Magazine Passione Motori
Il periodo di crisi non sembra affatto passato e ritengo probabile che in un prossimo futuro anche la nostra stessa passione sia destinata a modificarsi sostanzialmente se qualcuno non interviene immediatamente ed in modo adeguato.
Diverse sono le ragioni che stanno letteralmente paralizzando il mercato motociclistico: assicurazioni insostenibili, benzina venduta al prezzo dell'oro, manutenzione dal costo esorbitante per mezzi costruiti con qualità scadente ed economica, viabilità al collasso e, probabilmente, anche l'incapacità di proporre il mezzo giusto per il momento di crisi che stiamo attraversando.
A questi problemi va aggiunta la cronica incapacità di tutta la classe politica italiana che, coinvolta quotidianamente da ignobili e vergognosi scandali, non è assolutamente in grado di adottare misure adeguate per fronteggiare la situazione attuale.
Diverse sono le proposte che mi sento di rivolgere alle case motociclistiche per incentivare l'acquisto dei loro prodotti.
Assicurazioni
L'assicurazione potrebbe essere compresa nell'acquisto del mezzo, magari valida per un anno ed "estendibile", con formule d'acquisto vantaggiose, ai successivi.
Il tema assicurazioni inoltre, dovrebbe essere portato all'attenzione dei (non) governanti in modo tale da bloccare l'escalation dei costi che aumentano, in modo ingiustificato, di anno in anno. Prezzi bloccati per tutti coloro che non provocano incidenti e benefit vantaggiosi per i virtuosi.
Inoltre, proporrei l' obbligo di introdurre un'unica polizza assicurativa, per più motocicli, guidati e posseduti dalla stessa persona. In questo modo si incentiverebbe lo "zoccolo duro" dei motociclisti ad acquistare una seconda moto.
Le case costruttrici potrebbero inoltre accordarsi per creare, a vantaggio di tutti, una società assicurativa sulla falsariga della "Mutuelle des Motards" francese: si tutelerebbero i motociclisti, vero patrimonio delle case, e in questo modo, con nuove formule assicurative, si potrebbe allegerire anche la pressione fiscale sulle famiglie dei nuovi aspiranti motociclisti sempre più presi da passioni meno costose.
Manutenzione
Creare "cartelli di manutenzione" che garantiscano massima trasparenza a coloro che scelgono di rivolgersi ai concessionari ufficiali. Il costo del tagliando è decisamente variabile e spesso (per non dire sempre) soggetto alla "variabile onestà" di coloro che riparano il mezzo.
E' innammissibile chiedere cifre spropositatese per mezzi che non sono riparati adeguatamente. I corsi di formazione per i meccanici dovrebbero essere a costo zero per le concessionarie (intendo spese legate alla permanenza del lavoratore fuori città) e soprattutto OBBLIGATORI, con certificati rilasciati solo dopo il superamento di test adeguati.
Un cartello sui costi da sostenere, non solo in relazione al chilometraggio, sulla falsariga di ciò che accade nel mondo automobilistico, potrebbe creare ulteriore "movimento" intorno alla concessionaria.
Saloni
Il mondo della moto, a differenza di quello automobilistico, gode di saloni "espositivi" che calamitano l'interesse del pubblico quasi tutto l'anno. Perchè non riproporre la stessa idea per le moto? Le 3-4 novità annuali che ogni casa mediamente presenta, potrebbero essere
"distribuite" in due-tre saloni importanti. Una fiera di grandi dimensioni nel mese di aprile-maggio spalancherebbe ufficialmente le porte alla stagione motociclistica, che partirebbe cosi con rinnovata verve nei mesi più fruttuosi (in termini di vendite) dell'anno. La voglia di moto c'è sempre!
Pressione Fiscale
La politica, soprattutto in un periodo come quello attuale, dovrebbe sostenere concretamente le aziende, alleggerendo in modo cospicuo la pressione fiscale, che investono in ricerca e che utilizzano MANODOPERA ITALIANA. Come?
Trovando misure che aiutino a creare una sorta di concorrenza "leale": è facile ad esempio fabbricare un casco in Cina e poi rivenderlo allo stesso prezzo (inevitabilmente più caro) di uno interamente costruito in Italia. Questo tipo di atteggiamento continua a ledere gli imprenditori che investono caparbiamente le loro risorse nei prodotti realizzati nel nostro Paese.
Quello del casco è solo un esempio, ma credo che questo discorso possa essere esteso a tutto il settore motociclistico, con particolare attenzione all'abbigliamento e all'accessoristica. L'idea sarebbe quindi che la cifra corrispondente al risparmio derivante dal "made in Cina" (ma anche Indonesia, Vietnam, Singapore, Taiwan), fosse interamente equiparata a sgravi fiscali per le imprese e/o aiuti o sovvenzioni statali concessi dai governi.
Solo un sogno, per un Paese con un tasso di disoccupazione prossimo al 30%?
Le mie idee sono queste, ma sono curioso di conoscere le vostre! Proponete!
Francè
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