesi, infatti, l’ormone che provoca tutte le ansie dovute alla prima fase dell’amore, i timori e le aspettative è la Dopamina, lo stesso ormone che si trova alterato nei casi di schizofrenia.
Secondo Gaia, gli scompensi a livello ormonale degli innamorati funzionano a un livello molto più innocuo, ma in maniera simile a quelli degli schizofrenici. La cura proposta sarebbe, insomma, una sorta di insetticida per le farfalle nello stomaco. Cita a sostegno della propria tesi anche alcuni esperimenti legati alle neuro-scienze, allo studio degli ormoni durante il bacio ed evidenzia così come sia possibile “curare” o per lo meno aiutare i casi più traumatici che, nei soggetti deboli, possono condurre allo sconforto più totale e persino alla depressione.
Pare che la neodottoressa Vitali non voglia fermarsi alla provocazione “Si tratta di un argomento che mi piacerebbe approfondire anche in scuole di specializzazione” afferma “Non è un argomento legato a una delusione del passato”.
C’è però da chiedersi se, proteggendoci troppo, non finiremo poi per non sentire più nulla.